Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.
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1831La Loggia massonica "Concordia"Tra il 1831 e il 1848 opera a Bologna la Loggia massonica “Concordia”. Le riunioni si tengono di solito passeggiando a notte inoltrata all'interno della Certosa, con la complicità di alcuni impiegati, quali l'ispettore Carlo Sibaud e il pittore Raffaele Brasa, addetto alle tumulazioni. Tra gli affiliati vi sono Francesco Guerzi, ex segretario del principe Astorre Hercolani, che nel 1860, ormai ottantenne, riunirà i massoni appartenenti alle logge clandestine e fonderà la “Concordia Umanitaria”, il padre barnabita Ugo Bassi e Livio Zambeccari (1802-1862), figlio del famoso aeronauta Francesco, con la dignità di Venerabili. Quest'ultimo dovrà fuggire dall'Italia come compromesso nei moti carbonari e combatterà in Spagna e Argentina. In qualità di segretario di Bento Goncales, presidente della repubblica di Rio Grande, sarà arrestato e rimarrà per un certo tempo prigioniero in Sudamerica. Seguirà quindi Garibaldi in Italia, partecipando a tutte le sue campagne e dopo l'Unità contribuirà alla rinascita della Massoneria.dettagli
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1831Villa Belpoggio-BaciocchiSu progetto di Filippo Antolini è edificata fuori porta Santo Stefano in località Belpoggio la villa di Felice Baciocchi, principe di Piombino ed ex marito di Elisa Bonaparte. Fa parte, assieme alla Palma e al Castello, già possessione dei Malvezzi, di un sistema di tre edifici adibiti a villeggiatura. La posizione sopraelevata e le belle linee neoclassiche danno al Belpoggio una preminenza sulle altre costruzioni. Il principe e la figlia si trasferiscono qui in estate, quando lasciano la loro “reggia” di città, l'antico palazzo Ruini Ranuzzi, famoso per le splendide feste, che allietano la migliore società bolognese. Anche la villa di Belpoggio è sontuosa: vi sono due facciate, di cui quella verso la città ha un pronao sormontato da un timpano triangolare e chiuso in basso da una balconata come un belvedere. L'interno è ricco di stucchi e tutto è pervaso da una raffinata eleganza. Il comfort della villa e la bella natura intorno rendono il principe - per dirla con il medico-poeta Vincenzo Valorani - "pago assai più che in Signoria di Stato".dettagli
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1831La collezione egiziana di Pelagio PalagiPelagio Palagi acquista da Giuseppe Nizzoli, ex cancelliere del console austriaco ad Alessandria d'Egitto, una collezione di oggetti egizi, composta tra il 1817 e il 1828. Anche dopo questo consistente acquisto, Palagi continuerà a raccogliere singoli reperti, fino a mettere assieme oltre 3.100 pezzi, tra i quali i rilievi della tomba di Horemheb a Sakkara e diverse mummie, sarcofaghi, bronzi e papiri di epoche e provenienze diverse. Anche come artista, Palagi testimonierà il fascino esercitato su di lui dalla civiltà egizia: la moda neoegiziana è peraltro molto diffusa in Europa tra le classi colte, dopo le campagne napoleoniche e la successiva conquista inglese.dettagli
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1831La Congregazione sussidiaria degli ArtieriViene fondata a Bologna la Congregazione sussidiaria degli Artieri e Uniti, con lo scopo di aiutare i lavoratori in difficoltà, dando "sussidi agli infermi acuti, cronici ed impotenti al lavoro". Ogni socio è tenuto a versare una tassa annua e inoltre un contributo di 25 centesimi in occasione delle principali festività. Nel 1866 conterà oltre 150 aggregati.dettagli
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15 gennaio 1831Apre il teatro BrunettiL'ing. Antonio Brunetti ha acquistato nel 1822 lo spazio del vecchio teatro privato San Francesco Saverio, situato nell'antico palazzo del Giglio, in via Cartolerie, già sede del Collegio dei Nobili, ricavandone una sala per spettacoli di marionette e per recite di attori dilettanti. Il 15 gennaio 1831, dopo un anno di lavori, il teatro, del tutto ristrutturato, è inaugurato in via non ufficiale. La sera della prima rappresentazione - una commedia recitata da una società di dilettanti (Monti, Zappoli, Sabbatini e altri) - il numeroso pubblico ha modo di ammirare l'eleganza della sala, illuminata da centinaia di candele. Attorno alla scena sono distribuiti quattordici palchetti divisi in tre ordini. L'interno dei palchi, le ringhiere e il soffitto sono dipinti “con buon gusto e eleganza”. L'insieme è “veramente magnifico”. L'aggravarsi della situazione politica impedirà, però, l'apertura a pagamento della nuova sala. La licenza arriverà solo molti anni dopo, nel 1860. Nel frattempo saranno date “rappresentazioni a scopo filantropico da parte di compagnie di dilettanti” (Bortolotti), in un periodo di grande impegno civile e politico. In deroga al divieto di un suo uso “venale”, per alcuni anni il teatro sarà concesso in gestione al marionettista Onofrio Samoggia.dettagli
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4 febbraio 1831Successo de “La prova di un’opera seria” di Gnecco al ContavalliIl dramma giocoso La prova di un’opera seria, del compositore genovese Francesco Gnecco (1769-1811), considerato “una delle più realistiche, intelligenti e riuscite” parodie del mondo teatrale operistico, è messo in scena con “brillantissimo successo” al Teatro Contavalli. Tutti i cantanti ottengono l’onore della chiamata in proscenio. Lodati in modo particolare la debuttante Luigia Bertelli “coronata d’applausi dopo la sua cavatina di sortita” e “i buffi comici signori” Lombardi e Orlandi, autori di un bel duetto nel secondo atto. La compagnia dei virtuosi del Teatro Contavalli è definita “veramente compita” dal critico della rivista “Teatri, Arti e Letteratura”.dettagli
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4 febbraio 1831Una rivoluzione municipaleLa mattina del 4 febbraio arriva in città la notizia che a Modena il duca ha fatto arrestare Ciro Menotti (1798-1831), capo della locale carboneria. Il Pro Legato mons. Paracciani Clarelli, che sostituisce il Legato cardinale Bernetti andato a Roma in Conclave, chiama a consiglio i conti Cesare Bianchetti, Carlo Pepoli, Alessandro Agucchi e il Senatore Francesco Bevilacqua Ariosti (che ricoprirà per breve tempo la carica di podestà), con l'intenzione di prevenire una rivoluzione a Bologna. Li informa di quanto accade e chiede loro un parere. Essi affermano di rappresentare solo il ceto nobiliare e che occorre convocare anche dei “cittadini”. Vengono subito proposti il prof. Francesco Orioli e gli avvocati Antonio Silvani, Giovanni Vicini (1775-1845) e Antonio Zanolini (1791-1877), tutti esponenti della locale massoneria (Orioli, nelle sue memorie, lo negherà). Intanto in città i liberali si uniscono e cominciano a gridare per le strade. Gruppi di giovani muovono dalla gran sala del caffè Spisani, vicino a San Pietro, “risoluti di andare a rivolgere lo Stato”. Il Pro-Legato si convince a costituire, con i consiglieri convocati, una commissione provvisoria. Orioli va a parlare nei caffè dove la folla è in fermento fino a tarda sera, e col suo discorso riporta la calma. Il giorno successivo il tricolore sventola nei quattro quartieri e sul Palazzo della Legazione. Due grandi bandiere sono issate su carri scortati dalla Guardia Nazionale a sciabola sguainata e collocate sulla torre Asinelli. I giovani accorrono ovunque armati, ma la giornata trascorre in allegria. Secondo alcuni “pare più una mascherata che una rivoluzione”. Alla sera i teatri sono aperti: una bandiera tricolore è salutata da evviva e dalla Marsigliese: “Col verde, bianco e rosso la bandiera s'innalzò". Uomini, donne, soldati, e anche preti portano la coccarda tricolore. La Commissione si costituisce in Governo Provvisorio presieduto da Giovanni Vicini e si riunisce in seduta permanente. I facchini e la plebe sono tenuti a freno con le elemosine. Il cambio di governo avviene a Bologna in modo pacifico, senza spargimento di sangue. I capi del Governo Provvisorio, vecchi nostalgici napoleonici e esponenti della corrente moderata, non aspirano a rivolgimenti radicali, ma solo ad ottenere uno spazio laico nella gestione dello Stato pontificio, fidando tra l'altro nel non intervento dell'Austria. Una delle esigenze più sentite - un vero e proprio paradosso in periodo rivoluzionario - è quella dell'ordine pubblico. Ai pontefici è rimproverata la mancanza di sicurezza per le strade e la corruzione nei pubblici uffici. In un primo tempo il governo romano non sembra preoccuparsi troppo degli avvenimenti bolognesi: il "torbido" sembra prodotto "dal calore del carnovale, che si sarebbe raffreddato in quaresima". Pochi giorni più tardi, però, la rivolta sarà ai confini del Lazio.dettagli
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5 febbraio 1831Cala il prezzo del sale. Invito a tenere illuminata la cittàIl 5 febbraio la Commissione Governativa riduce il prezzo del sale, si conferma al governo e invita i cittadini a illuminare le strade di notte per motivi di pubblica sicurezza e come espressione di soddisfazione per i cambiamenti avvenuti. Lo stesso giorno viene arrestato e recluso in San Giovanni in Monte l'Ispettore capo della polizia Luigi Tartarini. La sera il Pro-Legato Paracciani Clarelli parte per Roma. Francesco Orioli commenta ironicamente che il prelato “ha portato a compimento quella rivoluzione che credeva di prevenire”.dettagli
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5 febbraio 1831Muore l'architetto Giuseppe TubertiniMuore Giuseppe Tubertini (1759-1831), già architetto capo e pubblico ingegnere del Comune di Boogna. Tra le sue opere più note vi sono la cupola della chiesa di Santa Maria della Vita (1787), visibile da Piazza Maggiore, la sala del Pantheon alla Certosa, lo Sferisterio (o Gioco del Pallone) e il palazzo delle Scuole Pie, adiacente al convento di San Domenico. Mentre l'edificio del Giuoco del Pallone (1822) ha un prospetto in puro stile neoclassico, caratterizzato da un pesante ordine dorico, la più tarda sede delle Scuole Pie (1838) riprende le forme architettoniche del Rinascimento, echeggiando lo stile del vicino palazzo Ranuzzi Baciocchi, da alcuni attribuito al Palladio.dettagli
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5 febbraio 1831Insorgono le città emiliane e romagnoleLa rivoluzione si propaga “come lingua di fuoco” (Natali): il 5 febbraio Modena insorge e costringe il principe Francesco IV a ritirarsi con l'esercito e l'artiglieria. Il moto coinvolge Parma, abbandonata da Maria Luisa d'Austria, dopo che essa si è rifiutata di sottoscrivere la nuova costituzione liberale. Nel territorio delle quattro legazioni l'insurrezione si estende rapidamente: da Ferrara fugge il prolegato; un governo provvisorio è creato anche a Urbino e Pesaro. Si proclama però solennemente il rispetto per la religione e la proprietà privata. Imola e Faenza cadono senza combattere: i comandanti lasciano le città, mentre le truppe indossano nastri tricolore. A Forlì e ad Ancona, invece, i papalini oppongono una certa resistenza. Nel capoluogo romagnolo i soldati intraprendono un conflitto a fuoco con i rivoltosi: quattro soldati e un avvocato forlivese rimangono uccisi. A Bologna vengono abbattute le insegne papali ed è innalzata la bandiera tricolore bianca rossa e verde, dichiarata bandiera nazionale, in cima alla torre Asinelli e sul campanile della chiesa di San Michele in Bosco. I comandanti delle truppe pontificie lasciano la città, mentre i soldati indossano la coccarda tricolore e si schierano per la rivoluzione. E‘ costituito un governo provvisorio con a capo Giovanni Vicini (1771-1845), già magistrato nel periodo napoleonico. Il principe Baciocchi offre 800 scudi romani “per gli armamenti e per la difesa”.dettagli
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7 febbraio 1831Nuovo Catechismo per la costituzioneViene stampato il 6 febbraio - e diffuso a Bologna il giorno successivo - un Nuovo catechismo pel 1831, che illustra il modo per ottenere la costituzione, intesa come legge “fatta dai rappresentanti del popolo” e non come concessione del sovrano. Se i re non la vogliono, recita lo scritto, bisogna costringerli con la rivoluzione. Essa andrà poi difesa dagli attacchi dei sovrani esteri ostili armando una Guardia Nazionale nelle città e nelle campagne. La Guardia Nazionale armata, formata da "militari apparenti" (De Benedictis), sarà un elemento essenziale della "rivoluzione dei 44 giorni" a Bologna e continuerà ad esserlo fino all'inizio del 1832, con la denominazione, imposta dal potere pontificio restaurato, di Guardia Civica e Forese.dettagli
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7 febbraio 1831Rossini in primo piano al Teatro ComunaleAl Teatro Comunale sono previste alcune opere di Gioachino Rossini, con compagnie di canto scelte da lui stesso. Il 7 febbraio va in scena Eduardo e Cristina, che ha già ottenuto grande successo a Venezia nel 1819. Poi è la volta di Otello, con il grande Domenico Donzelli - giudicato “l'unico vero tenore” dell'epoca - nella parte del Moro di Venezia. Segue l'opera Semiramide, in cui fa furore la primadonna Marietta Albini, detta “la Napoleona”. Il 3 marzo, in piena rivoluzione, è eseguito un Inno italiano composto - all'insaputa di Rossini, che in questo periodo risiede a Parigi - con la musica di uno dei cori del Guglielmo Tell.dettagli
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7 febbraio 1831"Veemente discorso" di Federico Pescantini al Teatro ComunaleLa sera del 7 febbraio duecento giovani inquadrati nella Guardia Nazionale invadono il palcoscenico del Teatro Comunale, preceduti dal tricolore. L'avvocato Federico Pescantini (1802-1875), allievo di Paolo Costa, pronuncia un “veemente discorso” sui pregi della libertà, che sarà poi dato alle stampe con il titolo La notte del 4 febbraio 1831 in Bologna. Al termine recita una scena della Francesca da Rimini di Pellico. Terminati gli effimeri moti del '31, Pescantini, colpito da condanna, andrà in esilio in Francia, Inghilterra e Svizzera. A Parigi fonderà il giornale bilingue "L'Esule", al quale collaboreranno alcuni fuoriusciti dallo Stato Pontificio: Francesco Orioli, Piero Maroncelli, Terenzio Mamiani, Gioacchino Napoleone Pepoli tra gli altri.dettagli
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8 febbraio 1831Spuntano come funghi i giornali della rivoluzioneL'8 febbraio la "Gazzetta di Bologna" cambia nome e diventa "Monitore Bolognese", con un formato più grande e una nuova redazione. Sulla testata fa bella mostra il Leone di Bologna, rampante sulla bandiera della Libertà. Il giornale ora affianca una parte ufficiale ad una non ufficiale e, nell'appendice a piè pagina, separa gli scritti ameni dal notiziario. Prima del ritorno degli Austriaci, i giornali della rivoluzione spuntano come funghi: "Il Precursore" di Ippolito Benelli, "Il Moderno Quotidiano Bolognese", "La Sentinella della Libertà", stampato nella tipografia di Annesio Nobili e curato dall'avvocato Giuseppe Gabussi, la "Pallade Italiana" parlano di libertà e sostengono il rivolgimento presente. Sul "Precursore" Luigi Pescantini scrive articoli, che istigano ad armarsi per abbattere il governo pontificio e saranno definiti i "più perniciosi e rivoluzionari". La "Pallade", redatta con grande retorica dal prof. Paolo Costa, è l'organo del battaglione universitario bolognese e porta come motto: "Illuminate i popoli e diverranno liberi". Attraverso le sue pagine gli studenti chiedono riforme e incalzano l'attività della Commissione di governo e del governo rivoluzionario. Dopo il ritorno degli Austriaci, il direttore del "Monitore" Carlo Monti, definito "ricredulo" dal "Libro dei Compromessi", tornerà e dirigere la "Gazzetta Privilegiata di Bologna".dettagli
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8 febbraio 1831Dichiarato decaduto il potere temporale del PapaIl Governo Provvisorio di Bologna emette un proclama in cui dichiara che “il Dominio Temporale che il Romano Pontefice esercitava sopra questa Città e Provincia, è cessato di fatto e per sempre di diritto”. E' annunciata la convocazione dei Comizi generali del Popolo per scegliere i Deputati che debbono formare un nuovo Governo “stabile e legittimo”. I firmatari dello storico documento sono Giovanni Vicini, Presidente, il marchese Francesco Bevilacqua Ariosti, Cesare Bianchetti, Antonio Silvani, Francesco Orioli, Carlo Pepoli, Alessandro Agucchi e Antonio Zanolini.dettagli
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8 febbraio 1831La Guardia civica e l'esercito popolareSi costituisce il Comitato dei Tre per l'organizzazione dell'esercito, con sede nel palazzo comunale.A capo di questo organismo è posto l'ex ufficiale dell'esercito napoleonico Giuseppe (Josef) Grabinski (1771-1843), di origine polacca, da ventitre anni residente a Bologna, dove è discusso protagonista della vita mondana e grande possidente terriero, con villa e tenuta a Castello d'Argile.Ne fanno parte anche l'ispettore Emidio Gandolfi e Luigi Barbieri, detto Lafayette, ex ufficiale di Murat e capo della guarnigione pontificia. Quest'ultimo è promosso generale di brigata.L'8 febbraio il Comitato emana un proclama, con cui chiama alle armi tutti gli ex soldati "nel nome dell'onor militare, dell'amore per la Patria, della Libertà e della Gloria".Grabinski è incaricato dell'organizzazione delle truppe combattenti ed è previsto come capo supremo in caso di guerra. Barbieri si occupa dell'organizzazione dei reparti della Guardia Civica e Forense, divisi in quattro quartieri.Quello di San Giacomo è agli ordini del marchese Alessandro Guidotti, quello di San Domenico è sotto Cesare Ragani, quello dei Servi è agli ordini del marchese Paolo Borelli. Infine quello in San Francesco, nei locali attigui alla Dogana, è al comando del conte Carlo Pepoli.Emidio Gandolfi organizza le guardie nei paesi della provincia e cura la raccolta delle armi. Sono chiamati all'arruolamento nella Guardia Provinciale i cittadini dai 18 ai 50 anni.La Guardia Civica è organizzata sugli schemi dell'antica Guardia Nazionale del periodo napoleonico e si avvale come istruttori di ex ufficiali del Regno Italico indossanti le vecchie uniformi (Natali).Sono tenuti a presentarsi tutti coloro che posseggono “Fucili, Schioppi o altri oggetti d'armamento”. Devono indossare la coccarda con i colori bianco, rosso e verde.Numerosi volontari si presenteranno, per seguire “il vessillo della libertà e della gloria”, e verranno incorporati nel battaglione di regolari rimasti fedeli al nuovo regime liberale.Questo sarà a sua volta suddiviso in dodici compagnie. Il piccolo esercito delle Provincie Unite conterà presto circa 7.000 uomini.La maggiore difficoltà sarà la raccolta delle armi. Un grande carico di carabine acquistate dal governo provvisorio non sarà lasciato transitare al confine toscano. I fucili portati personalmente dai volontari saranno poco compatibili tra loro per la manutenzione e il munizionamento.La proposta del generale Grabinski di equipaggiare con picche la Guardia e riservare le armi da fuoco alle truppe di linea sarà rifiutata.dettagli
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10 febbraio 1831Nuove regole per i bolliIl Governo Provvisorio emana nuove disposizioni in materia di bolli. Introduce un timbro da collocate sulle merci in ingresso dall'estero, recante lo stemma della recuperata libertà. Sotto la passata amministrazione erano tali e tante le merci introdotte di frodo, che Bologna sembrava quasi un porto franco. Il nuovo governo concede quindici giorni di tempo per sistemare le posizioni non regolari. Trascorso questo termine, le merci senza bollo o con bollo irregolare saranno confiscate, ad esclusione degli scampoli di tessuto, che non superano la misura di sei braccia.dettagli
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13 febbraio 1831Il tricolore sulla torre AsinelliIl 12 febbraio in città si vedono in giro donne che portano la coccarda oppure fasce o altri ornamenti tricolori. Il 13 grandi bandiere tricolori sono issate sulla torre Asinelli. Alla cerimonia solenne partecipano i membri del governo provvisorio e un migliaio di uomini della Guardia Nazionale, per la maggior parte armati solo di sciabola. Piantate le bandiere sull'alto della torre con appositi congegni, furono a un tempo spiegate e lasciate in balia del vento. Il grido di plauso fu istantanbeo e all'unisono. Il primo giorno "della proclamata libertà bolognese" è salutato anche con 101 salve di cannone e con il conio di una nuova moneta.dettagli
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17 febbraio 1831La "Vanguardia" italiana conquista Ancona e si dirige a RomaL'8 febbraio inizia da Pesaro, sotto la guida del colonnello faentino Giuseppe Sercognani (1780-1844), ex ufficiale napoleonico, la marcia verso Roma della "Vanguardia" dell'Armata Nazionale. In un primo tempo essa è formata da soldati e ufficiali papalini di Pesaro e Fano, in seguito è ingrossata da molti volontari dalle Romagne e dalle Marche (in particolare i reparti di Bertini da Forlì e di Montanari da Ravenna). Il 12 febbraio la colonna prende la fortezza di San Leo alla prima intimazione di resa, liberando ventotto prigionieri politici, e pone l'assedio ad Ancona, trovando scarsa resistenza nelle truppe pontificie, che in parte disertano. Dopo la conquista del capoluogo marchigiano il 17 febbraio, l'avanzata prosegue indisturbata lungo la via Flaminia verso l'Umbria meridionale. L'intento è anche quello di raggiungere l'altro grande carcere di Civita Castellana e liberare i prigionieri politici lì rinchiusi. A Rieti Sercognani è raggiunto dal conte Carlo Pepoli (1796-1881), inviato dal Governo Provvisorio come colonnello della Guardia Nazionale e commissario militare e civile. Intanto anche il marchese Alessandro Guidotti (1790-1848) marcia verso Roma alla testa di una colonna di volontari bolognesi e umbri. La prima vera battaglia con l'esercito papalino è combattuta dagli insorti il 25 febbraio a Magliano Sabino, dove è stabilita una testa di ponte dotata di cannoni nei pressi del Tevere. Il 27 febbraio Sercognani fissa a Terni il suo quartier generale provvisorio. L'8 marzo l'assalto a Rieti, difesa da poche centinaia di papalini guidati dal colonnello Domenico Bentivoglio, già comandante dei carabinieri a Bologna, non ha successo. L'avanzata della Vanguardia è arrestata, più che dalla resistenza delle truppe nemiche, dal divieto del ministro della guerra Armandi, che giudica una follia il tentativo di entrare a Roma, dove il Papa gode ancora di un grande appoggio popolare.dettagli
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19 febbraio 1831Progetto di riforma dell'UniversitàSul giornale “Pallade italiana” è pubblicato un progetto di riforma dell'Università di Bologna, ispirato dal prof. Francesco Orioli (1783-1856), delegato dal Governo delle Provincie Unite per la Pubblica Istruzione. L'Università è sottratta all'autorità religiosa e affidata dal Governo a un Reggente. E' eliminata la Facoltà Teologica e abolita la professione di fede di professori e studenti. Le cattedre di diritto canonico e ecclesiastico sono trasferite al seminario. Il 3 marzo, su istanza degli studenti, sono stabilite le cattedre di Analisi delle Idee, o Scienza ideologica, e di Gius pubblico e delle Genti, ricordo dell'età napoleonica. Il 4 marzo le scuole riaprono sotto la reggenza del professore di matematica Giambattista Lapi di Roma, uno dei docenti inquisiti come settari nel 1828. La brevità dell'esperienza rivoluzionaria, impedirà la realizzazione di ulteriori riforme.dettagli
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22 febbraio 1831Il cardinale Benvenuti prigioniero a BolognaIl cardinale Giovanni Antonio Benvenuti (1765-1838), vescovo di Osimo e Cingoli, è condotto a Bologna in stato d'arresto. E' stato allontanato dal Governo Provvisorio, per aver suscitato disordini contro gli insorti in Romagna. Trascinato nel Palazzo comunale tra fischi e urli, sullo scalone è affrontato da un gruppo di popolani, che ne chiedono la morte. Interviene a sua difesa il capo della Polizia Pio Sarti, “alto nella persona e amato dal popolo”, dichiarando che prima si sarebbe dovuto calpestare il suo corpo. Il cardinale è condotto in un piccolo appartamento sotto l'orologio, guardato da una decina di sentinelle. Sarà in seguito portato a Ravenna e poi ad Ancona come ostaggio. Anche il cardinale Oppizzoni, inviato dal governo romano per trattare con i rivoltosi, è respinto a pochi chilometri da Bologna sulla strada per Firenze. Il nuovo potere è disposto ad accoglierlo come semplice pastore, mentre non può dargli garanzia di incolumità nel caso egli intenda "trafficare" contro il governo bolognese.dettagli
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26 febbraio 1831Proclamato il Governo delle Provincie UniteDal 26 febbraio al 10 marzo l'Assemblea dei Notabili, formata dai rappresentanti delle varie giunte di governo nominate nelle città delle Legazioni pontificie, si riunisce a Bologna in Palazzo d'Accursio e forma un governo provvisorio, che assume il nome di Governo delle Provincie Unite Italiane. Giovanni Vicini di Cento (1771-1845), illustre giurista e già deputato del consiglio legislativo della Repubblica Cispadana, è eletto Presidente, il prof. Francesco Orioli (1783-1856) vicepresidente, il conte Terenzio Mamiani della Rovere (1799-1885) e Giuseppe Zaccheroni (1800-1876) segretari. Il 3 marzo l'assemblea nominerà i ministri tra forti contrasti, sorti soprattutto tra i moderati del Governo Provvisorio di Bologna e la delegazione umbro-marchigiana. Vicini si dimetterà il 14 marzo “non sentendosi adatto, negli attuali frangenti, ad esercitare il potere esecutivo” e in disaccordo con alcuni provvedimenti dell‘assemblea delle Provincie Unite.dettagli
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marzo 1831La fonderia di caratteri Amoretti si trasferisce a BolognaI moti di Parma, e i pressanti inviti dell'autorità pontificia, inducono i fratelli Amoretti, incisori e fonditori di caratteri al servizio di Giambattista Bodoni e assieme a lui autori del famoso carattere tipografico, a trasferire la loro ditta a Bologna. La Fonderia rimarrà affiancata fino al 1845 alla Tipografia Sassi, anno della morte di Vittorino Amoretti. La ditta sarà guidata successivamente dal figlio Giuseppe e a lui succederà nel 1863 il genero Ferdinando Negroni, che resterà unico proprietario dal 1880. Nel 1867 la fonderia di caratteri Negroni sarà dotata di un motore a vapore a 4 cavalli e alcuni anni dopo arriverà ad avere 60 lavoranti. Alla fine del secolo sarà munita di 24 macchine speciali per caratteri. All'inizio del secolo successivo verrà assorbita dalla società Nebiolo di Torino e completamente dismessa nel 1924.dettagli
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1 marzo 1831Paolo Costa nominato alla cattedra di Scienza IdeologicaIl 1° marzo Paolo Costa (1771-1836), poeta, letterato e filosofo, è nominato, per decreto del Governo provvisorio della Città e Provincia di Bologna, professore della cattedra di Scienza Ideologica, esame obbligatorio per gli studenti del primo anno di Università. A suo nome è pubblicato un Discorso intorno al governo costituzionale per istruzione di quelli che non sono versati nelle Scienze politiche. In questo scritto Costa loda inaspettatamente la monarchia costituzionale, considerata "la specie di repubblica conveniente alle nostre opinioni e ai nostri costumi", la forma di governo in cui desiderano "di riposare oggidì quasi tutti gli uomini d'Europa". Costa è stato, in gioventù, uno dei capi del movimento giacobino di Ravenna e ha rappresentato la città nei comizi di Lione del 1802. Negli anni successivi ha avuto incarichi ufficiali, raggiungendo la fama letteraria. Ha scritto un Trattato sul modo di ben comporre le idee, rivendicando le dottrine di Locke e Condillac. Dopo la Restaurazione, accusato di insegnare "ateismo e materialismo", e rimasto senza impiego, ha aperto a Bologna una scuola privata ad indirizzo chiaramente antigovernativo, che ha attratto alcuni giovani promettenti come Marco Minghetti e Antonio Montanari. Al ritorno degli Austriaci, Costa sarà considerato il “principale propagatore della rivoluzione” e il sovvertitore della “gioventù studente” con le sue lezioni all'Università pontificia. Dovrà riparare a Corfù, ritornando dopo un anno grazie "alla clemenza del sommo pontefice”. In seguito riprenderà il suo ufficio di educatore privato.dettagli
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1 marzo 1831Approvata una spedizione militare contro RomaA Bologna l'assemblea delle Provincie Unite delibera un progetto di spedizione in armi contro Roma e approva un proclama "alle popolazioni dei paesi e provincie liberi". E' adottato come stemma dell'Unione un'aquila nera in campo oro che sormonta un fascio annodato con nastri tricolori.dettagli
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2 marzo 1831Una “magnifica manifestazione” per il nuovo Statuto CostituzionaleNel primo pomeriggio del 2 marzo si svolge in Piazza Maggiore una imponente parata militare. Davanti al palazzo municipale si schierano i reparti di linea di fanteria, cavalleria e artiglieria, la guardia provinciale al comando dl generale Barbieri, i carabinieri del colonnello Busi. Bologna è in festa per la solenne approvazione dello Statuto Costituzionale. Ovunque sono esposti drappi alle finestre e la gente si accalca per le strade. Le bande suonano incessantemente e i giovani cantano la Marsigliese. Colpi di cannone annunciano l’arrivo dei membri del Consiglio nazionale, con Giovanni Vicini in testa. Essi entrano nel palazzo comunale accolti trionfalmente. Il dottor Clemente Gualandi legge il manifesto del 1° marzo, in cui è proclamata l’indipendenza, la costituzione e il governo unico delle provincie insorte. La sera del 3 marzo al Teatro Comunale si svolge una serata straordinaria in onore dei “Deputati delle Città divenute libere”. Va in scena la Francesca da Rimini di Silvio Pellico, seguita dai cori del Guglielmo Tell di Rossini. Ai dilettanti dell’Accademia dei Concordi si unisce in via straordinaria Francesco Lombardi, “bellissimo giovane, di bellissima voce, di altissimo sentire". Un tempo attore di successo, dal 1825 ha lasciato le scene e vive ritirato tra Bologna e Castel Guelfo, ma non ha mai cessato di amare il teatro e di sostenere con passione l’attività filodrammatica. La marchesa Brigida Fava Ghisilieri è tra le signore che cantano i cori patriottici di Caterina Franceschi Ferruzzi, reggendo una bandiera tricolore: “Presto all’armi, la nostra bandiera dè nemici spavento sarà”. Il ricavato della “magnifica manifestazione” sarà donato ai poveri. Per tutta la notte la città è illuminata e continuano incessanti i canti e i balli.dettagli
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4 marzo 1831Lo Statuto Costituzionale delle Province Unite ItalianeIl 4 marzo l'assemblea dei delegati delle città insorte, riunita a Bologna nel palazzo municipale, decreta la nascita giuridica delle Provincie Unite Italiane e pubblica lo Statuto Costituzionale, che riguarda anche Marche e Umbria. Si tratta della prima forma di stato laico creata autonomamente in Italia. Sotto la presidenza di Giovanni Vicini (1771-1845), entrano a far parte del Governo sette ministri: tra essi Cesare Bianchetti agli Esteri, Terenzio Mamiani agli Interni, Pio Sarti alla Polizia, Francesco Orioli alla Pubblica Istruzione. Il generale Pietro Damian Armandi di Faenza, ex ufficiale napoleonico insignito della Legion d'Onore e della Corona di Ferro, è eletto all'unanimità ministro della Guerra. L'esperienza del Governo delle Provincie Unite non mira comunque a un vero disegno politico unitario. Per quanto riguarda la classe politica bolognese, essa appare ancora legata a un progetto municipalistico di stampo medievale.dettagli
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5 marzo 1831L'attore Gustavo Modena incita alla rivoltaLa sera del 5 marzo va in scena al Teatro del Corso Il Conte Beniowsky, con Gustavo Modena (1803-1861) nei panni del protagonista.Dal 1827 il giovane avvocato si è unito alla compagnia del padre Giacomo e già all'esordio ha meritato “immensi applausi dell'affollato uditorio”.Durante la recita, mentre come da copione incita alla fuga i compagni esiliati in Siberia, si fa prendere la mano e pronuncia un'arringa di rivolta, con i toni usati dal padre nel lontano periodo giacobino:"Qualunque primo grido di libertà è sacro alla causa dei popoli contro i Tiranni. Maledetto ed infame sia l'uomo che desta l'altro uomo alla vendetta degli umani diritti, e solo lo lascia nella lotta, e i rischi e la gloria non divide ... "Subito dopo questo spettacolo lascerà il teatro e si dedicherà alla cospirazione, mentre la compagnia Modena sarà costretta a lasciare lo Stato Pontificio.Dopo la sconfitta della rivoluzione, Gustavo Modena riparerà a Londra e nel 1839 reciterà la Divina Commedia come inno all'indipendenza italiana. Altre letture dantesche saranno ripetute in Italia negli anni seguenti.dettagli
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6 marzo 1831Gli Austriaci occupano Comacchio e FerraraLe truppe austriache attraversano il Po e occupano Comacchio e Ferrara. Il governo provvisorio bolognese confida nel principio di non intervento enunciato dal governo francese. Ma dopo le dimissioni del ministro Laffitte, il nuovo premier Casimir Perrier dichiara che il principio non deve più essere inteso come l'impedimento di una ingerenza, ma come intervento solo a difesa dei confini francesi. Questa svolta nella politica estera francese consentirà all'Austria di attuare un'offensiva in Emilia e negli Stati pontifici.dettagli
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8 marzo 1831Le disperate imprese militari di Sercognani e ZucchiL'8 marzo la colonna di Giuseppe Sercognani (1780-1844) lancia l'attacco a Rieti, presidiata dalle truppe papaline, sperando di aprirsi la strada per Roma. Il tentativo non riesce e da questo momento la Vanguardia Italiana, senza la guida e l'appoggio del governo bolognese, è costretta a ripiegare. Intanto i resti dell'armata dei volontari modenesi, sconfitta il 5 marzo a Novi dagli Austriaci, dopo il rientro di Francesco IV si dirigono verso Bologna al comando di Carlo Zucchi (1777-1863), vecchio ufficiale superiore di Napoleone. In nome del principio di non intervento negli affari di uno stato estero, il Governo delle Province Unite, "con fiore di sapienza politica" (Aglebert), nega l'ingresso degli ottocento militi di Zucchi a Castelfranco, se non come profughi “inermi". Il 10 marzo, intanto, gli Austriaci entrano a Ferrara. Il capo del Governo delle Province Unite Giovanni Vicini sospende le funzioni dell'Assemblea e delega ai ministri ogni potere. Richiama inoltre alle armi i giovani.dettagli
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11 marzo 1831Vicini condanna l'intervento dell'Austria. Il Governo si rifugia ad AnconaGiuseppe Vicini, a nome del Governo delle Provincie Unite, emana un proclama in cui sottolinea che l'occupazione austriaca di Modena e Ferrara è una violazione del principio di non intervento. Il 15 marzo il Governo si rifugia ad Ancona. Il comando generale dell'esercito è affidato al generale Carlo Zucchi. Si spera ancora in uno sbarco francese in Adriatico. Il non intervento è stato infatti definito da Lafayette, capo delle organizzazioni rivoluzionarie, come non ingerenza della Francia negli affari interni degli altri paesi, ma anche come divieto ad altri di farlo. L'Austria, tuttavia, ha fatto sapere di non tollerare la rivoluzione in Italia. Il comportamento del Governo riceverà aspre critiche da parte di Giuseppe Mazzini, che lo accuserà di non aver avuto “virtù d'animo forte e sprezzatore di ogni pericolo”, né “logica di spirito rivoluzionario”, fidando più sulla diplomazia che sulle armi. La fiducia nel ruolo tutelare della Francia gli avrebbe impedito un giudizio sereno e l'attuazione di direttive decise e radicali.dettagli
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13 marzo 1831Un'assemblea mancataAntonio Zanolini, presidente della Consulta legislativa stabilita dal nuovo Statuto delle Province Unite, convoca il 13 marzo a Rimini l'assemblea dei deputati eletti dal popolo. L'elezione dei deputati segna una brusca conversione a sinistra, portando alla ribalta uomini decisamente avversi al potere temporale. L'assise non avrà comunque luogo per il precipitare degli eventi. Il 26 marzo sarà firmata la capitolazione.dettagli
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16 marzo 1831Zucchi organizza l'esercito, Sercognani presenta un progetto eccezionaleSu proposta del generale Zucchi, sono costituiti sei nuovi reggimenti di fanteria e due di cavalleria. L'inizio dell'arruolamento dei volontari è previsto per il 25 marzo. Il generale Luigi Barbieri richiama in servizio la Guardia Nazionale. Vengono sostituiti i prefetti e i funzionari poco energici. Si pensa che gli Austriaci vogliano evitare di combattere direttamente gli insorti e puntino invece all'occupazione della costa adriatica. Il generale Grabinski si porta in Romagna per dare morale alla locale Guardia Nazionale e per organizzare la difesa. Prima di passare in rivista i reparti a Ravenna, Cervia e Cesenatico, con un proclama chiede disciplina assoluta e obbedienza e fiducia nel Governo. Promette che ingaggerà "una lotta disperata", pur riconoscendo che il nemico è molto più forte. Intanto il colonnello Sercognani dalle rive del Tevere propone un progetto giudicato "eccezionale": vuole lanciare l'intera forza insurrezionale, tranne le guardie nazionali, contro Roma, sicuro che l'occupazione della capitale deciderebbe l'esito della guerra. L'idea non trova, però, consenso presso il Governo: sia Armandi che Zucchi sono contrari, temendo l'azione controrivoluzionaria dei sanfedisti nelle provincie liberate. Essi auspicano invece il controllo del porto di Civitavecchia, come via di fuga verso la Francia in caso di sconfitta dell'insurrezione. Il generale Zucchi si dichiara pronto a difendere Bologna fino all'ultimo. Intanto si rafforzano le difese sulla costa adriatica. Vengono concentrate truppe sulle possibili direttrici di attacco dell'esercito austriaco. Dalla parte di Comacchio è lasciato il generale Ollini con duemila uomini. Tra Lugo e il Primaro viene piazzata una mezza brigata al comando del colonnello Cattaneo, mentre circa tremila volontari e guardie nazionali sono concentrate a Forlì. Zucchi, con un contingente di veterani e il battaglione degli universitari bolognesi, si dirige a Rimini per chiudere agli Austriaci la strada per Ancona.dettagli
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18 marzo 1831Ritorna la Legione PalladeRientra a Bologna, salutata con grandi onori, la Legione Pallade, che il 12 marzo ha ripreso il controllo di Argenta, passata sotto il governo pontificio. Al grido di “Viva la libertà, viva l’Italia”, i giovani legionari hanno innalzato il tricolore nel palazzo municipale. Organizzata dai professori Francesco Orioli e Paolo Costa e comandata dal professor Silvestro Gherardi (1802-1879) con il grado di colonnello, la Legione Pallade - che nel nome della dea richiama il valore guerriero, ma anche l’intelligenza, le arti e la scienza - è formata da circa settanta studenti universitari, divisi in tre compagnie. All'inizio è stata utilizzata per la tutela dell'ordine pubblico in città. I giovani non hanno una divisa, ma portano al braccio una fascia tricolore. La loro esperienza militare terminerà il 20 marzo con la capitolazione ad Ancona del Governo delle Provincie Unite.dettagli
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21 marzo 1831Gli Austriaci occupano la cittàIl 20 marzo le milizie del Generale Zucchi, che sono state riarmate e poste a difesa di Bologna, si ritirano prima a Imola poi a Faenza. Al loro seguito lasciano il capoluogo emiliano circa 3.000 uomini, compresi alcuni profughi da Modena. Per ultimo se ne va anche il ministro della Guerra Armandi. Il 21 marzo gli Austriaci occupano la città, in un'atmosfera "di indicibile squallore". Il generale Frimont dichiara di essere venuto con le sue truppe a ristabilire “la calma e il legittimo ordine di cose”. Il giorno seguente rientra il cardinale Carlo Oppizzoni scortato dagli Ussari e assume subito il governo della città. Le coccarde, i distintivi e “ogni altro segno dell'insano episodio rivoluzionario” vengono fatti sparire. L'esercito austriaco si pone all'inseguimento di quello di Zucchi, occupando Imola, Faenza e, il 24 marzo, Forlì. Intanto una forte colonna è inviata, attraverso gli Appennini, verso Viterbo, per liquidare le forze insurrezionali di Sercognani. La rivoluzione, durata 44 giorni, non ha provocato in città spargimenti di sangue, ma quanti si sono esposti, assumendo responsabilità e gestendo trattative, sono oramai compromessi e devono prendere la via dell'esilio.dettagli
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22 marzo 1831Il cardinale Oppizzoni nominato Legato a latere delle Quattro LegazioniIl cardinale arcivescovo Carlo Oppizzoni è nominato da Roma Legato a latere delle Quattro Legazioni, con poteri eccezionali. La sua azione si inserisce con prudenza nella lotta tra i reazionari e i liberali. Cerca di evitare le violenze e mitigare la repressione. La sua interpretazione moderata del nuovo ordinamento giudiziario lo mette in contrasto con le gerarchie, in particolare con l'inflessibile cardinale Bernetti. Poche settimane dopo il suo insediamento sarà rimosso dall'incarico. Alcuni lo considerano una "creatura di Napoleone". Secondo Stendhal egli ha capito che non c'è nelle legazioni una forza militare sufficiente per ristabilire l'ancien régime "con tutti i suoi abusi". Ma molti nel capoluogo concordano con l'opinione del Papa, che abbia oltrepassato i suoi poteri, ad esempio abolendo i giudici di nomina pontificia chiamati assessori. Dopo le dimissioni di Oppizzoni la legazione a latere, che a molti appare come uno stato nello stato, sarà abolita e il governo delle Legazioni sarà affidato a quattro Pro-legati. Di questi, tre saranno laici e solo - quello di Ferrara - un ecclesiastico. Prolegato della città e della provincia di Bologna sarà nominato il marchese Pietro Davia.dettagli
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25 marzo 1831Battaglia di Celle RiminiNella notte tra il 24 e il 25 marzo i vari comandi dislocati verso il Po sono posti, per ordine del comandante supremo gen. Zucchi, sotto l'autorità del generale Grabinski. Si tratta di circa 4.000 armati. Alle porte di Rimini vengono piazzati in posizione avanzata due squadroni di cavalleria, al comando del maggiore Molinari. L'ala sinistra in direzione di Cesena, lungo la via Emilia, è costituita dai 1.200 volontari del generale Ollini. L'ala destra orientata verso Ravenna, lungo la consolare Flaminia, comandata da Grabinski, è formata dal battaglione universitario bolognese, un battaglione di linea, i volontari ravennati e parte della guardia nazionale di Rimini. Entrambe le ali sono dotate di due cannoni. Il mattino del 25 marzo i reparti di Ollini sono attaccati all'improvviso dall'avanguardia del generale Mengen, mentre gran parte dei volontari, "abbastanza stanchi", ha deposto le armi e si è sparpagliata a Rimini "per le case e osterie", in attesa di partire verso Ancona. Gli ussari del principe di Liechtenstein trovano comunque una forte resistenza. Il principe stesso è ferito seriamente. Grabinski, intanto, riesce a impedire l'accerchiamento. Il generale Zucchi esce incontro le soverchianti forze austriache con duecento guardie nazionali. Nella battaglia delle Celle di Rimini, da considerare un successo degli insorti, si distinguono, oltre ai generali Grabinski e Ollini, il popolano bolognese Bragaglia, che con due cannoncini a mitraglia tiene a bada gli attaccanti, consentendo al grosso delle milizie di arretrare verso la Cattolica. Intorno alla mezzanotte, gli Austriaci possono occupare Rimini, oramai evacuata dalle truppe ribelli.dettagli
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26 marzo 1831La capitolazione di AnconaIl Governo delle Provincie Unite, riunito ad Ancona, dopo aver liberato il cardinale Benvenuti e averlo riconosciuto come Legato a latere del Pontefice, inizia con lui trattative, "onde rimettere come prima le province insorte nelle braccia del Santo Padre, e così ridonare la tranquillità allo Stato Pontificio". Esse si concludono con una convenzione, firmata il 26 marzo, che prevede il disarmo, una amnistia quasi completa - solo i generali e i principali responsabili sono condannati all'esilio - e riforme in senso liberale, tra le quali anche la formazione della guardia nazionale. E' sancita la capitolazione totale del governo rivoluzionario. L'accordo non è sottoscritto da Terenzio Mamiani, che lo ritiene un "atto indegnissimo". Molti altri considerano illusorie le promesse del Papa Re. Le truppe accorrenti ad Ancona dalla Cattolica, al comando del generale Zucchi, sono sorprese a Senigallia dalla notizia dell'armistizio. La delusione dei giovani volontari si manifesta in grida e scene di pianto: "fucili da caccia e schioppi di gran valore si sono infranti contro i pioli del porto". Precedute dal generale, le milizie entrano ad Ancona il 28, a capitolazione avvenuta: i volontari e gli "stranieri" sono disarmati e raccolti nel Lazzaretto. Il cardinale Benvenuti impegna la sua "sacra parola" che nessuno dei rivoltosi sarà perseguitato, "sotto nessun pretesto o ragione della sua passata condotta". Chiunque ha la facoltà di partire entro quindici giorni ed è concessa una tregua, per permettere ai volontari e ai soldati di tornare a casa. Molti di essi rientrano dalla Terra del Sole, evitando la strada pubblica e le ingiurie degli Austriaci e dei Tirolesi. Benvenuti promette inoltre di farsi tramite presso il Papa, per provvedimenti atti a recare "la felicità dei suoi sudditi". Nonostante la “sacra parola” del cardinale, molti prendono la via dell'esilio. Una prima nave ionica salpa nella notte tra il 28 e il 29 marzo in direzione di Corfù. Sono a bordo tra gli altri i generali Grabinski e Ollini e l'ex ministro della Guerra Armandi. Essa approderà felicemente sull'isola e sarà accolta cordialmente dai greci e dagli inglesi. Qualche ora più tardi salpa una seconda nave di grandi dimensioni, sulla quale sono imbarcati 95 tra i maggiori capi dell'insurrezione con il generale Zucchi. A cinquanta miglia da Ancona, “nelle acque sotto Loreto”, essa viene raggiunta da due imbarcazioni della flotta imperiale, comandata dal vice-ammiraglio Francesco Bandiera: i passeggeri vengono arrestati, condotti a Venezia come prigionieri politici e rinchiusi nel forte di Sant'Andrea al Lido. I sudditi pontifici, fra i quali Carlo Pepoli, Terenzio Mamiani, Francesco Orioli, Giovanni Vicini (1771-1845), Antonio Silvani, Antonio Zanolini, saranno trasferiti il 10 luglio a Civitavecchia e di là esiliati in Francia. Il generale Zucchi, considerato disertore dell'esercito austriaco, sarà condannato a morte, pena poi commutata a venti anni di carcere duro. Dopo l'esilio a Marsiglia il presidente Vicini si ritirerà a Massalombarda, mentre il generale Grabinski, non escluso dall'amnistia, potrà tornare a Bologna, dove morirà nel 1835.dettagli
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6 aprile 1831Breve soggiorno di StendhalDal 6 al 10 aprile Stendhal soggiorna a Bologna in un momento critico e di grande esaltazione per la città. Rispetto ad essa, gli altri paesi italiani da lui visitati sembrano “impregnati dalla flemma e freddezza tedesca”. In questo periodo i Francesi non sono ben visti, poiché non hanno ostacolato l'intervento austriaco contro il moto liberale, e Stendhal si mantiene riservato, frequentando solo qualche salotto. Sembrano ormai lontani i tempi in cui il grande scrittore esaltava apertamente le belle donne bolognesi, criticava il governo dei preti e sognava di fare affari nel capoluogo emiliano.dettagli
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14 aprile 1831Una pseudo-amnistiaMentre la Francia, attraverso il suo ambasciatore a Roma Louis de Sainte-Aulaire, gli consiglia di promuovere riforme, papa Gregorio XVI, con un voltafaccia improvviso, il 5 aprile dichiara nulle la convenzione di Ancona e l'amnistia ivi pattuita, affermando che i suoi cardinali allora non erano pienamente liberi di trattare. Una parte dei rivoltosi più in vista, che non riescono a sfuggire alle attenzioni della polizia pontificia, vengono rinchiusi nelle casematte del forte di San Leo. Il 14 aprile un editto del cardinale Bernetti (1779-1852), pro-segretario di Stato, nomina due commissioni, una civile e l'altra militare, per giudicare coloro che hanno partecipato alle sollevazioni delle settimane precedenti. Fra chi non potrà tornare in patria vi sono i membri del governo insurrezionale, i disertori dell'esercito pontificio e quelli che hanno pubblicato scritti contro il papato e la religione cattolica. Gli altri potranno ottenere il perdono papale, presentandosi davanti alle commissioni giudicanti. La pseudo-amnistia del cardinale Bernetti sarà criticata dalla maggioranza degli stati europei e accusata di “mancanza di elementi di misericordia e del perdono cristiano”.dettagli
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5 maggio 1831Giuseppe Giacomelli nominato Senatore di BolognaViene ripristinata la carica di Senatore di Bologna, dopo la parentesi rivoluzionaria che ha riportato in auge quella napoleonica di podestà. Un dispaccio legatizio del 5 maggio nomina come facente funzione Giuseppe Giacomelli, che rimarrà fino al 6 agosto 1832, quando sarà chiamato a far parte della Congregazione di Governo Sarà sostituito, ancora come facente funzioni, dal conte Giuseppe Gozzadini.dettagli
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21 maggio 1831Il Memorandum delle PotenzeLa Conferenza degli Ambasciatori delle Cinque Potenze (Austria, Russia, Prussia, Inghilterra e Regno di Sardegna), riunita a Roma, redige un memorandum, nel quale suggerisce al governo papale alcune riforme, come condizione necessaria per il ritiro immediato dell'Austria da Bologna e dalle Legazioni. Si tratta di "opportuni miglioramenti" di tipo costituzionale, cioè "messi al sicuro dalle mutazioni" dei governi eletti, estesi a tutte le provincie dello stato e implicanti l'ammissione dei laici nelle funzioni amministrative e giudiziarie. E' auspicata inoltre, per una corretta gestione della finanza statale, l'elezione di una Corte suprema dei Conti, i cui membri siano indicati "fra i più qualificati nel paese per nascita, per censo o per talento". Di fronte a questo programma, moderatamente liberale, si accende un grande dibattito nel Collegio dei Cardinali. Il Papa fa rispondere al cardinale Bernetti di non accettare ingerenze esterne: è deciso a concedere le riforme quando lo riterrà opportuno. Non maggior fortuna otterrà la cosiddetta “petizione Tanari”, redatta dalla marchesa Brigida Fava Ghisilieri e dal marito Giuseppe Tanari e firmata da migliaia di cittadini delle Legazioni, in cui si propongono riforme per lo Stato Pontificio.dettagli
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1 giugno 1831Personale laico nelle LegazioniCon il 1° giugno cessa l'amministrazione legatizia straordinaria. A Bologna, Forlì e Ravenna (ma non a Ferrara) il governo è affidato a una Congregazione governativa, composta di quattro membri laici, uno dei quali funge da presidente col titolo di Pro-Legato. A Bologna assume questo incarico il conte Camillo Grassi, che il 7 giugno, in un appello agli abitanti della città e della provincia di Bologna, si augura di essere “in qualche guisa giovevole” alla patria.dettagli
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19 giugno 1831"La straniera" di Bellini al Teatro del CorsoSi tiene l'ultima rappresentazione de La straniera, melodramma in due atti di Vincenzo Bellini (1801-1835), che ha aperto la stagione di primavera del Teatro del Corso. Nel ruolo di Alaide (la straniera) canta Carolina Hunger (1803-1877), soprano drammatico di origine austriaca da tempo protagonista nei teatri italiani in opere di Donizetti, Bellini, Mercadante e Pacini. La critica la considera "cantante perfetta, e adorna di tutte quelle qualità che la costituiscono per una delle primarie cantanti che abbia il teatro oggi". Come nelle serate precedenti, al termine del primo atto dell'opera la Hunger entusiasma il pubblico eseguendo l'aria I tuoi frequenti palpiti dalla Niobe di Pacini.dettagli
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5 luglio 1831L'editto BernettiL'editto del 5 luglio, emanato dal cardinale Tommaso Bernetti, che detta norme per la formazione dei consigli comunali e provinciali, è ispirato in parte al Memorandum delle Potenze. Una importante novità è il riconoscimento giuridico delle Provincie, a capo delle quali si istituiscono i Consigli, con competenze molto vaste, anche se solo consultive, che riguardano il controllo dei bilanci degli enti territoriali. Il sistema di nomina dei consiglieri è una via intermedia tra elezione e designazione dall'alto: essi vengono nominati in base a una terna scelta dai delegati dei comuni. Due di essi sono possidenti "tra i più estimati". Nei consigli municipali, composti da 48 membri nei comuni maggiori come Bologna, un terzo dei consiglieri deve essere composto di nobili, un terzo è scelto tra i possidenti maggiori e il resto tra il "ceto civile". Al Consiglio della Comunità spetta l'elezione del Confaloniere e degli Anziani (gli assessori). E' riconosciuta solo ai consigli la facoltà di inoltrare petizioni o memoriali al Pontefice.dettagli
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15 luglio 1831Gli Austriaci se ne vanno. Si teme una controrivoluzione sanfedistaIl 5 luglio il Papa introduce alcune modeste riforme amministrative, con una legge molto simile a quella redatta dal cardinale Consalvi nel 1816. Essa ammette i laici alla partecipazione della cosa pubblica. Per i comuni, però, il governo si riserva il diritto di nominare i consiglieri e di approvare gli argomenti da trattare. Dieci giorni dopo il Motu proprio papale, secondo gli accordi presi in precedenza, le truppe austriache lasciano le province occupate, conservando al di qua del Po i presidi di Ferrara e Comacchio. Da Bologna gli Imperiali se ne vanno il 15 luglio e la città rimane nelle mani del pro Legato e della Guardia Civica, tra lo stupore della popolazione, come recita un sonetto composto per l'occasione: Ognuno in questo memorabil dìcome un allocco per stupor restòVeggendo ch'essi l'Armi ebber da chiCirca tre mesi prima li disarmò Bologna, Forlì e Ravenna manifestano, comunque, un deciso rifiuto alle riforme contenute nell'editto del 5 luglio. In alcune parti esse richiamano "le istituzioni dei secoli barbari e gli odiosi privilegi per una classe di cittadini già troppo protetta". Bologna e la Romagna sono in fermento anche per il timore che, partiti gli Austriaci, i soldati pontifici tramino una controrivoluzione di stampo assolutista e sanfedista. E‘ il tempo “della Guardia Civica” - o dell'anarchia, dal punto di vista delle autorità pontificie - in cui “militari apparenti” (De Benedictis), ossia cittadini che difendono in armi richieste costituzionali, contrastano in ogni modo la politica papale di restaurazione. Inizia l' “Era felice” annunciata dal cardinale Bernetti, fatta di leggi unilaterali e movimenti di truppe.dettagli
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18 luglio 1831Il tempo della Guardia Civica e ForeseDue cittadini partono il 18 luglio per Livorno con il compito di acquistare 1.500 fucili e 2.000 sciabole per la Guardia Civica bolognese. Organizzata sugli schemi della Guardia Nazionale dei tempi napoleonici e addestrata da ex ufficiali del Regno italico, essa raduna nella provincia di Bologna circa 5.000 uomini, organizzati in battaglioni e reggimenti. Ha un corpo di artiglieri, uno squadrone a cavallo e la banda militare. Pur avendo qualcosa di grottesco - uno stato maggiore sproporzionato, divise fuori moda, pochi mezzi - la Guardia Civica e Forese rappresenta un esercito popolare, un corpo di cittadini che, poiché garanti con le armi e in modo autonomo della pubblica sicurezza, possono partecipare attivamente ai processi di decisione politica e persino alla progettazione di una costituzione. Per molti mesi i Civici rifiuteranno la coccarda del Papa e indosseranno quella tricolore, porteranno avanti istanze laiche e liberali. L'arrivo dei mille fucili, acquistati con i denari del governo (per essere probabilmente usati contro il governo), sarà festeggiato con una grande parata. Mediante una pubblica sottoscrizione saranno inoltre fatti fondere alcuni cannoni, che spareranno simbolicamente il giorno di San Petronio, protettore di Bologna. La Guardia Civica e Forese sarà abolita il 29 gennaio 1832, il giorno dell'arrivo in città del cardinale Albani alla testa delle truppe papaline. Nonostante le persecuzioni, le condanne al carcere e all'esilio, che segneranno i malinconici “anni gregoriani”, non andrà perduto il ricordo della milizia popolare. La coccarda tricolore apparirà in cortei funebri, a carnevale, nei conviti, assieme alle canzoni del '31. Il ricordo dei famosi cannoni acquistati con la colletta susciterà orgoglio e non tutte le armi saranno consegnate, ma molte nascoste assieme alle vecchie divise napoleoniche, in attesa di tempi migliori.dettagli
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26 luglio 1831Misure contro il coleraNell'estate 1831 ricompare in Lombardia il colera, forse veicolato dai soldati austriaci accorsi a domare le rivolte di primavera. Dal 26 luglio si hanno casi a Milano, Abbiategrasso e Magenta e il morbo si diffonde rapidamente nel Regno di Sardegna e in Svizzera. A Bologna, in base al Regolamento generale intorno alle malattie epidemiche, adottato nell'occasione, vengono presi severi provvedimenti: la Commissione Provinciale di Sanità fa allestire due lazzaretti, all'Abbadia e a San Michele in Bosco. Sono istituiti cordoni sanitari per le persone e le merci provenienti dall'estero, con l'apertura di due grandi lazzaretti di confine, alla Cà di Scaricalasino (Monghidoro) per il traffico dalla Toscana e a Castelfranco per quello da Modena. Sono inoltre istituite Deputazioni di Sanità in ognuna delle 23 parrocchie e Uffici di Soccorso nei quattro quartieri cittadini. E' ordinata la disinfezione delle case e degli affetti personali dei malati e dei sospetti, e quella delle lettere e dei pacchi. La situazione di allarme sarà mantenuta fino al 30 dicembre 1835.dettagli
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22 agosto 1831Richieste popolariA fine agosto alcuni rappresentanti di Bologna e delle altre città delle Legazioni si riuniscono assieme al Pro-legato conte Camillo Grassi per formulare una serie di richieste al governo pontificio, a partire dalla revoca dell'editto papale del 5 luglio. Esse comprendono la possibilità per il popolo di esprimere pareri sulle riforme e l'arruolamento della guardia civica a spese dello stato. Una commissione di “Corrieri straordinari” chiederà al Papa anche che le truppe pontificie “non facciano nessun movimento in avanti” oltre Ferrara e Rimini e l‘evacuazione dei soldati dalla città romagnola. La situazione molto critica dell'ordine pubblico nelle Legazioni indurrà le autorità pontificie ad accettare l'opinione di Grassi sulla necessità della Guardia Civica, anche se con un armamento ridotto al minimo. Il cardinale Bernetti protesterà comunque per l'assunzione di alcuni dei capi della precedente Guardia Nazionale Con un corriere delle Legazioni si lamenterà “che a Bologna e in Romagna siano stati trattenuti fondi pubblici”, deplorando lo stato di ribellione delle popolazioni. Prometterà le riforme, ma dichiarerà anche la necessità dell‘aiuto straniero per ristabilire l‘ordine nel paese.dettagli
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12 settembre 1831Chiusura delle UniversitàLa Sacra Congregazione degli Studi, “reggitora e arbitra della pubblica istruzione” (Farini), ordina per l'anno scolastico successivo la chiusura delle Università di Roma e Bologna, che restano solo come sedi di esami. Le lezioni sono tenute nelle singole città da maestri scelti dai vescovi e approvati dalla Congregazione. A Bologna i corsi sono previsti in sedi separate. La severa misura, che contrasta con le promesse di moderate riforme fatte dalla Santa Sede su pressione delle Potenze, è impugnata dal Prolegato conte Grassi, che ne otterrà la revoca dal 12 novembre, malgrado l'opposizione dell'Arcivescovo Oppizzoni. Grassi si farà garante dell'ordine, nominando tra l'altro i Priori degli studenti. Per la Facoltà di Medicina, sarà priore il giovane Luigi Carlo Farini, futuro Governatore delle Romagne. Il decreto di chiusura sarà comunque applicato nel febbraio del 1932, dopo la seconda occupazione austriaca. I nomi di quattro professori e cinquanta studenti finiranno nel libro dei compromessi politici della rivoluzione. Il cardinale Oppizzoni, Arcicancelliere dell'ateneo bolognese, farà espellere la numerosa comunità degli studenti greci, autori di disordini assieme ai romagnoli. Dopo la fine dei moti riprende l'attività l'Accademia Pontificia: è nominato Presidente il marchese Antonio Bolognini Amorini e Cincinnato Baruzzi diviene professore di scultura. E' invece sospeso l'alunnato a Roma.dettagli
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23 settembre 1831La questione delle coccarde e delle bandiereMentre è in corso la trattativa per la revisione dell'editto del 5 luglio, assume grande importanza la questione di quale simbolo la Guardia Civica debba adottare, ovvero quale coccarda sia tenuta a indossare. Il Governo vuole che venga usata la coccarda pontificia, simbolo di totale sudditanza al Papa. Per i bolognesi invece la coccarda non deve simboleggiare alcuna sudditanza e deve essere quindi quella tricolore. La loro intransigenza contrasta con l'atteggiamento possibilista delle altre legazioni. Un documento votato da un'assemblea di ufficiali della Guardia Civica, riunitasi alla fine di settembre, osserva che l'adozione della coccarda non è collegata alla riforma delle leggi e all'assunzione di un nuovo statuto. Nella situazione data, le bandiere e le coccarde, come le vogliono il Pontefice e la Segreteria di Stato, sono solo il simbolo di una legge, che comporta schiavitù. A Bologna la coccarda pontificia è respinta. La Romagna l'accetta, pur di tener lontane le truppe del colonnello Bentivoglio, che il 10 luglio a Rimini hanno sparato proditoriamente sulla folla, facendo numerose vittime, e ora minacciano le città lungo la via Emilia. In un proclama del 18 ottobre i bolognesi dichiareranno di essere pronti ad adottare i simboli pontifici a due condizioni: che Roma prometta e garantisca di secolarizzare l'amministrazione e che si stabilisca un patto fondamentale per il governo futuro. I cardinali considereranno decisamente illegale questa presa di posizione. Bologna conferma la sua fama di "vivente antitesi della Roma papale".dettagli
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1 ottobre 1831Gli spettacoli d'autunno al Teatro comunaleL'Otello di Rossini apre la stagione d'autunno del Teatro comunale. E' un'opera più volte rappresentata e ben conosciuta dal pubblico bolognese e forse per questo non suscita particolare entusiasmo, nonostante la bravura dei cantanti. Il tenore Domenico Donzelli, nel ruolo di Otello, è salutato da "molti e reiterati applausi" fin dal suo comparire. Marietta Albini (Desdemona) mostra il suo valore "avendo dalla natura sortita una bella ed estesa voce di soprano". Grande successo ha anche il balletto Sedesclavo, ossia Il ritorno di Radamisto ben diretto dal coreografo Domenico Serpos, che "chiamato nel 3. atto sulla scena ne riscosse i più distinti encomj". Anche i ballerini si fanno notare "per la loro bravura nella mimica". L'11 ottobre, dopo sei repliche dell'Otello, andrà in scena la seconda opera seria in programma, Semiramide, protagonista ancora Marietta Albini, con il basso Carlo Zucchelli nel ruolo di Assur e Carolina Centroni in quello di Arsace. La scimia riconoscente è il titolo del secondo ballo "di mezzo carattere" presentato da Serpos, in scena dal 29 ottobre. Ancora una volta il ballo riscuote grande successo, con il coreografo e i ballerini richiamati più volte sul palco.dettagli
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28 ottobre 1831Recite a beneficio degli emigratiLe compagnie di attori dilettanti del teatro Contavalli e del Brunetti recitano a beneficio degli emigrati italiani, cioè dei patrioti costretti all'esilio dopo la repressione della “rivoluzione municipale”. Quella guidata dai fratelli Antigono e Agamennone Zappoli presenta, tra ottobre e novembre, una serie di recite al teatro privato Brunetti, che si svolgono al venerdì, giorno di chiusura dei teatri pubblici. Particolarmente curate sono le messe in scena delle tragedie Filippo e Antigone, di Vittorio Alfieri, con l'apporto di Giovanni e Annina Ghirlanda, della Compagnia drammatica Ghirlanda-Nardelli, e degli orchestrali del teatro del Corso, che eseguono gratuitamente le musiche di scena. La manifestazione finale si tiene il 25 novembre al Teatro del Corso, con uno spettacolo composito, che prevede un melodramma in francese "decorato di balli e bande militari" e brani dell'opera L'esule di Roma di Donizetti. Una rappresentazione per gli emigrati italiani si tiene anche al Teatro Comunale il 29 novembre, con l'interpretazione straordinaria, da parte di Marietta Albini, della romanza Teobaldo e Isolina di Francesco Morlacchi.dettagli
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novembre 1831La tipografia governativa della Volpe di Tinti e MerlaniLeone Merlani e Raffaele Tinti costituiscono una società con lo scopo di rilevare l‘antica tipografia Dalla Volpe e la libreria del libraio-aviatore Antonio Marcheselli. Oltre ai torchi e fonderia in via de' Foscherari e al negozio sotto il Portico della Morte, la ditta avrà anche una cartiera in località Battedizzo, nei pressi di Badolo-Pieve del Pino. Nel 1854 acquisterà l'impresa Sassi dei conti Rusconi e l'anno seguente assumerà pienamente anche la Società Tipografica Bolognese di Filippo Tiocchi. Con l'unione alla tipografia governativa Sassi, otterrà l'esclusiva delle stampe della pubblica amministrazione e potrà fregiarsi del nome di tipografia governativa della Volpe o tipografia del Governo. Dopo la morte di Leone Merlani nel 1859, l’impresa passerà ai figli Gustavo e Pantaleone e nel 1860, con l‘annessione dell'Emilia al Piemonte, prenderà il titolo di Regia Tipografia. Riunite ormai tutte le principali attività tipografiche in città, per tutto il secolo essa godrà di una posizione di favore e superiorità rispetto alle altre ditte.dettagli
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10 novembre 1831Blocco dell'attività giudiziariaIl 10 novembre la Segreteria di Stato emana i nuovi regolamenti dei Tribunali civili e criminali. Gli avvocati e i procuratori, sostenuti dalla Guardia Civica, protestano subito energicamente. Le riforme del Governo appaiono "in parte peggiori, in parte inique, in pochissime cose migliori" rispetto alle leggi vigenti e soprattutto sono state introdotte unilateralmente dal "Principe", senza il consenso dei sudditi. Nelle Legazioni gli avvocati disertano i tribunali e bloccano l'attività giudiziaria.dettagli
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29 novembre 1831Assemblea pubblica per la sospensione delle leggi giudiziarieDopo varie riunioni di avvocati, è convocata una assemblea pubblica per chiedere la sospensione degli editti che riformano l'ordinamento giudiziario (5 e 31 ottobre, 5 novembre). L‘Editto Bernetti del 5 novembre, ad esempio, esclude la procedura ordinaria per i reati politici, di competenza del Tribunale supremo della consulta. Il 29 novembre in Palazzo Pubblico intervengono oltre 3.000 persone, 1.000 delle quali riescono ad entrare nella sala dell'assemblea. Le scelte definitive sono rinviate a una riunione di soli legali, da tenersi il giorno successivo. L'orientamento è di non accettare riforme da Roma. Esse sono giudicate "transitorie, parziali, ed ingannevoli". Le vere riforme, radicali, universali e garantite, sembrano possibili solo con rappresentanze elette dal popolo. Il 2 dicembre il Pro-legato Grassi firma una notificazione che sospende di diritto la riforma giudiziaria. Questo atto sarà giudicato da Gregorio XVI "nullo e attentativo" della sovranità del Papa.dettagli
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15 dicembre 1831Bernetti sconfessa GrassiIl Segretario di Stato pontificio cardinale Bernetti annulla la notificazione Grassi del 2 dicembre e tutti gli atti e le sentenze conformi al vecchio ordinamento e fissa al 21 dicembre il termine ultimo per l'attivazione dei nuovi regolamenti giudiziari. Minaccia, in caso contrario, il trasferimento da Bologna a Ferrara del Tribunale d'appello per le quattro Legazioni.dettagli
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19 dicembre 1831La Petizione PatuzziIl 19 dicembre la Guardia Civica e Forese di Bologna, attraverso l'avvocato Giuseppe Patuzzi, loro comandante, formula alcune richieste al governo pontificio. Tra esse uno statuto fondato sulla divisione dei poteri, un codice legislativo moderno, regole certe per la pubblica amministrazione e la finanza. La Petizione suscita grande euforia in città. Per calmare gli animi, il 25 dicembre i prolegati delle provincie romagnole proporranno un congresso generale in cui discutere i bisogni del paese. Convocato per il 2 gennaio successivo a Bologna, esso prevede la partecipazione di deputati eletti uno ogni 15.000 abitanti. Il cardinale Bernetti disapproverà con forza la decisione.dettagli
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20 dicembre 1831Mobilitazione popolareIl 20 dicembre si tengono manifestazioni popolari ostili al governo. Alcuni cercano di abbattere gli stemmi pontifici, mentre un'assemblea di cinquecento cittadini invia una delegazione al Pro-legato perchè rifiuti l'obbedienza alla notificazione Bernetti. Alla sera si svolge un'affollata riunione nel Teatro Comunale, in cui 3.000 persone acclamano Patuzzi generale della Guardia Civica e Forese e dichiarano sospese le nuove leggi. Si propone di fondere cannoni per la difesa della città e di mobilitare la Guardia.dettagli
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25 dicembre 1831Le riforme dei Pro-legatiI pro-legati di Bologna, Forlì e Ravenna si riuniscono a Bologna il 25 dicembre, assieme ai loro consiglieri e agli ufficiali meno radicali della Guardia Civica, e stabiliscono di chiedere al governo una serie di moderate riforme. Le provincie dovranno eleggere deputati (uno ogni 15.000 abitanti) per trattare, in un congresso generale da tenersi a Imola, i bisogni delle Legazioni. E' chiesta, inoltre, la sospensione dei movimenti di truppe pontificie intorno a Rimini e Ferrara. Il segretario di stato cardinale Bernetti disapprova energicamente la riunione e restituisce il piano di riforma giudiziaria redatto dai legati. Il 30 dicembre comunica al pro-legato di Bologna che il Papa disapprova “la sostanza, la forma e le pretese” del congresso del 25. Considera "attentatorio al Sovrano potere" tutto quanto è stato fatto e deciso dai pro-legati nei giorni precedenti. Oramai ha stabilito di rimettere ordine nelle Legazioni con la forza. Intanto esce una notificazione del pro-legato di Ferrara, che trasferisce da Bologna in quella città il Tribunale di appello delle quattro Legazioni.dettagli