Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1834Epidemia di vaioloDurante l'anno si registra una nuova puntata epidemica di vaiolo. A Bologna sono vaccinate oltre mille persone e solo 32 di esse saranno colpite dalla malattia. Nonostante l'impegno della Commissione per la Vaccinazione, finalmente funzionante, pochi si ripresentano per i controlli e sono disponibili a prelievi a favore di altri vaccinandi. Per incentivare la pratica della vaccinazione, negli anni successivi la Società Medica Chirurgica istituirà “piccoli premi” per bambini poveri, con l'apertura di libretti presso la Cassa di Risparmio.dettagli
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1834Karl Brjullov e Antonio MuzziIl pittore russo Karl Brjullov (1799-1852), considerato assieme a Ingres il migliore ritrattista europeo, soggiorna a Bologna con l'incarico da parte dello zar di Russia di copiare la Santa Cecilia di Raffaello. Un ritratto del suo ospite, lo scultore Cincinnato Baruzzi, entrerà in seguito a far parte delle Collezioni comunali d'arte. Brjullov è considerato dal segretario dell'Accademia di Belle Arti Cesare Masini il campione della poetica del "vero di natura ma nel suo bello, nel suo perfetto". Tra i pittori di area bolognese da lui influenzati vi è Antonio Muzzi (1815-1894), insegnante all'Accademia, autore di vivaci ritratti e pittore a fresco in numerosi palazzi, chiese e teatri di Bologna. Sua è ad esempio la decorazione della volta del Teatro Comunale. Nel 1846 egli andrà in Russia, a San Pietroburgo, a "riscaldare" la sua maniera alla tavolozza di Brjullov e a quella di Alex Gavrilovic Venetsianov (Veneziani), uno dei fondatori della pittura russa moderna. Rientrato a Bologna, affiancherà l’attività artistica all’impegno politico, prendendo parte ai moti del 1849 e ricoprendo la carica di consigliere comunale dal 1859 al 1861.dettagli
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1834L'Officina meccanica CalzoniAlessandro Calzoni (1807-1855) fonda in Strada Maggiore una officina con fonderia per la fabbricazione con torchio a pressione di posate di peltro. Prima fabbrica nel bolognese ad applicare la forza del vapore nel processo produttivo, è da considere l'azienda capostipite del settore metalmeccanico, destinato ad un grande avvenire nella zona. All'inizio essa impiega circa cento operai e utilizza macchine francesi, montate e assistite da tecnici tedeschi. Nel 1838 l'officina si trasferirà nella chiesa del Carrobbio, vicino alla Mercanzia, con ingresso in via Castiglione n. 7. Gli affari vanno molto bene e ormai altre lavorazioni affiancano quella delle posate: stampi di candele, lucerne, lumi ... Alessandro sarà stimolato a migliorare la sua cultura tecnica dopo la visita alla grande Esposizione industriale londinese del 1851. Purtroppo, però, morirà prematuramente nel 1855, lasciando l'azienda ai figli Alfonso e Costantino. Nel 1863 la Calzoni, già notevolmente sviluppata, si trasferirà agli Orti Garagnani, tra le attuali via Pietramellara e Boldrini. Nel 1876 otterrà il brevetto per un torchio a leva multipla ad azione continua che avrà applicazione diffusa nel settore agricolo. Alla fine del secolo la Calzoni sarà una delle aziende leader nel mondo per la meccanica di precisione.dettagli
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1834L'Unione ausiliaria degli Orefici e dei GioiellieriViene fondata l'Unione ausiliaria del ceto degli Orefici e dei Gioiellieri. Sua finalità è raccogliere "spontanee offerte pecuniarie" per formare un deposito con il quale soccorrere i soci che per infermità o vecchiaia non possono più mantenersi con il loro lavoro, tanto da essere costretti a elemosinare. Possono iscriversi orefici, gioiellieri e argentieri che non siano affetti da malattia e non abbiano più di trent'anni. Il contributo da versare è molto tenue. Nel 1862 i soci ammalati riceveranno una lira e 25 centesimi al giorno per le malattie acute e 65 centesimi per le croniche. Il sussidio varierà in ragione della consistenza dei fondi sociali.dettagli
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1834Restauro della Fontana del Nettuno e della Fontana VecchiaLa "magnifica" Fontana del Nettuno e la fontana addossata al palazzo comunale in via dei Vetturini, detta Fontana vecchia, hanno bisogno "di ristauri a giusta e decorosa conservazione di oggetti d'arte, ed a pubblica comodità". I lavori cominciano nel 1834 a cura del Municipio. Fino al 1841 vengono spesi oltre 3.000 scudi.dettagli
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1834L'inventario dell'Archivio DemanialeViene effettuato un inventario generale dei documenti delle corporazioni religiose soppresse in periodo napoleonico. Essi sono conservati presso l'ufficio del demanio, lo stesso che ne gestisce i beni immobili. Si tratta di oltre 9.000 unità d'archivio, delle quali fanno parte anche i più antichi documenti bolognesi conosciuti, quali le concessioni fondiarie dell'abbazia di Santo Stefano e di altri conventi benedettini, databili tra il X e l'XI secolo. Dal luogo che custodirà queste carte - fino al loro deposito all'Archivio di Stato nel 1877 - il complesso manterrà il nome di Fondo Demaniale. L'inventario del 1834 in quattro tomi “riporta, per ciascuna unità archivistica, l'indicazione sommaria del rispettivo contenuto e gli estremi cronologici“. Pur contenendo qualche imprecisione, sarà comunque un utile strumento per la consultazione dei documenti.dettagli
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4 gennaio 1834Muore il pittore Mauro GandolfiMauro Gandolfi (1764-1834), pittore, disegnatore e incisore “a taglio reale”, muore il 4 gennaio, stroncato da una malattia di petto. Figlio e allievo di Gaetano Gandolfi (1734-1802), ha dimostrato fin da giovane un'indole irrequieta che l'ha portato spesso in viaggio lontano da Bologna. Tra il 1794 e il 1797 fu professore di figura all'Accademia Clementina. La passione politica lo coinvolse negli avvenimenti seguiti alla venuta di Bonaparte. Partecipò il 18 ottobre al primo congresso cispadano ed ebbe l'incarico di dipingere la bandiera nazionale. Nel triennio giacobino fu responsabile delle feste patriottiche, da lui dirette "usando ognora la più severa economia". Ricoprì gratuitamente diverse cariche pubbliche: fu Giudice di Pace e Ispettore ai teatri e agli spettacoli, e amministratore di vari istituti di beneficenza. Compì diverse opere pubbliche: dal progetto per il nuovo cimitero monumentale, alla sistemazione dei portici e della pubblica illuminazione. Come pittore fu chiamato a partecipare alla principale impresa decorativa del periodo giacobino, il soffitto della sala delle Udienze nel palazzo pubblico con la Glorificazione della Repubblica Cispadana. L'attività di incisore e acquarellista continuò con profitto anche nei primi decenni dell'Ottocento, un periodo che lo vide spesso all'estero: a Firenze, Parigi e persino in America. L'incisione, in particolare, fu considerata da Gandolfi, contro l'opinione dominante, come "un'arte meritevole di un seggio suo proprio ed emancipata per così dire dalla pittura".dettagli
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15 gennaio 1834A Bologna ci sono 4.000 pianofortiSecondo un “eccellente maestro e professore” ci sono a Bologna circa 4.000 pianoforti, di cui la metà provengono dalle più rinomate fabbriche di Vienna. In città sono attive tre fabbriche: la Rasori, la Barbieri e la Lambertini. Quest'ultima, avviata da alcuni anni con 40 operai, produce strumenti di buona qualità, tanto che non pochi di essi vengono esportati in diversi stati italiani. Non c'è da meravigliarsi se, con tante persone che suonano e si esercitano, Bologna abbia fama di orecchio fino in fatto di musica, cosa che “fa tremare ogni e più celebre cantante” si presenti per la prima volta sulle scene cittadine.dettagli
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3 febbraio 1834Dopo la fallita spedizione mazziniana in Savoia la Giovine Italia scompare a BolognaAlcune centinaia di fuoriusciti italiani, con l'aiuto di elementi polacchi e francesi, entrano il 3 febbraio nella Savoia, con l'intento di sollevare i contadini e abbattere la monarchia sabauda. La spedizione è finanziata da Giuseppe Mazzini (1805-1872) con fondi raccolti tra i patrioti italiani - per circa un terzo dalla nobile rivoluzionaria Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808-1871) - ed è guidata dai generali Gerolamo Ramorino (1792-1849), ex ufficiale napoleonico e protagonista dei moti carbonari del 1821, e Carlo Angelo Bianco (1798-1843), anch'egli implicato nella cospirazione del 1821 e aderente alla Giovine Italia. L'azione, ben conosciuta e controllata dalla polizia, fallisce sul nascere. L'unico episodio di rilievo è l'azione di una colonna di insorti a Les Échelles, che occupa la locale stazione dei carabinieri, ma subito viene respinta in Francia dalla guarnigione piemontese di Le Pont-de-Beauvoisin, lasciando tre morti e due prigionieri, che saranno poi processati e fucilati. All'arrivo delle notizie dalla Savoia, i mazziniani bolognesi decidono di interrompere ogni contatto con i cospiratori all'estero e di sciogliersi dall'obbligo di seguire i loro progetti. Nel 1834, a Bologna, la Giovine Italia praticamente non esiste più. Seguiranno alcuni anni di pausa, in cui la cospirazione mazziniana sarà "di fatto sopita e resa impotente", soprattutto per lo stretto controllo militare austriaco sullo Stato pontificio.dettagli
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11 febbraio 1834Il Canale della Botte alla Beccara NuovaSull'argine destro del Reno, nei pressi della foce del Saiarino, è realizzata una nuova chiavica in muratura, detta Beccara Nuova. Essa consente lo scarico del Canale della Botte, creato nel '700 nel corso della bonifica pontificia della Bassa bolognese. E' un grosso collettore che, partendo da Malalbergo, riunisce gli scoli del IV Circondario (Lorgana, Fossatone, Fiumicello e Zena), passando poi in botte sotto l'Idice e attraversando il territorio del V Circondario. Dagli anni Venti lo scavo di un canale - chiamato Regolatore - concesso dal Legato card. Giuseppe Albani, ha permesso lo scarico, durante le piene, di una parte delle sue acque nella Cassa di Colmata d'Idice e Quaderna. L'interrimento del Reno alla Beccara Vecchia ha infine indotto il prolungamento del Canale della Botte di qualche chilometro verso est e la costruzione del nuovo manufatto idraulico. Nonostante questa sistemazione, la situazione idraulica del comprensorio posto tra il Navile e l'Idice negli anni seguenti peggiorerà ancora, tanto che nelle sue zone più depresse sarà possibile impiantare solo risaie o altre colture umide.dettagli
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20 febbraio 1834Furto di un'armilla d'oro nel museo antiquarioIl 20 febbraio in tarda mattinata una mano ignota ruba nel museo antiquario dell‘Università una preziosissima armilla o braccialetto d‘oro. Fu trovata nel 1758 da un mendicante, mentre pescava in riva al Reno al Passo del Trebbo e venne acquistata per 40 zecchini - data anche la scarsa qualità dell’oro - dall‘allora Priore del Gabinetto di Antichità Giambattista Bianconi. Nel 1810 venne descritta dal prof. Filippo Schiassi. Di fattura piuttosto rozza, vi erano scolpiti “bruttissimi ceffi”, esseri mostruosi, draghi e serpenti, che apparivano “avviticchiarsi insieme, e afferrarsi, e mordersi l'un l'altro". Secondo l‘esperto antiquario forse era stata portata a Felsina da uno “di que‘ nostri antichi Etruschi”, forse era invece di epoca longobarda. Per altri era “indubitatamente gallica”. Purtoppo non ne rimarrà “più che un getto di gesso”.dettagli
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31 marzo 1834Va in scena l' "Otello" di Rossini. In delirio per la MalibranIn primavera si tiene al Teatro Comunale una memorabile esecuzione dell'Otello, ossia il Moro di Venezia di Gioachino Rossini, con Lorenzo Bonfigli, Paolo Ceresini nel ruolo di Jago e la grande Maria Malibran in quello di Desdemona, “amante e sposa occulta”. Il capolavoro del maestro pesarese debuttò a Napoli nel 1816, ricevendo le lodi del regio soprintendente don Giovanni Carafa, che parlò di musica superba, "di un totale trionfo". Pochi anni dopo Franz Schubert commentò così: "Impossibile negare a Rossini un genio straordinario. La strumentazione è spesso originalissima, e così il canto". A Bologna l'opera è andata in scena per la prima volta il 20 gennaio 1827, sempre al Teatro Comunale. La Malibran ottiene in questa occasione un grande trionfo: il giornale “L'Eco” parla del suo canto come di “arte che gareggia con la natura”. “L'ammirazione e il compianto” trascinano gli spettatori “all'entusiasmo di emozione, e per lo esclamare e applaudire”. Le esibizioni della Malibran nella stagione di primavera, in vari teatri cittadini, costituiscono un momento centrale della vita culturale bolognese. Il pubblico mostra “brama avidissima di rivederla e risentirla in ogni giorno”. L'apparire della "Donna del Canto" è considerato un "gran beneficio", che merita gli "omaggi dell'universale". Il 23 aprile si terrà al Comunale una serata a beneficio della Malibran, che canterà la Norma di Bellini e ognuno degli spettatori mostrerà “in volto e negli atti di sentire profondamente le dolcezze d'Amore”.dettagli
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giugno 1834La collezione di modelli e strumenti scientifici di Giovanni AldiniE' rilevata e inventariata la collezione di modelli di macchine e strumenti - “sola e prima dello Stato Pontificio” - lasciata al Comune di Bologna dal prof. Giovanni Aldini (1762-1834) - morto a Milano il 17 gennaio - "all'oggetto di formare e porre in attività un Gabinetto" utile soprattutto agli operai e ai tecnici per la conoscenza delle principali macchine esistenti. Il falegname Filippo Ferrari cura le parti in legno e fabbrica gli armadi in cui gli apparecchi verranno conservati, mentre Cesare Amadori, meccanico presso il Gabinetto di Fisica dell'Università, identifica e valuta i vari pezzi. In ottobre vengono aggiunti alla raccolta altri 26 oggetti trovati nella residenza milanese di Aldini. La collezione arriva così a comprendere 538 oggetti ed è sistemata nelle sale dell'Archiginnasio, in particolare nella grande aula all'estremo angolo dell'edificio verso Borgo Salamo, che nel 1842 ospiterà la prima esecuzione dello Stabat Mater di Rossini. Accanto agli apparecchi utilizzati nei gabinetti di Fisica Sperimentale - ad esempio per gli studi sull'incombustibilità - vi sono modelli di macchine, come il torchio, la leva idraulica, la macchina di Watt, strumenti per le ricerche sull'elettricità, mentre altri oggetti, come il vestito ignifugo e il parafulmine, rappresentano invenzioni e novità tecniche. La collezione personale di Aldini risulterà però in parte inadeguata per la Scuola “Aldini” di fisica-meccanica. Verrà quindi presentato il progetto per l’allestimento di un Gabinetto più funzionale. Esso comprenderà un corredo di macchine semplici analoghe a quelle delle botteghe esistenti, una dotazione “degli organi relativi alla trasformazione dei movimenti” e una serie di macchine complesse. Dal 1843, con l'aiuto di artigiani e aziende locali, la dotazione del Gabinetto di Macchine sarà aumentata, ma una parte dei modelli previsti non verrà realizzata. Dopo il 1847, con il trasferimento delle Scuole Tecniche in via dé Poeti, il Gabinetto Aldini rimarrà custodito all'Archiginnasio. Isolato dai corsi, perderà in gran parte la sua funzione di supporto alla didattica.dettagli
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7 giugno 1834Chiude il Collegio ComelliCon delibera datata 7 giugno 1834 l'Amministrazione nominata dall'Arcivescovo decreta la chiusura del Collegio Comelli, in attività da oltre un secolo e mezzo. Fu fondato nel 1663 dal nobiluomo Domenico Comelli per il mantenimento agli studi di alcuni giovani bolognesi meritevoli, sull'esempio del collegio fondato da Giovanni Jacobs per i Fiamminghi. Nel 1665 gli eredi Comelli, esecutori delle volontà testamentarie di Domenico, avevano acquistato in strada Maggiore n. 71 “una grande e nobile casa”, che rimarrà a disposizione dell'istituzione fino al 1922. Avevano comprato inoltre una tenuta tra Minerbio e Bentivoglio, i cui proventi serviranno per secoli a sovvenzionare l'attività del Collegio. Dal 1834 i giovani non saranno più mantenuti nell'antica casa, ma riceveranno una borsa di studio, rimanendo presso le loro famiglie. Più avanti anche questa forma di assistenza sarà sostituita da premi di laurea.dettagli
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31 luglio 1834Uragano nel bologneseLe campagne del bolognese vengono devastate da un uragano. Cade fitta la pioggia, assieme a lampi e tuoni. La grandine provoca sensibili danni alle colture. Un turbine fa cadere "a soqquadro" il tetto mobile presente nella gran sala di osservazione dello Stabilimento Astronomico dell'Università. Alcuni strumenti antichi vengono danneggiati.dettagli
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10 agosto 1834Giuseppe Ferlini distruttore di piramidiOttenuti i necessari lasciapassare, il bolognese Giuseppe Ferlini (1797-1870), ufficiale medico dell’esercito egiziano, parte assieme al socio albanese Antonio Stefani e a “una mano di negri e di servi stipendiati” alla volta di Meroe, tra l’Egitto e il Sudan, dove nel 1821 il naturalista francese Frédéric Cailliaud ha rinvenuto alcune decine di piramidi “in buone condizioni”. Il suo intento è esplorare le rovine a caccia di reperti archeologici e tesori nascosti. Arrivato sul posto, comincia ad abbattere “senza gran frutto” alcune piramidi minori. Rivolge quindi la sua attenzione alla piramide più grande di Meroe, appartenuta alla regina Amanishakheto, della quale “con l’opera di trecento uomini del deserto” demolisce la cuspide “per non pochi piedi di altezza”. Sotto una bara “di legno intagliato con simboliche figure” trova alcuni vasi con oggetti d’oro, cammei, pietre lavorate. Dopo alcuni altri giorni di scavi, Ferlini dovrà sottrarre il tesoro dalle brame degli operai “escavatori”, descritti come “semibelve, ormai pressoché ammutinate”. Partendo di notte in tutta fretta, fuggirà attraverso il Nilo e il deserto, giungendo al Cairo nel pieno di una pestilenza. Riuscirà infine a imbarcarsi per l’Italia e a tornare a Bologna, dove pubblicherà un catalogo degli oggetti trovati in Nubia. Una parte di essi saranno venduti a Re Ludwig di Baviera, un’altra al Nuovo Museo di Berlino, dopo un infruttuoso tentativo fatto a Londra presso il British Museum. Alcuni facsimili in oro andranno ad arricchire il Museo Egizio di Torino. Dopo la morte avvenuta il 29 dicembre 1870, Ferlini sarà sepolto in Certosa. Sulla sua tomba una lapide lo ricorda così: Giuseppe Ferlinimedico soldato geografo archeologopercorse dal 1815 al 1836la Grecia l’Egitto la Nubiaonde portò in patriail tesoro della maggior piramide di Meroeda lui primamente esplorata La responsabilità della distruzione di oltre quaranta piramidi nubiane, anche con l’uso di esplosivi, ovviamente non è riportata.dettagli
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4 ottobre 1834Forte scossa di terremotoLa sera del 4 ottobre alle 20, mentre il pubblico affluisce al Teatro Comunale per la rappresentazione della Norma di Bellini, è avvertita una forte scossa di terremoto della durata di circa 8 secondi, prima ondulatoria e poi sussultoria, preceduta da un "fortissimo sibilo". Il sisma danneggia alcuni strumenti della Specola astronomica dell'Università. Si registrano "notevoli danni a non pochi fabbricati": lesioni ai muri e caduta di cornicioni e camini. Nel corso dell'anno la terra ha tremato a Bologna altre due volte: il 14 febbraio in piena notte con una forte scossa durata circa 10 secondi e, più leggermente, la mattina del 4 luglio.dettagli
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20 ottobre 1834Rosa Taddei al Teatro del CorsoIl 20 ottobre al Teatro del Corso si tiene la prima accademia di poesia estemporanea di Rosa Taddei (1799-1869), Accademica Tiburtina, in Arcadia Licori Partenopea, celebre improvvisatrice di versi, interprete di un genere di gran moda e praticato per diletto anche nei salotti delle classi alte. Rosina ha già improvvisato a Bologna nel 1817, ancora giovanissima, al teatro Contavalli. Tra il 1834 e il 1835, nonostante problemi di salute, terrà ben nove accademie al Corso, registrando sempre il tutto esaurito. E' nata in una famiglia di attori: il padre Francesco è stato per trent'anni capocomico, il fratello Luigi (1802-1866) è un attore famoso ed è anche pittore e poeta. Dopo aver debuttato a 17 anni, si è affermata come una delle più belle e talentuose attrici tragiche in Italia, oltre che come poetessa estemporanea. Sarà accolta a Roma nell'Accademia degli Arcadi e aggregata ad altri illustri sodalizi italiani.dettagli
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5 novembre 1834Giuditta Pasta trionfa nell' “Anna Bolena”Il 5 novembre al Teatro Comunale va in scena l'Anna Bolena di Donizetti, cantata da Giuditta Pasta (1797-1865), celebre mezzosoprano e soprano d'agilità. L'opera è stata composta appositamente per lei dal maestro bergamasco e ha debuttato con strepitoso successo il 26 dicembre 1830 al Teatro Carcano di Milano. L'interpretazione della diva suscita il più vivo entusiasmo nel pubblico bolognese e le poesie in suo onore “si moltiplicano tutti i giorni ed in tutti i metri”. Desta grande impressione anche nel pittore russo Karl Brjullov, ospite in questo periodo sotto le due torri, che dipingerà un "ritratto intero e al vero della celebre cantatrice Giuditta Pasta negli abiti di Anna Bolena, e nel delirio per la perduta corona d'Inghilterra". Il quadro entrerà in seguito nelle collezioni del Teatro alla Scala di Milano. I giornali sottolineano che nessun teatro, come il Comunale di Bologna nel 1834, ha mai avuto la fortuna di ospitare nello stesso anno i due “prodigi della musica”, la Malibran e la Pasta, considerate le migliori cantanti liriche del secolo. Entrambe hanno interpretato la Norma di Bellini: la Malibran il 23 aprile, la Pasta il 30 settembre, assieme a Donzelli (“magnifico spettacolo” e trionfo per entrambi). Il 17 novembre la Pasta sarà protagonista anche alla Società del Casino, dove parteciperà, assieme al tenore Domenico Donzelli, ad un'accademia di musica vocale e strumentale.dettagli