Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1829La produzione agricola miglioraLa produzione agricola nel bolognese risente positivamente del processo di trasformazione del settore avviato in epoca napoleonica. La proprietà nobiliare ha perso terreno e si è accentuata la penetrazione del capitale nelle campagne. Diversi proprietari si sforzano di dare alle loro aziende un volto più moderno e al passo coi tempi. Nel 1829 la produzione supera del 30-50% quella degli anni precedenti all'arrivo dei Francesi, creando una eccedenza di cereali, disponibili per l'esportazione. La produzione di vino, canapa e foraggio conosce in questo periodo un sensibile aumento. La coltivazione della canapa arriverà ad occupare consistenti territori nel Bolognese, toccando il culmine negli anni Settanta dell'800. Oltre che la coltivazione della pianta, in campagna si svolgono anche le “lunghe lavorazioni preliminari” all'estrazione della fibra tessile: maceratura, essicazione, gramolatura, scavezzatura. Le ultime fasi vedranno a fine secolo l'introduzione di apposite macchine.dettagli
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1829Pelagio Palagi acquista la testa dell'Atena LemniaL'artista e collezionista bolognese Pelagio Palagi (1775-1860) acquista presso l'antiquario veneziano Antonio Sanquirico un gruppo di oggetti archeologici, tra i quali una preziosa testa in marmo dell'antica Grecia, che rappresenta a un primo esame un giovane, forse un atleta o il dio Apollo. Solo alla fine del secolo l'archeologo tedesco Adolf Fürtwängler collegherà la Testa Palagi ad una statua acefala conservata nel museo di Dresda e proporrà di identificarla come copia dell'Atena Lemnia, eretta da Fidia sull'Acropoli ateniese nel V secolo a.C. Dopo la donazione al Comune di Bologna delle collezioni Palagi, la testa diventerà uno dei pezzi simbolici e di maggiore interesse del nuovo museo archeologico.dettagli
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1829Limitazioni all'attività teatralePer mettere un freno all'attività teatrale, divenuta troppo vivace, il Legato cardinale Bernetti decide di limitare l'apertura delle arene. Viene emanata una Notifica che disciplina il comportamento degli spettatori, mentre una Tabella fissa il contributo che ogni sala è tenuta a versare agli istituti di beneficenza cittadini. Infine le Istruzioni pei Signori Ispettori ai Pubblici Spettacoli (1830) rifondano la Deputazione degli Spettacoli, che deve essere composta da cittadini del "ceto nobile". Ai Cavalieri ispettori spetta il controllo sul "decoro e l'ordinato andamento" degli spettacoli. Ad essi sono affidate mansioni di censura e ordine pubblico.dettagli
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1829Giuseppe Bezzuoli campione del romanticismo storicoIl pittore fiorentino Giuseppe Bezzuoli (1784-1855) si fa campione del cosiddetto "romanticismo storico" con il dipinto dal titolo L'ingresso di Carlo VIII in Firenze. L'opera segna il declino della pittura mitologica cara agli artisti neoclassici e l'inizio dell'era della pittura di soggetto storico, da molti considerata pittura per eccellenza, soprattutto laddove la ricerca del vero naturale è combinata con la lezione dei grandi maestri del passato. Bezzuoli, amato da molti giovani artisti bolognesi, quali Cesare Masini, Antonio Muzzi, Emilio Busi e Luigi Asioli, che lo seguiranno a Firenze, ha ricevuto nel 1817 il titolo di Accademico d'Onore e nel 1836 rifiuterà la carica di Direttore dell'Accademia Pontificia. Nel 1837 sarà presente a Bologna all'Esposizione di Belle Arti con il cartone di un dipinto sacro, Nostro Signore con angeli, per la chiesa di Borgo San Lorenzo. In questo lavoro, che il "chiarissimo Professore" donerà a Pietro Giordani, è notata e lodata l'influenza dei grandi pittori bolognesi del Seicento, quali Albani, Reni e i Carracci.dettagli
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1829La Casa di Forza di San Michele in Bosco trasferita a Forte UrbanoLa Casa di Forza insediata nel convento di San Michele in Bosco è trasferita a Forte Urbano, situato “a trecento passi all'incirca” da Castelfranco Emilia, al confine dello Stato Pontificio. Fu fatto costruire nel 1628 da papa Urbano VIII. Il 25 ottobre di quell'anno il Legato di Bologna Bernardino Spada pose la prima pietra, gettando nelle fondamenta medaglie d'oro e d'argento con l'effige del Papa e di San Petronio. Il forte diventò uno dei più importanti e muniti d'Italia, con centotrenta pezzi di artiglieria, tra i quali uno "di sterminata grandezza". All'arrivo dell'armata di Napoleone, nel 1796, il presidio si arrese senza colpo ferire e venne tradotto a Mantova prigioniero. Nel 1799 la fortezza fu assediata e conquistata dalle truppe austriache del generale Ott. Nel 1805 Napoleone la ritenne ormai inutile e inadatta ai mezzi di offesa moderni e ordinò agli allievi del Genio di Modena di far saltare i quattro bastioni esterni. La Casa di Condanna occuperà fino al 1834 il corpo centrale della piazzaforte. Nel 1855, durante la grande epidemia di colera, alcuni locali saranno utilizzati come lazzaretto e quarantena. In seguito Forte Urbano servirà ancora come ergastolo e luogo di pena.dettagli
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1829La Strada Montanara imoleseSu iniziativa del cardinale e vescovo imolese Antonio Domenico Gamberini (1760-1841) iniziano i lavori di costruzione della Strada Montanara, che attraversa la Valle del Santerno da Imola fino al confine della Provincia di Firenze, in località Moraduccio. E' un'opera necessaria per sostenere le attività economiche e commerciali di questa parte della provincia bolognese. Il primo tratto, fin oltre Fontanelice, sarà completato nel 1839, ma poi i lavori proseguiranno a rilento. Nel 1881 verrà costruito il ponte sul Santerno di Valsalva, tre chilometri sopra Castel del Rio. L'anno seguente i lavori saranno finalmente conclusi e tutta la strada sarà resa percorribile. Dal 1872 al 1882 sarà tracciata la strada della Bordona, da Castel del Rio a Sassoleone.dettagli
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1829La fabbrica dell’ acido solforicoTra le vedute pittoresche di Bologna, pubblicate da Antonio Basoli nel 1833, c'è la riproduzione ad acquatinta di un suo dipinto a olio del 1829. Raffigura un edificio industriale dalla forma particolare, presente fin dal XVIII secolo in via Vallescura (Valle Oscura) e già disegnato dal vero dall'artista nel 1822. Si tratta di una fabbrica per la produzione dell'acido solforico e cloruro di calce con fusione di sego grezzo, proprietà di Pietro Franceschini, banchiere e commerciante di pelli e liquori. Intorno al 1880 lo stabilimento sarà convertito per la fabbricazione dei pallini da schioppo e sarà noto volgarmente come “la balinèra” o “la Pallina”. Utilizzerà cinque operai “maschi adulti” e un motore a vapore di tre cavalli. Dalla torre Ottani, trasformata in ciminiera con l'applicazione di lunghi camini, verrà gettato piombo fuso, che passando attraverso cartoni forati, formerà i pallini, che poi finiranno in una botte piena d'acqua. Nei primi anni verranno prodotte 600 tonnellate di pallini di piombo naturale, 50 tonnellate di pallini di piombo temperato e 10 tonnellate di bolli e strisce di piombo. La produzione, destinata all’Italia e all’estero, continuerà fino agli inizi degli anni Cinquanta. In seguito il complesso sarà trasformato in residence. L'espressione "lé da la balénna" (là dalla fabbrica dei pallini) sarà usata come riferimento toponomastico anche molti anni dopo la chiusura della manifattura.dettagli
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19 febbraio 1829Sospensione degli spettacoli dopo la morte del PapaIl 19 febbraio vengono sospesi i veglioni e la rappresentazione delle opere liriche, dopo la morte, avvenuta il 10 febbraio del Papa Leone XII. Al Teatro Comunale è in cartellone l'opera di maggior successo di Gioachino Rossini: il Barbiere di Siviglia.dettagli
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17 marzo 1829Sampieri dirige il "Mosè" di Rossini al CasinoNella sala della Società del Casino, il marchese Francesco Sampieri (1790-1863) dirige il Mosè, oratorio sacro di recente composto a Parigi da Gioachino Rossini, con il titolo di Moïse et Pharaon. La prima rappresentazione si è tenuta il 26 marzo 1827 all'Académie Royale de Musique. Tra i cantanti della replica bolognese vi sono Celestino Salvatori, nel ruolo di Mosè, Giuditta Grisi (1805-1840), sorella della più famosa Giulia e specialista delle opere rossiniane, e Eugenia Tadolini. Il libretto è tradotto in italiano per l'occasione. Dove non può essere usata la partitura del primo Mosè in Egitto, composto da Rossini a Napoli nel 1818, "la traduzione si risente della difficoltà di essere soggetta ad una musica già fatta". A parere dei critici l'autore, in questa ripresa francese, ha conservato "li squarci più interessanti del suo primo lavoro" e vi ha aggiunto "tali, e tante bellezze, che non solo il genio, ma il più profondo sapere vi si ammira di quel singolare Compositore". Sampieri, a sua volta, ha il merito di ottenere dagli interpreti, con una preparazione accurata, "la più completa, ed esatta esecuzione, tanto nella parte vocale, quanto nell'istromentale".dettagli
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7 aprile 1829Inizia la navigazione a vapore sul PoIl 7 aprile iniziano le “corse” di andata e ritorno delle barche a vapore sul fiume Po, tra Pontelagoscuro e Venezia. Hanno luogo il martedì e il venerdì. I posti migliori costano 1,92 scudi. Nello stesso anno la Società Privilegiata dei Battelli a Vapore del Regno Lombardo-Veneto di Carlo Visconti di Modrone, protetta dagli Austriaci, acquista i battelli “Virgilio” e “Arciduchessa Elisabetta” e inaugura la tratta tra Pontelagoscuro e Mantova, che presto farà concorrenza alla corriera su terra.dettagli
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maggio 1829Un dazio "popolare"Riuniti in "balle" i facchini controllano e dominano le strade di Bologna, talvolta estorcendo denaro ai passanti. In maggio organizzano un ricatto in grande stile, costringendo i carri che portano in città legna e paglia a lasciare loro una parte del carico.dettagli
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10 maggio 1829Ripristinata l'Accademia delle ScienzePer decreto di papa Pio VIII viene riattivata l'Accademia delle Scienze. Fondata all'inizio del XVIII secolo in Palazzo Poggi da Luigi Ferdinando Marsili, umanista e scienziato bolognese, ha raccolto l'eredità dell'Accademia degli Inquieti di Eustachio Zanotti. L'istituzione, votata esclusivamente alle scienze sperimentali, ha goduto di particolare protezione da parte di papa Benedetto XIV e ha avuto tra i suoi soci lo scienziato Luigi Galvani. E' stata sospesa nel 1804, durante il periodo napoleonico. L'Istituto delle Scienze ad essa associato, trasformato nel 1802 in Istituto Nazionale, ha cessato di esistere nel 1814 e i suoi preziosi materiali sono stati distribuiti a vari laboratori dell'Università pontificia. Dal 1829 l'Accademia riprende a funzionare come l'aveva voluta papa Lambertini, sotto la protezione del cardinale Oppizzoni. In particolare è ricreata la categoria dei soci benedettini, 24 scienziati scelti tra i più eminenti ai quali viene accordato un vitalizio. L'Istituto delle Scienze, invece, non sarà più ripristinato. Il 31 maggio 1868 alcuni docenti delle Facoltà di Lettere e Giurisprudenza chiederanno l'estensione dell'Accademia alle Scienze Morali. La classe relativa sarà realizzata più avanti, grazie all'impegno di docenti quali Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Alfredo Trombetti, Giuseppe Brini.dettagli
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12 maggio 1829La "Semiramide" di Rossini al Teatro LoupIl 12 maggio nel teatro privato di Emilio Loup (1781-1858) va in scena Semiramide, melodramma tragico in due atti di Gioachino Rossini (1792-1868), eseguito da una Società di giovani dilettanti di musica. La regina di Babilonia è impersonata da Marianna Brighenti (1808-1883), all‘esordio della sua carriera di cantante lirica. La giovane è figlia del tipografo-editore Pietro Brighenti (1775-1848) e amica di Giacomo Leopardi. Il 25 maggio Pietro manderà al poeta un breve resoconto della recita: "Il successo è stato fortunatissimo, e tutti i miei attori sono stati applauditi. Fra questi è la mia Marianna". La sala utilizzata dai Filodrammatici e dagli studiosi di canto “per pratico esercizio“ ha visto l’8 gennaio la messa in scena di Giulietta e Romeo, opera famosissima di Nicola Vaccaj (1790-1848), che ha ottenuto “il più fortunato successo“. Omaggi al maestro Rossini, ormai residente in città, saranno qui tributati più volte: negli anni seguenti andranno in scena Tancredi (1830), Cenerentola (1832), Il turco in Italia (1834) e L'inganno felice (1838).dettagli
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24 maggio 1829L'enciclica "Traditi Humilitati Nostrae"Pio VIII pubblica l'enciclica Traditi Humilitati, l'unica del suo breve pontificato. Il Papa incita a indirizzare ogni sforzo contro le società segrete, composte di “uomini faziosi, nemici dichiarati di Dio e dei Principi”. Si dichiara preoccupato soprattutto per quelle che operano nei ginnasi e nei licei “con lo scopo di corrompere l’animo degli adolescenti”. E' scoperta in questo periodo a Modena una vasta congiura, che fa capo a Ciro Menotti (1798-1831), affiliato alla Carboneria, in contatto con i circoli liberali francesi e i democratici in esilio. La repressione contro i liberali si fa più dura.dettagli
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19 luglio 1829Omaggio di Rossini al cardinale BernettiPer l'arrivo a Bologna del cardinale Tommaso Bernetti (1779-1852), ex Segretario di Stato pontificio e nuovo Legato, Gioachino Rossini rielabora due sue cantate: La Riconoscenza (Napoli 1821) e Il vero omaggio (Verona 1822). Con esse compone l'azione pastorale Il serto votivo, che viene rappresentata il 19 luglio al Teatro Comunale.dettagli
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17 agosto 1829Giudizio negativo sulla cittàIl nuovo cardinale Legato Tommaso Bernetti (1779-1852) offre un quadro molto negativo delle condizioni sociali di Bologna: “Ventinovemila poveri riconosciuti è il primo ingrediente di questa città”, nessun commercio, molti signori, ma pochi ricchi, dotti-savi pochissimi, “popolo in genere infingardo, e quindi cencioso, molesto, ladro”, pubblica amministrazione “complicata, tenebrosa, lenta”. Uomo di “occhio fermo” e di “ingegno pronto”, l'ex segretario di stato deve affrontare con fermezza poliziesca la crescente attività cospirativa dei liberali. In città lascerà - almeno per qualche tempo - il suo nome alla porta carraia, fatta aprire, su disegno di Filippo Antolini, nel terzo cortile del Palazzo comunale, di fronte all'antico edificio della Gabella (poi Albergo d'Italia e Banco di Roma). La cosiddetta “Porta Bernetti” sarà conosciuta anche come “Porta del Telegrafo”, per la presenza, accanto ad essa, dell'ufficio telegrafico, il secondo istituito in palazzo.dettagli
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settembre 1829Gioachino Rossini si stabilisce a BolognaDopo venti anni di trionfi in tutta l'Europa, Gioachino Rossini decide di stabilirsi definitivamente a Bologna, dove da tempo risiede la sua famiglia. A lasciare Parigi lo spingono il sentore di una prossima rivoluzione, le esortazioni del padre Vivazza, che è andato a trovarlo dopo la morte della moglie Anna, il desiderio di porre fine ad una vita randagia e faticosa. Grande è anche per lui il rammarico di non potersi godere le modeste fortune accumulate con il lavoro: "quello che mi dispiace" scriveva nel 1927 al cognato "è che tutte le nostre belle cose che abbiamo a Bologna le goda li sorci". II maestro torna a Bologna in settembre, minato dalla depressione. E' al culmine del successo, "sino al giorno d'oggi è stato sempre a godersi tutte le belle città del mondo", ma decide il distacco dal "vasto sito" parigino per il piccolo paese, per una "tranquilla dimora" all'ombra delle due torri. Nel capoluogo emiliano Rossini viene coinvolto "nel turbine della vita mondana" e diviene "l'idolo della bella società" (Calore). I bolognesi faranno a gara ad ospitarlo in fastosi ricevimenti. Grande privilegio sarà considerato sentirlo suonare nelle serate tra conoscenti. La sua casa diventerà, d'altra parte, un punto di riferimento della vita musicale. Cantanti e musicisti vi andranno in pellegrinaggio per avere dal Maestro giudizi sulle loro qualità e raccomandazioni per la loro carriera.dettagli
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13 settembre 1829Muore padre Ignazio Molina celebre naturalistaA quasi novant'anni muore Juan Ignacio Molina (1740-1829), padre gesuita cileno, uno dei più importanti naturalisti latino americani di tutti i tempi. Si trasferì in Italia nel 1774, dopo l'espulsione della Compagnia di Gesù dall'America Latina, e continuò le sue ricerche erudite dapprima a Imola e poi a Bologna, dove fu ordinato sacerdote e rimase come insegnante. Pubblicò saggi sulla storia naturale del Cile, ma anche sul territorio bolognese. Nel 1822 mandò alle stampe presso Marsigli le sue Memorie di Storia Naturale lette nelle adunanze dell'Istituto Pontificio delle Scienze. Tra i vari temi trattati vi sono l'ulivo, il caffè, il cacao, le balene, le Terme di Porretta, le marne e i minerali della montagna bolognese, il carbone, lo zucchero.dettagli
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22 settembre 1829Violentissimi temporaliIl 22 e il 25 settembre violentissimi temporali si abbattono su Bologna. Il 25 pomeriggio cadono fulmini sulla città, uno dei quali devasta palazzo Savini in via San Donato. Da alcuni giorni forti piogge e temporali funestano l‘Italia. In Lombardia e in Canton Ticino vi son state “rovinose piene straripanti dei torrenti”. All‘inizio del mese le piogge hanno fatto gravi danni nell‘Ossola.dettagli
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ottobre 1829La Casa di lavoro di Pubblica BeneficenzaIl cardinale Bernetti promuove l'istituzione di una Casa di Beneficenza destinata soprattutto ai lavoratori della canapa. Qui essi sono raccolti a lavorare nei mesi in cui manca "la materia primitiva per occuparli".Assieme ad essi cordari, gargiolari, stuoiai, operai addetti alla lavorazione della lana vengono impegnati nella fabbricazione "delle stuoie di paviera, delle trecce di brulla e delle arelle di canna".Secondo la Guida del forestiere di Girolamo Bianconi, la Casa sarà ospitata, almeno per un periodo, nel grande edificio dell'ex Collegio del Porto, sede dell'Accademia degli Ardenti, in seguito utilizzato come fabbrica di panni. Secondo altre fonti risiederà, come la Casa Provinciale di Lavoro, nell'ex convento dell'Abbadia.Fino al 1833 lo stabilimento dipenderà interamente dal Governo. In seguito l'Amministrazione Provinciale concorrerà per le spese delle materie prime e dell'amministrazione.Nei primi anni gli occupati - tra operai e impiegati, "capi-lavoro, maestri, caporali, sorveglianti" - saranno circa 900 per poi scendere di numero fino al 1848.Col tempo l'istituzione cambierà carattere: i canepini saranno esclusi e la congregazione amministrativa ammetterà "i vecchi domestici divenuti impotenti, che rimanevano a carico delle famiglie privilegiate, e finalmente tutte sorta di persone loro protette".Nel 1848 gli operai, dopo aver difeso la città nella "gloriosa giornata" dell'8 agosto, rifacendosi a un loro diritto, chiederanno alla Casa di Beneficenza "un soccorso allo stagno dei lavori per le evenienze della guerra, od un'occupazione, essendo già fatto il raccolto delle canape".Saranno accolti in gran numero, ma i finanziamenti disponibili basteranno solo per pochi giorni di paga. Per frenare il malcontento, alcune centinaia di disoccupati saranno impiegati dal Municipio "in lavori di terra lungo le mura della città".Nel 1849 tutti gli operai ammessi alla Casa dopo l'agosto 1848 verranno licenziati, assieme ad un buon numero di quelli iscritti in precedenza. Rimarranno impiegate solo 225 persone.Nella Casa di Pubblica Beneficenza lavoreranno quasi esclusivamente uomini "vigorosi, necessari, e privi di lavoro", diversamente dalla casa Provinciale di Lavoro,.che utilizzerà soprattutto donne e offrirà lavori a domicilio.dettagli
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5 novembre 1829Giuditta Pasta: luci e ombreDopo vari tentativi infruttuosi, la Nobile Direzione degli Spettacoli riesce a scritturare, per la stagione d'autunno del Teatro Comunale,“l'unica, incomparabile” Giuditta Pasta (1797- 1865), grande cantante e attrice, reduce da trionfi all'estero. Assieme a lei il contralto Clorinda Corradi Pantanelli (1804-1877), i tenori Reina e Genero, il basso-baritono Badiali e l'esordiente Elisa Orlandi. Sono previste le opere di Rossini Otello ossia il Moro di Venezia, Semiramide e Tancredi, per dieci serate. Lo stesso compositore pesarese ha indirizzato un invito alla primadonna, sua favorita, perchè accettasse un cachet molto più modesto di quelli parigini. La Pasta è considerata “la stella di prima grandezza del firmamento lirico italiano”. Tornata alle scene dopo un periodo di silenzio, tra il 1819 e il 1820 ha ottenuto un clamoroso successo in Francia e Inghilterra. La sua voce, secondo Stendhal, suo fanatico ammiratore, pur dotata di grande estensione, non è “tutta dello stesso metallo” e il difetto si rivela a volte appariscente. Ma pur non perfetta sul piano vocale, la cantante ha una grande espressività e presenza scenica. Arrivata a Bologna, declina gli inviti di Rossini e Sampieri, che la vogliono nelle loro abitazioni come ospite, e prende alloggio all'Albergo della Pace. La sua presenza in città richiama a teatro un pubblico notevole e i biglietti d'ingresso subiscono un grande aumento di prezzo. La sera del 5 novembre, al debutto dell'Otello, la platea e il loggione sono stracolmi almeno cinque ore prima dell'inizio dello spettacolo. L'attesa spasmodica viene però ripagata solo in parte dalla diva e presto si formano due partiti opposti, di ammiratori a tutti i costi e di critici severi. Anche la rappresentazione della Semiramide, il 14 novembre, davanti a un'enorme folla, non è troppo felice, tanto che non mancano commenti sfavorevoli e persino scritte volgari, quali “La Pasta non si può digerire” o “Pasta frolla senza zucchero”. La cantante ottiene una parziale rivincita il 24 novembre, quando concede due recite supplementari, interpretando il Tancredi, opera molto adatta a lei. Quel giorno Rossini è in teatro e, chiamato "clamorosamente" alla ribalta dopo il primo atto, saluta quattro o cinque volte il pubblico. Alla cavatina della Pasta seguono "strepitosi applausi". Ogni suo accento è accompagnato da "un sussurrante fremito di approvazione", che diviene ovazione dopo l'aria finale, quando la primadonna è richiamata più volte in proscenio. Dopo questa acclamazione, finalmente a scena aperta, la Pasta tornerà nella sua Milano “commossa e soddisfatta”. Ma prima i soci del Casino le offriranno una medaglia d'oro, a lei nel magistero del cantoper giudicio d'Italianell'arte del gestoper consenso di Franciameravigliosa. Cinque anni più tardi, oramai affermata a livello internazionale, la diva delizierà i bolognesi con le melodie della Norma di Bellini.dettagli
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17 novembre 1829Freddo insistente e neve copiosaL'inverno 1829-1830 è memorabile per il suo rigore eccezionale e la quantità di neve che cade in tutta Italia. Bologna registra temperature assolutamente anormali ed è ricoperta e paralizzata da una quantità di neve inverosimile. La prima neve cade il 17 novembre. L'ultima sarà il 21 febbraio successivo. Nevica per 324 ore in 96 giorni. Dalla seconda decade di novembre alla prima di marzo la temperatura va sempre sotto zero e, per 60 giorni, è sotto zero la temperatura media: per le strade si forma il ghiaccio e non si scioglie. Il Senatore Francesco Bevilacqua Ariosti si attira le critiche di molti per l'incapacità di affrontare la situazione con mezzi efficaci. Particolarmente difficoltosa si rivela la rimozione della neve dai tetti: accumulata ai lati delle strade, arriva a chiudere la luce dei portici. L'autorizzazione a scaricare dai tetti provoca un ingombro spaventoso nelle strade, tanto che anche gli animali e i carretti circolano sotto i portici. Alla fine si decide di ammonticchiare la neve nelle piazze e nei luoghi aperti: tre “immensi depositi” sono eretti in piazza Nettuno, in piazza del Pavaglione e in piazza Santo Stefano, testimoniati da alcune stampe molto eloquenti, di autore anonimo. Altri ammassi sono innalzati nel piazzale e lungo la salita di San Giovanni in Monte, nei pressi del muro del convento del Corpus Domini, lungo la seliciata di San Francesco, nel Pratello e in molti altri luoghi ancora. Per soccorrere i poveri e i danneggiati dalla neve e dal freddo sono organizzate recite di filodrammatici, come quella che si svolge al teatro Loup la sera del 19 febbraio 1830. Si calcola che in quest'anno i morti a Bologna superino di circa 400 unità quelli dell'anno precedente, in gran parte a causa di apoplessie, malattie di cuore, polmoniti e altre affezioni delle vie respiratorie dovute al gelo. Nel periodo autunnale la quota di "morti repentine" sarà vicina a quella dell'inverno, di solito "più aggravato da simili accidenti".dettagli
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28 novembre 1829Esecuzione di tre "giovinastri"Vengono decapitati tre giovani operai appartenenti a una banda di rapinatori. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto nei giardini pubblici hanno rapito "per disonesti fini" una ragazza, derubata un'altra e ferito il loro accompagnatore. Per altri tre "giovinastri" il Papa ha commutato la pena di morte nel carcere a vita.dettagli