Gherardo Gherardi
Figlio del giornalista Lodovico Gherardi, nasce nel 1891 a Capanne di Granaglione, sull'Appennino bolognese. E' allievo prediletto di Adolfo Albertazzi all'Istituto Tecnico "Pier Crescenzi" di Bologna, dove si diploma ragioniere. Non giunge invece a laurearsi in lettere.
Si impiega come stenografo e nel 1907 inizia l'attività di giornalista, dapprima presso il quotidiano cattolico "L'Avvenire d'Italia", poi con "Italia" e con "Il Messaggero toscano". Diventa quindi redattore capo e critico teatrale del "Resto del Carlino".
Nel 1921, insieme a Lorenzo Ruggi, è promotore del Teatro Italiano Sperimentale (TIS), con l'obbiettivo di allestire opere inedite di autori contemporanei. Si tratta di un serio tentativo di rinnovamento del teatro nel nostro paese. Della commissione esaminatrice fanno parte alcuni tra i maggiori protagonisti delle scene, da Pirandello alla Duse, da Alfredo Testoni a Ermete Zacconi.
Nel 1921 fa il suo esordio come autore teatrale con lo pseudonimo di M. Gysterton, con le commedie L'ombra e Il naufragio. Nel 1923 si presenta a suo nome con la commedia Vertigine, rappresentata a Torino: è il primo di una lunga serie di successi: Il focolare, Don Chisciotte, Questi ragazzi, Ombre cinesi, I figli del marchese Lucera, Lettere d'amore, e molti altri lavori, che lo portano ad essere considerato uno dei principali e più prolifici commediografi italiani. Le sue opere hanno come comune intento quello di opporsi alla commedia borghese.
È anche un notevole autore dialettale: la commedia Spanezz (1927) lo consacra tra i migliori interpreti, nel solco di Alfredo Testoni.
Dal 1935 si trasferisce a Roma, dove affronta anche l'esperienza cinematografica. Oltre che regista de Il nostro prossimo (1943), è autore di soggetti e sceneggiature: è sua ad esempio quella del capolavoro neorealista Ladri di biciclette (1948). Muore nella capitale nel 1949.
- Dizionario dei bolognesi, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1989, vol. 1., p. 262
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