Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1832Misure igieniche per le filandeLa Congregazione di Sanità applica una serie di disposizioni di carattere igienico alle poche filande da seta rimaste nel territorio bolognese. Vengono proibiti nuovi insediamenti all'interno della città, mentre gli opifici esistenti devono essere alloggiati ai piani alti dei fabbricati, perché vi sia sufficiente ventilazione e i gas sprigionati da sostanze animali in decomposizione possano essere dispersi da correnti d'aria. Qualora non vi siano finestre a terra, i proprietari sono tenuti a installare ventilatori. Le acque puzzolenti, dove sono stati immersi i bozzoli, devono essere tenute in una botte e scaricate alla sera sulla sponda di un fiume vicino o in un luogo appartato, lontano dalle strade e dalle abitazioni. Le crisalidi vanno conservate in cassette verniciate all'interno e all'esterno, e coperte con "almeno quattro once di arena". Sono permesse solo caldaie alimentate a vapore. Quelle a legna possono essere usate solo lontano dalla città. Gli operai delle filande devono avere una decente sistemazione in camere ventilate, con letti distanti almeno tre piedi uno dall'altro. Ogni fabbrica deve avere almeno due latrine chiuse, poste in un luogo ventilato e "difese con uscio a peso".dettagli
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1832Palazzo Riario-Aldini venduto al tenore Domenico DonzelliIl tenore Domenico Donzelli (1790-1873), uno dei più celebri interpreti rossiniani, acquista dagli eredi del nobile cubano Diego Pegnalverd, ex membro del governo napoleonico, il palazzo Riario in Strada Maggiore. Costruito nel XVI secolo, il prestigioso edificio fu concesso in enfiteusi nel 1796 da Raffaello Riario Sforza al futuro ministro di Napoleone Antonio Aldini, che lo utilizzò come residenza di città, affidando nel 1798 la sua ristrutturazione all'architetto Giovanni Battista Martinetti. Questi ridisegnò sulla facciata il cornicione di terracotta con fregio, prolungandolo sulla casa vicina, e divise il grande salone in due stanze: la Sala della Virtù e la Sala delle Feste. La decorazione dell'interno fu affidata ai migliori artisti dell'epoca, da Serafino Barozzi (1735-1810) a Antonio Basoli, da Pietro Fancelli a Gaetano Lodi, mentre la splendida stanza "alla boschereccia", detta Sala del Convito, fu dipinta nel 1805 da Vincenzo Martinelli e Pelagio Palagi. Al piano terreno, quattro salette furono decorate dall'estroso Felice Giani, al debutto a Bologna dopo la gloriosa impresa faentina di Palazzo Milzetti. L'edificio rinnovato risultò così "un'antologia quasi completa degli arredatori d'interni d'età neoclassica" e un "sobrio esempio di raffinata moderazione" architettonica, inserito con naturalezza nel contesto edilizio dell'antica strada (Matteucci). Messo da parte politicamente, rovinato economicamente e perseguitato dai creditori, Aldini fu costretto a vendere il palazzo, che nel 1870 sarà ceduto alla famiglia Sanguinetti. Nel corso dell'800 esso ospiterà a più riprese lo scrittore francese Stendhal e servirà a Gioachino Rossini durante la ristrutturazione della sua dimora bolognese, situata poco lontano.dettagli
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10 gennaio 1832Il governo pontificio vuole occupare le LegazioniIl 10 gennaio il Segretario di Stato card. Bernetti invia ai rappresentanti delle potenze europee una nota-circolare in cui dichiara che il governo papale intende occupare militarmente le Legazioni da mesi in subbuglio. Annuncia inoltre che, se vi sarà resistenza alle truppe governative, conta sul soccorso dell'esercito austriaco "per far prevalere la legittima autorità". I Francesi, dal canto loro, fanno sapere che, in caso di intervento austriaco, si preparano ad occupare un altro territorio dello Stato Pontificio.dettagli
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12 gennaio 1832La situazione precipitaUna notificazione del generale Patuzzi e del Pro-legato Grassi, considerato da molti uomo moderato e di buon senso, chiede il ritorno alla legalità e procura loro un'accusa di tradimento da parte degli agitatori più estremisti. L'indisciplina a Bologna è al colmo. Si agita anche il popolo minuto, una folla di artigiani, gargiolari, facchini, oziosi e contrabbandieri (i cosiddetti "tirini"). Molti ufficiali della Guardia Civica sono pronti a prendere le armi per difendere la città. Il 12 gennaio i militari sostengono davanti al Pro-legato la necessità di marciare verso Cesena contro i pontifici. Il giorno dopo parte una colonna mobile, che sarà seguita da un'altra colonna il 18 gennaio.dettagli
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14 gennaio 1832Bernetti vuol far cessare l'anarchia nelle LegazioniIl 14 gennaio il cardinale Bernetti indirizza da Rimini un proclama agli abitanti delle Romagne, informandoli che, per ristabilire l'ordine e la tranquillità nelle Legazioni, chiederà ai comandanti delle sue truppe "di portarsi innanzi a presidiarle, a prestare quella forza di cui ha bisogno il Governo per esigere obbedienza e rispetto". Da questo momento, prosegue il Cardinale, ogni atto di clemenza e moderazione è da considerarsi controproducente. Il 16 gennaio il cardinale Albani assume la carica di Commissario straordinario per le Quattro Legazioni. Il 18 gennaio il colonnello Barbieri, comandante superiore delle truppe pontificie, annuncia che è giunto il momento di entrare nelle Legazioni. Il card. Albani respinge un tentativo in extremis dei deputati romagnoli, dichiarando di avere ordini precisi del governo e di non poter far nulla per scongiurare l’occupazione. Il giorno seguente 5.000 pontifici e due reggimenti di svizzeri muovono su Cesena agli ordini del barone austriaco Marchal.dettagli
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18 gennaio 1832Recita a favore degli emigrati al Teatro LoupLa sera del 18 gennaio gli amanti del teatro accorrono in gran numero alla rappresentazione della Cenerentola di Rossini, che si tiene al Teatro Loup.Si tratta di uno spettacolo di beneficenza a favore dei cittadini emigrati dopo il fallimento della rivoluzione liberale del '31.Carolina degli Antoni interpreta mirabilmente la parte di Cenerentola:canto, azione, possesso della scena, avvenenza, bel portamento, tutto in somma evvi in lei e tutto vi si trova per doverla ammirare e applaudire.Bravissimo è il tenore Carlo Zucchelli (1795-1879) nella parte di Don Magnifico, che "per nobiltà per azione e per canto" non poteva esser meglio eseguita. Anche gli altri cantanti contribuiscono all'esito molto positivo della serata.dettagli
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19 gennaio 1832Ordine del giorno di Patuzzi e proclama di RadetzkyIl gen. Giuseppe Patuzzi, comandante della Guardia Civica di Bologna pubblica un ordine del giorno, che difende il carattere legale e pacifico delle dimostrazioni fatte "per esprimere rispettosamente il voto universale al Sovrano onde ottenere buone leggi". Ordina a tutte le guardie civiche e foresi di unirsi ai "fratelli di Romagna". Lo stesso giorno dal quartiere generale di Milano, il conte Radetzky (1766-1858), comandante in capo dell'Armata imperiale in Italia, invia un proclama ai Bolognesi in cui dichiara che le sue truppe stanno per entrare nei territori della Santa Sede su richiesta del Papa per mantenere l'ordine e garantire il legittimo potere. Il giorno seguente, ricevuta la notizia della disfatta di Cesena, Patuzzi lascia Bologna e si dirige verso la Toscana. Intanto Radetzky scende a Modena e passa in rivista i soldati del Duca. Il 24 ordinerà al contingente austriaco di muovere verso Bologna. La sera del 25 gennaio pernotterà a Imola.dettagli
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20 gennaio 1832Le stragi di Cesena e ForlìLe truppe pontificie, agli ordini del cardinale Giuseppe Albani e del colonnello Antonio Barbieri, già comandante del Presidio di Bologna, entrano nelle Legazioni con l'assenso delle grandi potenze. Duemila armati a disposizione del Governo provvisorio con tre cannoni - due dei quali fusi a Forlì da un corto Balestri, fabbricatore di campane - si dispongono a resistere sulla collina della Madonna del Monte, fuori Cesena. Tra essi numerosi studenti provenienti da Bologna. Il contingente papalino, composto in gran parte di "malandrini", è forte di quattromila uomini, con trecento cavalli e otto pezzi d'artiglieria. Il 20 gennaio, a mezzogiorno, le milizie di Albani vanno all'assalto dei resistenti romagnoli e dopo una battaglia di circa tre ore li travolgono. I Civici si ritirano, lasciando sul campo circa 200 morti e molti feriti. I soldati allora si abbandonano a devastazioni e saccheggi. Le chiese di Cesena vengono invase e ciò che non può essere portato via viene distrutto. Neanche gli altari sono risparmiati. I soldati maltrattano tutti, proprietari e domestici, feriscono infermi e bambini. Sono messi a sacco monasteri e santuari, compresa l'abbazia di Santa Maria in Monte, cara a Pio VII. Una spietata carneficina di gente inerme è affiancata “alla rapina e al saccheggio“. Il giorno successivo, Forlì è teatro di un'analoga rappresaglia. I cittadini accolgono con timore le truppe pontificie, senza alcuna provocazione e facendo atto di sottomissione. La giornata scorre tranquilla, ma verso sera un colpo di fucile casuale scatena l'allarme e gli assalti contro i cittadini inermi. Vengono colpiti tutti coloro che capitano davanti ai soldati, i quali sparano contro le finestre delle case e contro le chiese. 21 morti rimangono sul terreno e oltre 60 feriti. Il cardinale Albani entra in città il giorno successivo e affida l'ordine pubblico ai suoi fedeli centurioni.dettagli
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27 gennaio 1832Il cardinale Albani ordina il disarmo e abolisce la Guardia CivicaIl cardinale Giuseppe Albani, Commissario straordinario delle Legazioni, ordina il disarmo della popolazione e dichiara “disciolta ed annullata qualsiasi altra qualità di truppa sotto il titolo di Guardia Nazionale, Civica, Urbana od altra denominazione qualunque”. Lascia però alla prudenza delle magistrature dei vari comuni il riconoscere la necessità di pattuglie notturne “per buon ordine e sicurezza”. Nel caso esse possono essere richiamate sulla base di precedenti disposizioni. Intanto le Regie Truppe Austriache si apprestano ad occupare Bologna.dettagli
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28 gennaio 1832Tornano gli Austriaci e i PontificiLe truppe austriache, chiamate dal cardinale Albani, Commissario Straordinario per le Legazioni, occupano nuovamente Bologna il 28 gennaio. Il sindaco Giacomelli esorta i cittadini ad approntare gli alloggi per gli 8.000 soldati presenti in città. Dal peso dell'ospitalità sono esentati solo gli orfanotrofi, gli istituti di beneficenza, le case dei parroci e quelle abitate da vedove. Al loro arrivo gli Austriaci, al comando del generale Radetzky, si accampano in Piazza Maggiore, davanti ai cannoni piazzati presso il Palazzo pubblico a minacciare la popolazione. Cuociono il rancio, mettendo nel brodo carne, cavolo, patate e anche candele di sego. Tra essi, i croati appaiono "unti e bisunti" (Bertolazzi) e vestono di color marrone scuro, con cinture e stivaletti di cuoio nero. Sono detti "gambini", perché portano calzoni turchini stretti alle gambe. Molto peggio degli stessi austriaci sono accolti i Cacciatori pontifici del colonnello Zamboni, mandati a Bologna di guarnigione. Reclutati "fra la feccia", nel territorio attorno a Roma, sono chiamati dal popolo i "Più Bass" (più bassi), oppure i Ciociari, o più spesso ancora i "lampionieri". Entrando in città ricevono dalla popolazione lanci di fango e una "tremenda grandinata di sassi" e molti rimangono feriti e contusi, compreso il comandante, che viene sbalzato da cavallo, dopo che ha minacciato la folla inferocita con la spada sguainata. I Pontifici raggiungono le loro caserme scortati dagli Austriaci, ma le proteste del popolo non finiscono e continueranno nei giorni successivi, costringendo i soldati tedeschi a montare la guardia ai loro quartieri. Finché questa truppa sarà infine sostituita da due reggimenti di mercenari svizzeri. Il 29 gennaio entra in città il cardinale Albani e subito viene abolita la Guardia Civica e viene intimata la consegna di tutte le armi. Nei giorni successivi sarà imposto un prestito forzoso, verranno cacciati tutti gli straneri da Bologna e chiusa l'Università.dettagli
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4 febbraio 1832Ordine di consegna delle armiIl 4 febbraio una notificazione del card. Albani minaccia tre mesi di prigione e multe ai cittadini di Bologna e provincia che non consegnino le armi entro 24 ore. Sono inoltre emanate severe disposizioni per la verifica della residenza dei cittadini e del domicilio dei forestieri. Il 5 febbraio un‘altra notificazione intima la consegna delle armi, delle uniformi e degli emblemi da parte dei componenti della disciolta Guardia Civica di Bologna e delle Legazioni.dettagli
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14 febbraio 1832Maltempo in EmiliaIn Emilia soffia una fredda tramontana, che porta le temperature abbondantemente sotto zero a Parma, Modena e Bologna. Per le continue piogge si apre un‘ampia frana a Montefiorino (MO), nei pressi del torrente Dolo.dettagli
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20 febbraio 1832Il "libro nero dei compromessi" e il Tribunale specialeNel febbraio il cardinale Albani, commissario straordinario delle Legazioni, promuove la compilazione di un “libro nero” delle persone compromesse con i moti liberali del 1821 e del 1831. Istituisce inoltre un Tribunale straordinario temporaneo per i reati politici, di cui fanno parte giudici e militari. Tra essi il capitano Stanislao Freddi, che farà uso di colonne mobili nelle provincie di Forlì e Ravenna per reprimere disordini e arrestare ladri e disertori. La polizia segreta pontificia compilerà lunghi elenchi di militari e civili, coinvolgendo anche persone innocenti nel divieto di oltrepassare i confini dello stato. Nelle liste finiranno 5.849 nomi e solo 40 dei 1.850 esuli rifugiati in Francia potranno tornare in Italia senza timore di ritorsioni. Copie del "libro nero" verranno distribuite in tutti i posti di polizia, negli uffici dei passaporti e nelle stazioni di confine. Tra le accuse registrate c'è anche l'appartenenza alle logge. La cospirazione che ha condotto al Governo delle Provincie Unite ha avuto in effetti una forte impronta massonica. In due anni la polizia segreta pontificia raccoglierà a Bologna i nomi di 1829 persone di ispirazione liberale. Nell'elenco figureranno nobili come Carlo Pepoli, schedato come uno tra i più attivi "nell’accaduta rivoluzione”, professori come Antonio Silvani e Francesco Orioli, professionisti riuniti in club organizzati e attivi. Saranno nominati “circa ottanta medici, veterinari, farmacisti e studenti di medicina o di legge”. Non mancherà la presenza popolare, con rappresentanti di ogni mestiere, compresi dieci maestri di scuola. Tra i personaggi dello spettacolo saranno coinvolti attori come Gustavo Modena e Agamennone Zappoli. Dalle indagini risulterà che alcune case, ad esempio quelle degli avvocati Zanolini e Vicini, di Paolo Costa e di Rodolfo Audinot, hanno ospitato attività sovversive. La principessa Maria Hercolani, donna Marì, segnalata come “esaltatissima in ambedue le epoche”, sarà accusata di organizzare, nel suo palazzo di Strada Maggiore, “riunioni dei più esaltati liberali contrari al Governo” e di dare aiuto economico ai fuoriusciti bisognosi. Gli zelanti tenteranno di allontanare i compromessi dalla Società del Casino, il circolo più esclusivo della città, di cui fanno parte molti liberali. Alcuni di essi chiederanno di essere iscritti, anche dopo essere stati esiliati, come soci corrispondenti.dettagli
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23 febbraio 1832I Francesi occupano AnconaIl 21 febbraio una squadra navale francese appare al largo del porto di Ancona. Il 23 i soldati francesi occupano di sorpresa la città, sbarcando durante la notte. Un proclama ai cittadini dichiara che si tratta di una “missione di pace”. Il 25 febbraio le truppe pontificie e il delegato lasciano la città, mentre il cardinale Bernetti consegna all'ambasciatore francese una nota di protesta per l'ingiusta occupazione. La diplomazia papale sfrutterà l'occupazione di Ancona come strumento di equilibrio politico di fronte alle mire sempre più pressanti dell'Austria sulle Legazioni. La città tornerà al Papa nel 1838, dopo laboriose trattative diplomatiche. Nel frattempo sarà qui costituita una combattiva sezione della Giovine Italia mazziniana.dettagli
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13 maggio 1832Caroline Unger trionfa al ComunaleIl 13 maggio va in scena al Teatro Comunale La Straniera di Vincenzo Bellini con Caroline Unger (1803-1877) come protagonista. Il contralto (poi soprano drammatico) ungherese, “sempre sublime” e “dalla voce soavissima” e il tenore bolognese Poggi ricevono strepitosi applausi e hanno l'onore di chiamate ripetute sulla scena. Lo spettacolo ha un'accoglienza ancora migliore nelle serate successive. Il successo della Unger si ripete anche nell'opera successiva, I Normanni a Parigi di Mercadante, messa in scena a partire dal 29 maggio. Nonostante il lavoro sia troppo lungo, riceve "sommi applausi" nei pezzi da lei cantati. Il 4 giugno, nella serata di beneficio, la cantante alterna arie dalle opere di Mercadante e Bellini. Per questo spettacolo di commiato il teatro è illuminato a giorno e all'ingresso si vendono ritratti e vignette con versi allusivi alla diva. Alla fine della sua cavatina, una pioggia di coroncine di fiori lanciati dai palchi ricopre il palcoscenico e la replica dell'aria è cantata dalla Unger "a furia di applausi" in un prato fiorito.dettagli
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31 maggio 1832Il tipografo Annesio NobiliIl tipografo Annesio Nobili (1777-1835) promuove a Pesaro la stampa del giornale legittimista e reazionario "La Voce della Ragione", che continuerà le sue pubblicazioni fino al 1835. La direzione è affidata al conte Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, già collaboratore della rivista modenese consorella "La Voce della verità". Il Nobili è dal 1817 "di gran lunga il più importante tipografo" a Bologna (Tavoni): la sua azienda, con nove torchi, si regge soprattutto sulle commissioni governative di moduli e materiale di cancelleria. Ha pubblicato le importanti serie degli "Opuscoli scientifici" (1817-1823) e degli "Opuscoli letterari" (1818-1820). Dal 1823 ha affidato a Giacinto Fiori la stamperia bolognese, situata in via Toschi nella casa Caccianemici, e si è ritirato a Pesaro, dove ha voluto fare “più largo impianto“. Nel 1824 Giacomo Leopardi gli ha commesso la pubblicazione dei suoi Canti, convinto che a Bologna avrebbero avuto "un'accoglienza più facile che a Roma". Durante la rivoluzione del 1831 ha stampato numerosi opuscoli patriottici e giornali politici come il “Precursore” e “La sentinella della libertà”.dettagli
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18 giugno 1832Assalto alla caserma di San GiacomoLa caserma dei Cacciatori pontifici a cavallo, situata nel convento dei Padri Agostiniani di San Giacomo, subisce un assalto armato. Il bilancio è di un morto e due feriti, tra i quali Giacomo Bertolini, figlio di un professore universitario. Il Legato scrive alla segreteria di stato che le fila della cospirazione non sono infrante e che i “faziosi” sono intenti alla loro propaganda rivoluzionaria e a spedizioni segrete di armi e denaro. In contatto con Zanolini, Silvani e Bianchetti, capi fuoriusciti del governo rivoluzionario, “non cessano di predire vicini trambusti”.dettagli
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16 luglio 1832"Serio conflitto" fuori Porta San MamoloLa sera del 16 febbraio avviene uno scontro cruento fuori Porta San Mamolo. Sono coinvolti da una parte un gruppo di mietitori, dall'altra alcuni doganieri e un carabiniere pontificio. Interviene una pattuglia di Austriaci di presidio alla porta e anch'essa è accolta da lanci di pietre. I soldati fanno fuoco e i mietitori si disperdono, lasciando un morto sul terreno.dettagli
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23 settembre 1832Il circo di Alessandro Guerra alla MontagnolaIl 23 settembre e il 4 ottobre si tiene ai giardini pubblici della Montagnola uno spettacolo equestre, aerostatico, pirotecnico della Compagnia di Alessandro Guerra (1787-1862), pioniere del circo e famoso cavallerizzo. Stando in equilibrio sul cavallo, egli fa giochi con spade e pugnali, salta attraverso botti, suona vari strumenti. La Compagnia di Guerra si esibisce in questo periodo anche all'Arena del Sole "con belli esercizi di equitazione", mentre nel prato antistante il teatro c'è un "Gran Serraglio di Belve vive". Le esibizioni con animali sono di gran moda in città. Al teatro del Corso, ad esempio, i signori Advinent dirigono cani e scimmie, che eseguono "esercizi di destrezza, equitazioni, danze sulla corda, e scene comiche". Il pubblico accorre numeroso. Alessandro Guerra ottiene grande successo con i suoi "giornalieri intrattenmenti". Nell'ambiente dello spettacolo è soprannominato "Il Furioso", per il suo impeto e il suo carattere autoritario. Dopo aver lavorato come stella del circo di Christoph de Bach, nel 1826 ne ha fondato uno proprio, chiamato Circo Romano dalla sua città natale e con esso gira l'Italia, facendo tappa a Bologna a più riprese. Nel 1853, in ristrettezze economiche, sarà costretto a vendere i suoi amati cavalli. Morirà di malattia nel 1862 e sarà sepolto alla Certosa, nella Galleria a Tre Navate.dettagli
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13 ottobre 1832Maria Malibran debutta al ComunaleMaria Felicita Garcia-Malibran (1808-1836), “particolarissimo modello della natura”, cantante di grande talento, attrice, donna di spirito e generosa, si esibisce per la prima volta al Teatro Comunale, assieme alla bolognese Sofia Dall'Occa Schoberlechner, nell'opera I Capuleti e i Montecchi di Bellini. La sua interprertazione è giudicata "sublime" e molti ricorderanno il momento topico in cui la cantante pronuncia il nome di Giulietta "con voce soffocata, affannosa, bassa e toccante", creando un effetto magico. Diverse donne a Bologna non potranno sentire la Malibran "senza venir meno". Nello stesso anno è applauditissima Ninetta nella Gazza ladra di Rossini e replicherà il successo in Tancredi. Nel 1834 gli appassionati dell'Opera la troveranno protagonista nella Sonnambula e nella Norma di Bellini e sarà riconosciuta primadonna assoluta. “Somma cantatrice che fa diventare furibonda la folla, che mette in ruina le panche del teatro come un terremoto, un'eruzione vulcanica”: così la descrive un giornale dell'epoca. Da piccola Felicita è stata educata duramente dal padre al canto, secondo il motto “La letra con sangre entra” (il sapere entra con il sangue). Ha debuttato nel 1827 a diciannove anni all'Opera di Parigi, lasciando un segno indelebile del suo talento. E' considerata una vera diva, apprezzata da grandi compositori, quali Rossini e Chopin, omaggiata ovunque: la sua carrozza è trascinata a mano come quella dei capi di stato, le strade coperte di fiori al suo passaggio. Una volta a Venezia il suo arrivo in teatro sarà salutato dalla fanfara. Morirà prematuramente, a soli 28 anni, per un eccesso di “febbre nervosa”, dopo aver dato prova di poter eccellere il tutto il repertorio del teatro d'Opera italiano.dettagli
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24 ottobre 1832"Ricciardo e Zoraide" di Rossini con Carolina PasseriniIl 24 ottobre va in scena al Teatro del Corso l'opera Ricciardo e Zoraide, con musica di Gioachino Rossini, seguita dal ballo Eteocle e Polinice, composto e diretto da Livio Morosini. Le repliche continueranno fino al 19 novembre, alternate a quelle del Barbiere di Siviglia e alle serate di beneficio del coreografo e della primadonna Carolina Passerini, accademica filarmonica a Bologna. Quest'ultima è apprezzata nelle opere di Rossini per la "bella ed estesa voce", le maniere soavi, le grazie che rapiscono. Risulta perciò "gradita oltre ogni credere al pubblico intelligente".dettagli
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novembre 1832Gli Apofasimeni e la Giovine ItaliaNei primi mesi del 1832 cominciano a circolare a Bologna i primi opuscoli della setta mazziniana “Giovine Italia”, fondata nell'agosto del 1831 a Marsiglia da Giuseppe Mazzini, mentre penetrano sempre più nei circoli intellettuali le idee progressiste di Saint-Simon e Buonarroti, provenienti dall'Europa. Dopo il convegno massonico di Aarau del luglio 1823, Filippo Buonarroti, cospiratore inesauribile, ha fondato, con la collaborazione di Carlo Bianco di Saint-Jorioz, la società segreta degli Apofasìmeni. Preso atto dell'insuccesso dei moti carbonari del 1821, le Vendite sono state trasformate in nuclei organizzati in modo militare. La setta è divisa in tende, centurie, castelli e campi, secondo il modello dell'esercito dell'antica Roma. Gli Apofasimeni, letteralmente "uomini dalla sentenza già scritta" o "condannati a morte", seguono con obbedienza assoluta gli ordini dei superiori. Hanno un nome di battaglia e sono sempre pronti al combattimento. Ogni adepto deve essere "cittadino italiano, ardito e deciso a tutto, capace di servire la patria, intraprendente, costante, ardente amatore d'Italia e disposto a sacrificare vita e averi per renderla una, indipendente e libera sotto forma repubblicana". Per un certo periodo anche Giuseppe Mazzini entra a far parte di questa associazione, da lui ritenuta ben guidata e molto affine alla Giovine Italia. A Bologna essa viene introdotta nel novembre-dicembre 1832 da Napoleone Masina (Napoleone dé Masini Pierattini, 1801-1860 ca) e si diffonde grazie all'operato di cospiratori come l'avvocato Giuseppe Galletti (1798-1873), nella cui abitazione si svolgono spesso le riunioni, Giuseppe Petroni (1812-1888), Augusto Aglebert (1810-1882), Felice Orsini (1819-1858) e Cesare Guidicini. Quasi tutti saranno arrestati nel 1834. Anche la dottrina sansimoniana penetra in città grazie a Gabriello Rossi, medico bolognese, membro della società medico-chirurgica e professore di patologia e medicina legale, privato dell'insegnamento a Urbino e a lungo esiliato in Francia dopo i moti del 1831, durante i quali ha preso "parte principale a favore dei ribelli" e ha tenuto "continuo carteggio coi primari faziosi di Bologna". La Giovine Italia di Mazzini è comunque destinata a prevalere sulle altre sette e a diventare “il centro dominante nel mondo dei cospiratori” (Marcelli). Buonarroti permetterà al conte Bianco di fondere gli Apofasimeni nella Giovane Italia. Lo stesso Bianco farà da tramite anche con la Giovane Carboneria dei “Veri Italiani”.dettagli
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dicembre 1832Centurioni e Svizzeri al soldo del PapaIl cardinale Albani organizza una milizia volontaria, reclutata fra i più perduti individui delle più abbiette classi della società. Nelle campagne delle Marche e della Romagna è aperta una leva, che attrae molti per le paghe e i titoli onorifici promessi. I Volontari pontifici, o Centurioni, hanno il compito di tenere a freno i liberali, reprimendoli duramente, "senza compassione de' pianti delle donne, e delle strida de' fanciulli". Chiamati ironicamente dal popolo “guerdia turcheina” o “bech ed legn” (becchi di legno) affiancano l'opera repressiva della polizia, secondo il sistema illegale introdotto a suo tempo a Napoli dal principe di Canosa. Devono essere pronti a "spargere il sangue" per il trionfo della religione cattolica e del Papa. Sono comandati dal colonnello Giambattista Bertolazzi e, verso la fine del 1832, raggiungeranno i 50.000 uomini. Per il mantenimento della milizia il governo pontificio spenderà somme rilevanti e sarà costretta a sottoscrivere un debito di tre milioni di scudi con il barone Rothschild. Per lunghi anni questa "sanguinaria fazione di plebe imbestiata" potrà imperversare, derubando e uccidendo, spinta da vescovi e preti alla "novella crociata", incoraggiata da impunità e non di rado da "avanzamenti di grado e decorazioni". L'azione repressiva si protrarrà per tutto il pontificato di Gregorio XVI. Assieme ai Centurioni, la Santa Sede assolderà anche due reggimenti di mercenari svizzeri,che arriveranno a Bologna il 7 febbraio 1833. Formati da soldati disciplinati e ben armati provenienti dai cantoni cattolici, pagati lautamente, saranno comandati dal generale De Sales. Al loro contingente sarà aggiunta una batteria di otto cannoni da campagna. Dopo la partenza degli Austriaci nel 1839, gli Svizzeri rimarranno a presidio di Bologna e della Romagna, assieme ad alcuni squadroni di dragoni e carabinieri italiani.dettagli