edifici storici

Girando per Bologna, è possibile vedere su edifici antichi e contemporanei cartelli informativi di forma ovale situati in prossimità dei portoni. Sono i cartigli, i cui testi riportano brevi notizie storico-artistiche relative agli edifici: proprietari, architetti, opere d'arte conservate, eventuali restauri.

  • Casa Carducci

    L'impianto dell'oratorio e della chiesa di Santa Maria della Pietà, detta del Piombo, risalgono all'inizio del XVI secolo. Nel 1702 il complesso conventuale fu distrutto quasi completamente da un incendio; dalle fiamme si salvarono alcuni affreschi del pittore settecentesco Giuseppe Maria Orsoni. Ciò che rimase dell'edificio fu venduto a privati che ne modificarono l'uso in abitativo chiudendo il portico e costruendo una scala di accesso. L'appartamento al rpimo piano fu abitato dal 1890, fino alla sua morte, da Giosuè Carducci, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1906. Gli arredi originari della casa, insieme alla imponente Biblioteca, sono conservati nel museo dedicato al poeta. Nel giardino attiguo sorge il monumento alla sua memoria ideato nel 1908-1909 e realizzato in marmo bianco di Carrara dallo scultore Leonardo Bistolfi che venne inaugurato nel 1928.
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  • Monumento di Monte Sabbiuno

    È uno dei più importanti luoghi della memoria dell'antifascismo bolognese. Qui, nel dicembre del 1944, a più riprese, vennero condotti dai nazifascisti gruppi di partigiani poi fucilati. I loro corpi furono rinvenuti, a guerra finita, nel calanco sottostante. Quasi trent'anni dopo, grazie allo sforzo economico dei Comuni che hanno dato vita al “Comitato onoranze ai caduti di Sabbiuno” e con il lavoro per lo più volontario e gratuito di progettisti e maestranze, fu realizzato quello che è considerato uno dei più suggestivi monumenti alla Resistenza. Il percorso dal casolare al luogo dell'eccidio è cadenzato da cinquantatrè massi con incisi i nomi delle vittime riconosciute. Il cinquantaquattresimo è stato posto a ricordare tutti gli altri caduti fino al numero simbolico di cento, non potendosi accertare il loro numero reale. Il muro curvo in cemento rappresenta lo schieramento dei soldati e il filo spinato rosso il precipitare dei corpi fino alla valle dove è posata una croce bianca. Il progetto si deve al Gruppo Architetti Città Nuova, l'inaugurazione è avvenuta il 2 giugno 1973.

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  • Istituto di Matematica

    Unica opera bolognese di Giovanni Michelucci realizzata tra il 1960 e il 1965. Il portico è stato realizzato con pilastri in cemento la cui forma a forcella richiama quella delle case trecentesche del centro storico. Interessante il rapporto tra i materiali quali il cemento, il laterizio e il vetro, in particolare nei fronti secondari retrostanti la via Zamboni.
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  • Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria

    Realizzata nel 1965 come fulcro del Villaggio Ina fu progettata dall'architetto Giuseppe Vaccaro. L'edificio è interamente realizzato in cemento armato a vista, con all'esterno pannelli prefabbricati e muri gettati in opera all'interno. E' la prima chiesa "moderna" di Bologna. A forma circolare richiama i templi paleocristiani. La copertura, realizzata con casseforme in ferro cemento "a perdere", è frutto della collaborazione con l'ing. Pier Luigi Nervi. Tra il 1986 e il 1987, su disegno dell'architetto Roberto Maci, furono realizzati il tabernacolo in lastre di vetro stratificate e ottone e la fonte battesimale in marmo bianco di Carrara.

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  • Memoriale alle donne cadute nella Resistenza

    Questo monumento è un esempio di architettura partecipata, di come un'opera possa nascere, crescere e cambiare nel tempo. Il lavoro dei paesaggisti, il progetto degli architetti Letizia Gelli e Giampaolo Mazzucato, la scrittura dei bambini della scuola elementare, le sculture e i bassorilievi creati nei laboratori artistici del liceo e istituto d'arte bolognesi hanno contribuito, contribuiscono e contribuiranno a questa opera in divenire. Bologna, 25 aprile 2008.
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  • Quartiere Ina Casa Cavedone

    Tra il 1957 e il 1960 furono costruiti 7 dei 19 edifici previsti nel progetto del gruppo di architetti composto da Leonardo Benevolo, Calzolari, Carini, Danielli, Gorio e Vittorini. L'uso dei materiali della tradizione bolognese e il disegno dell'antica casa a corte viene re-interpretato e coniugato con innovativi elementi architettonici, come lo svuotamento degli angoli interni della corte, dove lo spazio comunitario è raccolto e diviene un interessante esempio di ricerca neorealista.
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  • Ex Seminario Benedetto XV

    Costruito tra il 1962 e il 1965 su progetto di Giorgio Trebbi e Glauco Gresleri presenta una forma planimetrica a ferro di cavallo che riprende i movimenti delle curve di livello della collina ed è interrotta al centro da una bassa piastra che si protende verso la valle circostante. Il rapporto luce-materia è la guida del progetto: l'opacità del cemento armato a vista, usato all'interno, contrasta con i tagli verticali della facciata a sud, le cui aperture man mano salendo si allargano e diventano vere e proprie finestre nei piani più alti.
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