Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1827Tentativo di assalto ai forniI disoccupati della Casa di lavoro tentano un assalto in grande stile ai forni della città. L'azione viene subito stroncata dalla polizia pontificia.dettagli
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1827Primo catalogo della PinacotecaL'ispettore Gaetano Giordani (1800-1873) compila per la prima volta il catalogo delle opere esposte della Pinacoteca Nazionale in via Borgo della Paglia, avvertendo che alcuni lavori giacciono in magazzino. L'elenco copre comunque la quasi totalità del patrimonio: 274 dipinti, la maggior parte dei quali provenienti da chiese, oratori e conventi soppressi. Solo 14 di essi erano dell'Istituto delle Scienze. Le donazioni da privati ammontano a poche unità. Molti dei quadri in deposito finiranno in seguito nella villa legatizia di San Michele in Bosco.dettagli
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1827La collezione Palagi di vasi greciTra il 1827 e il 1843 l'artista bolognese Pelagio Palagi riunisce una importante collezione vascolare, che alla fine conterà quasi 800 pezzi di grande valore. Questo avverrà soprattutto grazie agli antiquari veneziani Pio e Antonio Sanquirico, che gli procureranno vasi figurati provenienti da necropoli dell'Italia meridionale (Ruvo, Canosa, Nola, Capua). Sessanta vasi italici e attici saranno acquistati dal direttore del teatro di Vienna Duport, mentre una ricca raccolta di vasi attici a figure nere e rosse saranno scelti con grande competenza, tra il 1840 e il 1841, dall'archeologo tedesco Edoardo Gerhard, suo consulente a Parigi. Nel 1841, tramite Emilio Braun, segretario dell'Istituto di Corrispondenza archeologica di Roma, Palagi otterrà uno dei pezzi più preziosi della sua collezione: la tazza di Codro, proveniente dagli scavi di Vulci. Gli ultimi vasi della raccolta, che alla morte dell'artista sarà donata al comune di Bologna, giungeranno nel 1843 dalla collezione del nobile inglese Skené.dettagli
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1827L'Acqua di FelsinaPietro Bortolotti (1787-1860), profumiere “sotto il portico delle Scuole di Bologna” , brevetta l'Acqua di Felsina, una sorta di elisir dotato di varie proprietà curative. I bolognesi impegnati nella tradizionale passeggiata si abituano al profumo dell'essenza, che “esce a onde a onde” sotto il Pavaglione. Approvato dalla Commissione di Sanità, il preparato sarà diffuso in vari paesi europei, raggiungendo un “luogo distinto nell'italiana profumeria”. Secondo il suo inventore, che diverrà fornitore della Real Casa, “un piccolo cucchiaio” di essenza, diluito in acqua, cancella le rughe, toglie le macchie dal viso e rende lucida e morbida la pelle. Serve inoltre come dentifricio, deodorante, dopobarba. Spruzzando qualche goccia di Acqua di Felsina sul ferro rovente della stufa si purifica l'aria infetta. Odorandola spesso durante viaggi in paesi malsani si prevengono "i morbi contagiosi o epidemici". Può essere infine utile per calmare le bruciature e le punture di insetti. In Inghilterra, Francia, Germania è creduta "uno dei preservativi" del colera e viene adoperata "per suffumigi". La ricetta passerà agli eredi e questo "vero e unico portentoso medicamento" sarà prodotto a Bologna fino al secondo dopoguerra.dettagli
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1827Una piazza davanti a Palazzo BaciocchiTra il 1824 e il 1827 davanti a Palazzo Baciocchi è ricavato uno spiazzo con la demolizione di alcune case e di una legnaia, utilizzata negli ultimi tempi come caserma, facente parte del convento di S. Domenico. L'idea di aprire una grande piazza - addirittura unita a quella di S. Domenico - risale al XVII secolo, quando il palazzo era di proprietà della famiglia Ranuzzi. La difficoltà di acquistare i terreni e ottenere i permessi aveva però dissuaso più di un discendente. Nel luglio del 1824 il principe Pasquale Felice Baciocchi conte di Compignano ha avviato i lavori, ma per ragioni di economia ha realizzato solo mezza piazza, "operazione disapprovata da tutta la popolazione". Nel 1826 è stata abbattuta la chiesa di S. Bartolomeo - o S. Nicolò delle Vigne - "che interrompeva la linea del prospetto al palazzo" (Guidicini). Dopo l'Unità d'Italia partiranno da quest'area, su iniziativa di Enrico Grabinski, gli sventramenti e le operazioni immobiliari speculative che porteranno alla formazione del quartiere borghese di via Garibaldi e piazza Cavour. In seguito palazzo Baciocchi-Grabinski ospiterà la Corte d'Appello e lo spiazzo prenderà il nome di Piazza dei Tribunali. Dopo la prima guerra mondiale sarà intitolato al consigliere Giulio Giordani (1878-1920), ferito a morte durante l'eccidio di palazzo d'Accursio.dettagli
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1827Le opere di Vincenzo MontiTra il 1821 e il 1828 la Stamperia delle Muse pubblica l'edizione delle Opere del cavalier Vincenzo Monti (1754-1828), in otto volumi rilegati in pelle con fregi in oro. La tipografia, collocata nel Palazzo Vizzani in via Santo Stefano, è di proprietà di Pietro Brighenti (1775-1848), avvocato editore, amico di Giordani e Leopardi. Pochi anni dopo sarà ceduta, a causa di debiti, a Carlo Gamberini. L’edizione delle opere di Monti si rivelerà uno “sventurato affare”. Entro la fine del 1827 i primi sei volumi saranno posti sotto sequestro.dettagli
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1827Nuova camera mortuariaConsiderando sconveniente che una chiesa officiata e frequentata come S. Rocco sia riservata al servizio dei defunti, l'arcivescovo card. Oppizzoni ordina che accanto ad essa o poco distante sia fabbricata una apposita camera di deposito dei cadaveri. Poichè poi la strada è stretta e pericolosa vien fatto levare il terrapieno dal tratto delle mura tra la chiesa e la Porta S. Isaia, colmando la fossa e ottenendo così una strada ampia e sicura per il trasporto in Certosa. L'edificio religioso della cessata Confraternita di S. Rocco in fondo al Pratello è diventato camera mortuaria dopo l'apertura nel 1801 del nuovo cimitero suburbano. Nei primi tempi le salme erano portate in chiesa un'ora dopo il tramonto e contrassegnate con una medaglia al collo. All'alba venivano trasferite in Certosa su carrette a tre scomparti tirate da cavalli. Il servizio religioso era effettuato - come nel cimitero - dai frati Zoccolanti del convento dell'Annunziata. Per assicurare la salubrità necessaria e "allontanare qualunque infezione d'aria" nel locale furono aperti alcuni finestroni e una chiavica.dettagli
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1827La prima società per azioniGaetano Mazzanti e altri due soci costituiscono una società per affari di banca. Il capitale di 13.000 scudi è diviso in 13 azioni. Si tratta della prima società per azioni a Bologna. Mazzanti è il socio accomandatario e dà il nome alla ditta. Oltre a un mensile di 25 scudi, gli spettano un quarto degli utili, mentre gli altri tre quarti vengono ripartiti fra gli altri azionisti.dettagli
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1827L'arte della litografiaLa stamperia Fabri pubblica l'opuscolo di F. Mairet Notizia sull'arte della Litografia ovvero arte di stampare sulla Pietra (1827). Vi si afferma che "l'introduzione di questa bellissima arte in questa città di Bologna, la dobbiamo alle dispendiose cure del signor Carlo Bruera, il quale tuttora la esercita con molto progredimento". Nel 1818 sotto la direzione di Carlo Bruera (1769-1840), erede della fabbrica di carte colorate di Carlo Bertinazzi, vennero stampati due libretti dedicati al Tangram, “Nuovo e Dilettevole Giuoco Chinese”, considerati il primo lavoro litografico a Bologna. Nel 1827 la litografia è ritenuta a Bologna un'arte utile almeno quanto l'incisione. Con essa si fanno carte da visita, piccoli avvisi e soprattutto i ritratti dei cantanti, delle ballerine e degli attori, che in questo modo possono "avere la riproduzione della loro immagine fatta a cura degli ammiratori" (Sorbelli). Tra le stamperie litografiche più celebri vi sono quelle di Cesare Bettini, Guglielmo Thumb, Luigi Aureli, Francesco Casanova e molti altri. Alla fine del secolo la ditta Sauer e Barigazzi si specializzerà in carte geografiche, il Chappuis di via Cartoleria in cartelloni pubblicitari, il Comellini eserciterà la litografia musicale. Faranno "tanto rumore" e avranno grande successo tra Otto e Novecento i giornali umoristici e satirici, "tutti in litografia".dettagli
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1827Antonio Alessandrini fonda la Clinica VeterinariaIn una scuderia della Cà Grande Malvezzi, edificio acquisito di recente dall'Università, viene impiantato lo Stabilimento di Clinica Veterinaria per la pratica degli studenti. E' promossa dal prof. Antonio Alessandrini (1786-1861), dal 1824 titolare della cattedra di Anatomia comparata e Veterinaria e direttore del gabinetto annesso, fondato nel 1807 dal prof. Germano Azzoguidi. Personalità di grande prestigio morale e scientifico, Alessandrini sarà presidente della Società Medico-Chirurgica e dell'Accademia delle Scienze, oltre che membro della Commissione Provinciale di Sanità. Nel 1849 prenderà parte alla Repubblica Romana come Presidente dell’Urbe. In seguito a Bologna, con la carica di Preside della Commissione di Governo, tratterà la resa della città agli Austriaci. Per alcuni anni verrà sospeso dall'insegnamento per le sue idee liberali. Quindi dirigerà la Clinica Veterinaria fino alla morte. Dal 1864 gli succederà il prof. Giovan Battista Ercolani (1817-1883), conte bolognese e già direttore della Scuola di Veterinaria di Torino, che nel 1876 affrancherà la Scuola di veterinaria bolognese dalla facoltà medica, fondando la Scuola Superiore di Medicina Veterinaria.dettagli
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1827L'officina tipografica Dall'Olmo e TiocchiEmidio Dall'Olmo apre a Bologna una officina tipografica e una libreria. Quest'ultima è situata in via Cartoleria, la prima avrà sede dal 1831 in via Valdonica. Durante la rivoluzione liberale, in società con Giuseppe Tiocchi, sarà nominato tipografo della Guardia Nazionale, di cui stamperà manifesti e proclami politici. Curerà inoltre le pubblicazioni dell'Accademia felsinea delle Scienze, tra le quali le Opere edite e inedite di Luigi Galvani. Nel 1834 darà alle stampe I classici e i romantici, uno dei manifesti più importanti della Scuola Classica Romagnola. Nel 1835 Dall'Olmo e Tiocchi pubblicheranno la prima serie della rivista "Prose e poesie inedite o rare di italiani viventi" curata da Pietro Bernabò Silorata, con la produzione letteraria della Scuola Classica Romagnola. Fino al termine dell'attività il catalogo della tipografia verrà arricchito con opere di Carlo Pepoli, Paolo Costa, Salvatore Muzzi e altri protagonisti della cultura bolognese del periodo. La fuoriuscita di Tiocchi dalla società nel 1839 avrà strascichi giudiziari. Nel 1850 Dall'Olmo lascerà il commercio librario, continuando "meschinamente" l'arte tipografica almeno fino al 1852.dettagli
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15 marzo 1827Istruzioni per la censuraIl 15 marzo l'Arcivescovo Oppizzoni emana istruzioni per la revisione dei manoscritti in attesa di stampa. Il compito di esercitare la censura è affidato ai revisori della Curia, i quali, dopo aver letto il testo, concedono l'imprimatur. Da allora il testo non può più essere modificato e non possono essere aggiunte note o appendici. L'autore può far ricorso direttamente all'Arcivescovo contro il rifiuto dell'autorizzazione da parte dei revisori.dettagli
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26 aprile 1827Leopardi di nuovo a BolognaGiacomo Leopardi soggiorna nuovamente a Bologna dal 26 aprile al 20 giugno, prima di recarsi a Firenze, meta del suo viaggio, dove lo attende Pietro Giordani. Alloggia all'albergo (o locanda) della Pace in via Santo Stefano, ricavato nei locali appartenuti all'Ospitaletto di San Biagio, chiuso nel 1798. Ritrova gli amici e va più volte all’Opera, “ma non mai in platea”. Scopre che in città corrono sul suo conto “ciarle” non proprio benevole messe in giro dalla contessa Carniani Malvezzi, con la quale ha avuto in precedenza un rapporto amichevole ed intimo e che ora invece si dimostra con lui “fredda e scostante“. L’essere diventato oggetto di pettegolezzi lo fa infuriare. Con gli amici sfoga amaramente il suo sdegno e la sua delusione. Su di lei userà parole terribili e poche settimane dopo la sua partenza, confesserà in una lettera ad Antonio Papadopoli: “L’altro giorno, incontrandola, voltai la faccia al muro per non vederla”.dettagli
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maggio 1827Acrobati all'Arena del SoleTra la fine di maggio e l'inizio di giugno la Ginnastica Compagnia, diretta da Marco Averino, si esibisce all'Arena del Sole. Tra gli esercizi acrobatici presentati vi sono “Il gran salto della battaglia”, “Il gran viaggio aereo ossia l'ascensione” e “L'uomo incombustibile”.dettagli
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4 maggio 1827Il presidio di tappa austriaco lascia la cittàIl 4 maggio gli ultimi ufficiali austriaci del posto tappa bolognese lasciano la città.dettagli
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8 maggio 1827L'Università ingloba la Cà Grande dei MalvezziCon le rendite della tenuta Torre di Cocceno, assegnata con decreto del 28 giugno 1805 da Napoleone all'Università di Bologna per provvedere all'Orto botanico e ai laboratori scientifici, l'Ateneo allarga la sua sede. Con Rogito dell'8 maggio il Cancelliere Cardinale Arcivescovo Oppizzoni acquista per scudi 16.000 l'antica Cà Grande (o Cà Granda) dei Malvezzi, attigua a Palazzo Poggi, che consente di raddoppiare lo spazio disponibile. Giovan Battista Martinetti progetta il passaggio di comunicazione tra i due fabbricati. Nel nuovo palazzo troveranno sede il Rettorato con la sua Cancelleria e i Collegi. Alcune sale del piano superiore saranno unite al Gabinetto di Anatomia Umana, mentre in una rimessa sarà impiantato lo Stabilimento di Clinica Veterinaria voluto dal prof. Alessandrini. I Malvezzi abitavano fin dal XIII secolo nella parrocchia di San Sigismondo. Nel '400 sulle loro case vecchie Gaspare e Virgilio Malvezzi fecero costruire un palazzo a un solo piano coronato di merli, retto da un lungo portico a quattordici archi, con la facciata scandita da bifore gotiche e eleganti balconcini. Nel Settecento, le vaste sale e le gallerie della Cà Grande si riempirono di paesaggi, fregi e stucchi. Nel 1686 i Malvezzi fecero costruire anche un teatro “tutto di legno”, dotato di quattro ordini di 16 palchi ognuno e aperto al pubblico pagante. Fu dedicato soprattutto al dramma per musica e divenne il preferito dell’aristocrazia bolognese. Vi lavorarono come scenografi “i famosi Bibieni” (Antonio Bibiena e Francesco Galli Bibiena), vi cantò in più occasioni il grande Farinelli. Venne purtroppo distrutto il 19 febbraio 1745 da un terribile incendio.dettagli
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13 maggio 1827Clamoroso fiasco del "Pompeo" di Sampieri al Teatro ComunaleNel cartellone di primavera del Teatro Comunale c'è la messa in scena della Semiramide, opera seria in due atti con musica del maestro Rossini, con il soprano modenese Luigia Boccabadati (1800-1850) e l'esperto basso-baritono Domenico Cosselli. Invece del 9 maggio, la rappresentazione si tiene il 13 per una indisposizione della primadonna. A seguire, è previsto il Pompeo in Siria del marchese Francesco Giovanni Sampieri, che va in scena una sola volta. “Fischiato terribilmente” dal partito della protagonista femminile, lo spettacolo non può essere terminato. Da questa esperienza, Sampieri rinuncerà a velleità di compositore, per concentrarsi sulla direzione delle attività musicali per la Società del Casino, incarnando la figura del mecemate e amico di musicisti e cantanti.dettagli
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10 luglio 1827Le acque minerali di RecoaroIl 10 luglio nella farmacia Micheli posta in via S. Isaia comincia "la fabbricazione dell'acqua artificiale di Recoaro". Le proprietà e l'efficacia di quest'acqua sono ben conosciute da coloro che ne hanno fatto la prova in precedenza. Nel 1830 il “chimico fabbricatore” che opera nella farmacia Micheli promuoverà “la fabbrica e lo smercio” delle acque minerali artificiali di Recoaro anche nella farmacia di Maurelio Scarabelli in piazza del Pavaglione, garantendo “la solita esattezza e precisione“, affinché risultino salubri come in passato. Le acque ferruginose di Recoaro (VI), scoperte nel 1689, sono conosciute a Bologna fin dalla metà del Settecento. Si deve ad alcuni professori di medicina dell'Università, Jacopo Bartolomeo Beccari e Antonio Gallo, la loro pubblicità presso l'Istituto delle Scienze.dettagli
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14 luglio 1827Sospeso il trasloco della statua di San PetronioLa Commissione Ausiliaria d'Ornato e il Senatore di Bologna, marchese Francesco Bevilacqua Ariosti, presentano al cardinale Legato Giuseppe Albani un progetto per il trasloco della statua di marmo di San Petronio, posta nella piazza di Porta Ravegnana, e per l'atterramento della cappellina situata ai piedi della torre Garisenda, allo scopo di dare spazio a un settore urbano molto congestionato. La statua del patrono andrebbe alla Mercanzia o in Santo Stefano, mentre l'immagine della Madonna delle Grazie, venerata nella cappellina, sarebbe ricollocata in San Bartolomeo. A questo disegno, che ottiene l'approvazione del cardinale Arcivescovo Oppizzoni, si oppone con forza il marchese Giuseppe Malvezzi. Un dispaccio del cardinale Camerlengo del 14 luglio informa il Legato di una istanza contro il trasloco inviata al Papa da un gruppo di bolognesi, che evidenziano come i due "religiosi monumenti" siano stati preservati, anche "né torbidi tempi rivoluzionari", grazie alle cure del conte Piriteo Malvezzi. Da questo momento la richiesta di trasloco rimarrà "sospesa e dimenticata".dettagli
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15 settembre 1827Il Samoggia inonda San Giovanni in PersicetoIl 15 settembre l'argine sinistro del Samoggia rompe sotto alle Budrie. L'inondazione investe anche San Giovanni in Persiceto. Dal 1827 al 1880 il Samoggia romperà per 11 volte, la maggior parte a causa di sormonti.dettagli
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12 ottobre 1827Professori settariIl 12 ottobre è arrestato il dott. Mezzetti, assistente del prof. Giacomo Tommasini, titolare di Clinica medica. La Commissione inquirente, creata dal card. Rivarola per la repressione dell'opposizione liberale, ha come base un memoriale del 1824, che parla di una setta di studenti romagnoli all'Alma Mater. Risultano conniventi con essa di alcuni professori, tra i quali Francesco Orioli, considerato “uno dei capi più attivi e zelanti” a Bologna delle “associazioni clandestine”, G. Battista Lapi e lo stesso Tommasini. In dicembre dodici studenti vengono imprigionati e condotti a Faenza a disposizione della Commissione inquirente. Al termine dell'anno scolastico 1827-28, i professori sospettati di appartenere a sette massoniche o carbonare sono invitati dall'Arcicancelliere Oppizzoni a dimettersi dai loro incarichi. Essi rifiutano e chiedono di essere interrogati dalla Commissione inquirente, che riconoscerà la loro innocenza, così come quella di Mezzetti, che verrà liberato.dettagli
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20 ottobre 1827Silvestro Gherardi sulla cattedra di Meccanica e IdraulicaSilvestro Gherardi (1802-1879) venticinquenne studioso originario di Lugo (RA) diviene titolare della cattedra di Meccanica e Idraulica all'Alma Mater. Ha dimostrato doti eccezionali già al liceo e a soli quindici anni ha potuto iscriversi nell'ateneo bolognese, divenendo supplente di matematica e di astronomia prima della laurea, ottenuta nel 1822. Occupa il posto che fu di Giuseppe Venturoli (1768-1846), esimio ingegnere e famoso studioso di idraulica, autore nel 1806 degli Elementi di Meccanica e Idraulica. Due anni più tardi Gherardi sarà accolto nell'Accademia delle Scienze dell'Università. Fisico, matematico, storico della scienza, sarà autore di numerose ricerche sull'elettricità e il magnetismo. A lui si devono il ritrovamento di documenti sul processo a Galileo Galilei e la rivalutazione dell'opera di Luigi Galvani, oltre che saggi su Luca Pacioli, Scipione Dal Ferro, G.B. Morgagni. Si dedicherà a lungo in modo pressoché esclusivo alla ricerca e all'insegnamento. L'amicizia con il maestro Francesco Orioli (1783-1856) lo avvicinerà alla politica e all'impegno civile. Nel 1831, durante la rivoluzione liberale, verrà nominato comandante del battaglione universitario, con il grado di colonnello. Compromesso nella rivolta, sarà sosperso dall'insegnamento, ma già nel 1832 il card. Oppizzoni, arcicancelliere dell'Università, lo farà riassumere, riconoscendone la competenza e il valore. Gli verrà assegnata la cattedra di fisica generale e sperimentale che era stata di Orioli. Sarà nuovamente sollevato dagli incarichi di insegnamento a Bologna nel 1849, dopo l'impegno nella Repubblica romana, in cui sarà deputato e ministro dell'istruzione. Continuerà la sua carriera a Genova e Torino. Alle politiche del 1860 sarà candidato per il collegio di Lugo e il 25 marzo verrà eletto deputato al primo Parlamento italiano. Tornerà a Bologna nel 1861. Lascerà poco dopo l'Università e per alcuni anni sarà preside dell'Istituto Tecnico "Pier Crescenzi".dettagli
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23 ottobre 1827Opere senza il ballo al Teatro comunalePer la stagione d'autunno al Teatro comunale sono in cartellone due drammi seri: Donna Caritea regina di Spagna, con musica di Saverio Mercadante (1795-1870) e il Sigismondo di Rossini. La prima opera è dedicata al card. Giuseppe Albani legato di Bologna, la seconda al marchese Francesco Bevilacqua Ariosti, Senatore (ovvero sindaco) della città. Entrambe si avvalgono di cantanti di prim'ordine, ma non sono accompagnate dal ballo, di solito presente nella stagione di punta accanto all'opera seria.dettagli
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5 novembre 1827Controllo delle reliquieIl cardinale Oppizzoni emana una circolare in cui ordina ai rigattieri di presentare una nota, che elenca le reliquie in loro possesso, con descrizione delle teche in cui sono racchiuse. Vieta inoltre di esporre le reliquie come merce sulle strade. Molti oggetti sacri, ora in vendita, sono stati trafugati o ceduti durante il regno napoleonico.dettagli
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5 novembre 1827Esperienze fisico-chimiche in Casa BottoniGiovanni Leoni, dimostratore di esperienze e ricreazioni fisico-chimiche, compie alcuni esperimenti in Casa Bottoni. Situata in via Santo Stefano, nelle vicinanze del Teatro del Corso e della chiesa di San Giovanni in Monte, questa parte dell'antico palazzo Rossi Turrini fu per breve tempo dimora del principe Baciocchi. Offre una capiente sala, con begli affreschi, utilizzata per esibizioni artistiche e scientifiche, accademie di poesia estemporanea, ma anche per incontri di scherma, eleganti veglioni e feste da ballo.dettagli
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26 dicembre 1827Stendhal assiste al fiasco del "Falegname di Livonia" di PaciniIl 26 dicembre si inaugura al Teatro Comunale la stagione di carnevale per l'anno 1827-28 con l’opera “non mai rappresentata” Il falegname di Livonia di Felice Romani, musicata da Giovanni Pacini (1796-1867). L‘orchestra è diretta dal maestro Giovanni Tadolini. Antonio Paggi impersona Pietro il Grande, Rosina Lugani la consorte Caterina, Antonio Colla è il Falegname Carlo Ordascki. Di passaggio a Bologna, Stendhal assiste al fiasco dell'opera. Lo scrittore ne parla in una lettera ad un amico, datata 17 gennaio 1828.dettagli
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30 dicembre 1827Pubblici spettacoli al teatro LoupIl teatro promosso da Emilio Loup in piazza Calderini è autorizzato a dare spettacoli pubblici. Dal 1824 vi recita una compagnia filodrammatica diretta da Carlo Bruera. Questa “scuola di declamazione” è sostenuta da alcuni bei nomi dell'alta società bolognese, come Agostino Mazzacorati, il marchese Amorini, il principe Baciocchi. Alle commedie si alternaro serate dedicate al canto lirico e anche i cantanti e i musicisti della lirica sono giovani dilettanti, assistiti dal maestro Tommaso Marchesi, Accademico filarmonico. La sera del 30 dicembre, giorno dell'inaugurazione ufficiale del teatro, i giovani diretti da Bruera recitano la commedia Il Boemondo del cavalier Baiardo, meritando "universali encomi di lode", mentre il 4 gennaio successivo gli "artisti di canto" diretti dal "Valentissimo" Marchesi si producono nell'opera Il matrimonio secreto di Cimarosa. Il Teatro Loup continuerà a funzionare con una certa regolarità fino a metà del secolo. Verrà chiuso definitivamente nel 1858, con la morte del proprietario.dettagli