Nuova camera mortuaria
Considerando sconveniente che una chiesa officiata e frequentata come S. Rocco sia riservata al servizio dei defunti, l'arcivescovo card. Oppizzoni ordina che accanto ad essa o poco distante sia fabbricata una apposita camera di deposito dei cadaveri.
Poichè poi la strada è stretta e pericolosa vien fatto levare il terrapieno dal tratto delle mura tra la chiesa e la Porta S. Isaia, colmando la fossa e ottenendo così una strada ampia e sicura per il trasporto in Certosa.
L'edificio religioso della cessata Confraternita di S. Rocco in fondo al Pratello è diventato camera mortuaria dopo l'apertura nel 1801 del nuovo cimitero suburbano.
Nei primi tempi le salme erano portate in chiesa un'ora dopo il tramonto e contrassegnate con una medaglia al collo. All'alba venivano trasferite in Certosa su carrette a tre scomparti tirate da cavalli.
Il servizio religioso era effettuato - come nel cimitero - dai frati Zoccolanti del convento dell'Annunziata.
Per assicurare la salubrità necessaria e "allontanare qualunque infezione d'aria" nel locale furono aperti alcuni finestroni e una chiavica.
- Barbara Baraldi, 1001 cose da vedere a Bologna almeno una volta nella vita, Roma, Newton Compton, 2017, scheda n. 157
- Fulgido Baraldi, La chiesa e l'oratorio di S. Rocco in Bologna, Bologna, s.e., 1975
- Gaetano Giordani, Descrizione della Certosa di Bologna ora cimitero comunale, Bologna, presso Giovanni Zecchi, 1828, p. VI
- Rosaria Greco Grassilli, S. Rocco nel Pratello. Storia e arte a Bologna, con studi di Cristina Bersani e Carmen Lorenzetti, Sala Bolognese, A. Forni, 2000
- Giuseppe Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, ossia Storia cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, vol. 3., Bologna, Società Tipografica dei compositori, 1870, p. 338