Una serie di risorse digitali dedicate alla documentazione della storia, della cultura, della società e delle istituzioni di Bologna e provincia con particolare attenzione all’800-900.

Dalla Cronologia

Accadde oggi, 08 maggio.

immagine di Una nuova sede per la Fiera campionaria
8 maggio 1965
Una nuova sede per la Fiera campionaria
@ Viale della Fiera, 20, Bologna
La Fiera campionaria lascia la Montagnola e la piazza VIII Agosto. La 29a edizione si tiene nel nuovo quartiere fieristico di via Stalingrado, inaugurato da Aldo Moro l'8 maggio. I primi dieci padiglioni espositivi, costruiti sulla base del progetto degli arch. Benevolo, Giura Longo e Melograni, vincitore dell'apposito Concorso Nazionale, occupano una superficie di circa 43.000 mq (per un costo di 3 miliardi). Oltre alla campionaria, l'Ente Fiera promuoverà negli anni successivi numerose fiere specializzate.
immagine di Ritrovamento di una necropoli etrusca fuori porta San Vitale
8 maggio 1913
Ritrovamento di una necropoli etrusca fuori porta San Vitale
@ Via Giuseppe Bentivogli, 36, 40138 Bologna BO
Durante la costruzione di nuovi caseggiati dell'Ente Autonomo Case Popolari nell'area dell'attuale Cirenaica, fuori porta San Vitale, vengono rinvenute alcune tombe antiche. I reperti relativi sono esaminati dal direttore del museo archeologico Gherardo Ghirardini, che li data tra l'800-900 a.C., attribuendoli alla fase più antica della civiltà villanoviana. Tra il 1913 e il 1915 è avviata una vasta campagna di scavo nell'area ancora libera da edifici, che è compresa tra le attuali vie Musolesi, Bentivogli, Fabbri e Vincenzi. Vengono portate alla luce 808 tombe etrusche. Nel 1919 è rinvenuta un'altra importante necropoli villanoviana nella vicina via Rimesse, con 318 tombe. Entrambe gli scavi adottano metodi moderni e sono accompagnati da una esauriente documentazione grafica e fotografica. Le sepolture delle necropoli orientali, riferite alla prima fase della civiltà villanoviana (900-700 a.C.), sono quasi tutte costituite da un ossuario biconico coperto da scodella con pochi oggetti di corredo, che rimandano al sesso del defunto e al suo ruolo nella comunità: le tombe femminili sono caratterizzate da fusaiole in terracotta, quelle maschili dai rasoi in bronzo. L'abitato costruito nei pressi del corso del Savena venne abbandonato dopo il VIII secolo a.C. a favore di una zona più occidentale, fra i torrenti Aposa e Ravone.
Edifici, giardini e canali
Giardino della Lunetta Gamberini
Il nome del giardino ricorda la linea difensiva voluta dal generale Fanti tra il 1860 e il 1867, che contava 9 forti e 17 lunette munite di cannoni intorno a Bologna e sparse fortificazioni sulle colline. La lunetta prese il nome da una Cà Gamberini che sorgeva nei pressi della via Emilia. L’ingombrante trincea fu un’apparizione effimera, perché il piano regolatore del 1889 ne decretò il rapido smantellamento. Furono conservati solo piccoli presidi, come la Lunetta Gamberini, adibita alla fabbricazione di fulminato di mercurio. Il complesso dell’area verde, che si estende per 14,5 ettari, è frutto di una serie di acquisizioni degli anni ’70. Circondata da una folta siepe con alberi di Giuda, forsizie, scotani, sanguinelli, sinforine e altri arbusti ornamentali, ospita al suo interno impianti sportivi, scuole, un centro sociale e un centro giovanile. Gli ampi prati sono spesso ombreggiati da filari di pioppi bianchi e tigli. Dall’ingresso di via Sigonio, oltre un prato alberato, si alza un rilievo, con le pendici rivestite di robinie, biancospini e olmi, che era probabilmente il nucleo centrale della vecchia postazione.
Canale di Reno - Grada
In seguito ad accordi con alcuni privati, nel 1208 il Comune di Bologna fece costruire una nuova chiusa sul fiume Reno a Casalecchio e un canale che entrava in città alla Grada. Il nome si riferisce alle due grate di ferro, tuttora visibili, usate per fermare i rami e le frasche trasportate dalla corrente e per impedire introduzioni clandestine di merci e di persone all’interno della cinta muraria. Il canale di Reno alimentava diverse lavorazioni.
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Scrittori e scrittrici
Gianni Scalia
Nasce a Padova nel 1928. Vive a Bologna in una casa in via Riva Reno, “circondato da scaffali e da pile di libri classici e recentissimi”. Insegna Letteratura italiana all’Università di Siena dal 1975 al 1996. Si occupa di letteratura del Sette-Ottocento e contemporanea: Ariosto, De Sanctis, le riviste letterarie del primo Novecento: cura mirabilmente il volume, edito da Einaudi, su “Lacerba” e “La Voce”. Partecipa alle prime esperienze di pratica e teoria antipsichiatrica portate avanti da Basaglia a Gorizia negli anni Sessanta. Introduce in Italia l’opera di Edmond Jabès, poeta ebreo di origini italiane espulso dall’Egitto dopo la crisi di Suez e riconosciuto in Francia come uno dei massimi scrittori contemporanei, al pari di Sartre, Camus, Levi-Strauss. La sua concezione della letteratura si arricchisce dell’apporto delle correnti filosofiche contemporanee - dal marxismo critico alla Scuola di Francoforte - della psicoanalisi, dell’antropologia e anche di teologie non ufficiali, assunte da un pensiero laico. Oltre che studioso, saggista, poeta, Scalia è soprattutto fondatore e animatore di riviste. È uno dei più giovani redattori di “Officina” e il più vicino a Pasolini nel modo di intendere la critica: “non ossequio ma indignazione, non specialismo ma apertura nei confronti di tutti i linguaggi, non ricomposizione istituzionale, ma insofferenza verso le posture accademiche, i luoghi comuni, le ideologie egemoni” (A. Prete). Dal 1980 al 2014 dirige la rivista “In forma di parole”, che si occupa di traduzione di letterature europee ed extraeuropee e che vince il Premio Nazionale per la Traduzione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nel 1999 e il Premio Vittorini nel 2002. Collabora inoltre a “Per la critica” (1973-1974), “Ragionamenti”, “Passato e presente”, “Che fare”. Nel giugno 1977, assieme a Pietro Bonfiglioli, Federico Stame e Roberto Roversi, fonda a Bologna la rivista “Il cerchio di gesso”, con l’obbiettivo di interpretare e comprendere le ragioni del Movimento - in particolare della sua ala più creativa - dopo l’assassinio di Francesco Lo Russo e nel clima di repressione instauratosi in città (i cerchi di gesso sono quelli tracciati dalla Scientifica attorno ai fori dei proiettili conficcati nel muro di via Mascarella, dove lo studente è morto). La rivista è pubblicata fino al 1979. Un numero speciale esce in occasione del convegno internazionale contro la repressione, che si tiene a Bologna nel settembre 1977. Tra le sue opere più significative vi sono: Critica, letteratura, ideologia (1968); De anarchia. Attorno al ‘68: poesia, follia, rivoluzione (1978); La mania della verità. Dialogo con Pier Paolo Pasolini (1978); A conti fatti. Avanguardie, marxismi, letteratura (1992). Dirige inoltre diverse collane di critica letteraria. Muore a Bologna nel 2016.
Casa di cura Villa Verde
Sono a Bologna fra medici e medicine; non sto bene. (De Pisis)
Nuvole in Appennino