giardini
Bologna è costellata di aree verdi e parchi nel centro storico, nella periferia, nella zona collinare. Entro la cerchia delle mura antiche i giardini sono spesso scrigni segreti, capaci di sorprendere: alberi centenari, tromp-l'oeil, angoli di paradiso floreali.
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Giardino Pier Paolo Pasolini
Il primo nucleo del villaggio del Pilastro sorse negli anni ‘60 e l’espansione proseguì nel decennio successivo culminando con la costruzione del cosiddetto virgolone. Il parco, intitolato al celebre scrittore e regista (1922-1965), si estende per 16 ettari nell’area abbracciata dall’imponente edificio. Sul terreno dolcemente ondulato gli alberi sono in prevalenza disposti secondo precise linee geometriche. L’elemento di maggiore evidenza è il viale rettilineo di pioppi cipressini, lungo il quale si sviluppa lo spettacolare complesso scultoreo creato da Nicola Zamboni, con circa 200 figure umane a grandezza naturale, un teatro scultura e una sorta di necropoli all’interno di due conche nel prato (1974-84). Aceri di monte, noci neri, frassini, ontani, ippocastani, tigli e pioppi bianchi formano una densa fascia di vegetazione in prossimità dell’edificio. Nella parte meridionale dell’area, su un dosso vicino alla siepe ornamentale di confine, cresce un fitto gruppo di farnie. Per il resto domina il prato, attraversato dalle linee serpeggianti della viabilità, con ampie superfici attrezzate per il calcio e i giochi dei bambini.Vai al dettaglio -
Arboreto del Pilastro
Il parco, che si estende per circa 10 ettari e include due antichi nuclei rurali, è stato completato nel 1997. Numerosi elementi consentono ancora di cogliere la passata destinazione agricola dei terreni: cavedagne, scoline fiancheggiate da salici bianchi, filari di aceri campestri, grandi ciliegi, una siepe di biancospino, acero campestre e olmo lungo via del Pilastro e, nei pressi di uno degli edifici, un monumentale gelso capitozzato. La maggior parte delle piante è tuttavia di recente introduzione e rivela l’intenzione di caratterizzare il parco con una insolita ricchezza botanica. Nella parte meridionale specie rigorosamente autoctone (frassino, farnia, pioppo bianco, pioppo nero, acero campestre, biancospino, ginestra) formano un’ampia fascia di protezione dallo scalo ferroviario. Nella parte centrale, concepita come un vero e proprio arboreto, i prati si alternano a macchie alberate e siepi dove sono state messe a dimora più di 100 specie diverse di alberi e arbusti a foglia caduca, tra cui antiche varietà di meli, peri, pruni, varie specie di salici ed essenze ornamentali poco utilizzate come le esotiche hickory, zelkova e sterculia.
Nota: il monumentale gelso capitozzato è stato da tempo abbattuto (Giuseppina Camellini - Interventi per il Verde)
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Giardino Vincenzo Tanara
L’area verde, che si estende per oltre 5 ettari accanto a un centro commerciale e a un vasto insediamento residenziale, è stata inaugurata nel 1997. La denominazione ricorda l’illustre agronomo bolognese (1591-1653) dell’età barocca, autore del celebre trattato Economia del cittadino in villa. Il disegno del parco è caratterizzato dalla chiara distinzione tra i sentieri pedonali in ghiaia e gli stradelli ciclabili in asfalto colorato, che si sviluppano seguendo tracciati indipendenti; nei punti in cui si incrociano e vicino agli ingressi si allargano piazzole in porfido. Nell’area dominano gli spazi aperti: prati in dolce rilievo limitati da alberi e arbusti di specie autoctone (aceri, querce, tigli, noci, carpini, platani, sorbi, peri), disposti a macchie o in filari oppure, come a ridosso della tangenziale, a formare veri e propri boschetti. Tra i nuovi impianti spiccano alcuni vecchi filari di acero campestre, due grandi salici bianchi e diversi esemplari di ciliegio rimasti dal recente passato agricolo. Da segnalare è l’attrezzato spazio per i giochi di bambini e adolescenti, dominato da una struttura piramidale per le arrampicate.Vai al dettaglio -
Parco del Paleotto
Si estende sul versante sinistro della valle del Savena e lambisce per un breve tratto le sponde del torrente. Il nome è legato all’antica casata bolognese dei Paleotti, che a lungo gestirono i terreni che risalgono la collina fino alla bella chiesa di Jola. Il Savena ha da sempre condizionato l’economia della zona, in cui spiccava la presenza di un antichissimo mulino, oggi scomparso, che prolungò la sua attività fino all’ultima guerra, ricevendo i prodotti dei fertili terreni di fondovalle. Divenuta di proprietà comunale nel 1973, l’area, che ha una superficie di 21 ettari, mantiene ancora l’impronta del passato: sentieri che ricalcano vecchie cavedagne separano grandi prati e seminativi, spesso attraversati da filari di alberi da frutto e aceri campestri (un tempo usati come sostegno della vite). Soltanto lungo il corso del Savena e sulle pendici più acclivi crescono lembi di bosco naturale in cui, accanto ad alberi e arbusti spontanei della bassa collina, compaiono varie specie estranee legate alla secolare presenza dell’uomo.Vai al dettaglio -
Parco di Monte Paderno
Si estende sulla parte sommitale di Monte Paderno (359 m), un piccolo rilievo tra i più frequentati della collina bolognese. La via del Forte, che conduce alla cima, ricorda una delle fortificazioni postunitarie a difesa della città. Le cavedagne e i sentieri del parco attraversano estesi boschi, freschi o più asciutti secondo l'esposizione, fitti arbusteti, grandi prati segnati da vecchi filari da frutto o da macchie di alberi messi a dimora più di recente. L’alternarsi di questi ambienti disegna un paesaggio nel quale le aree che testimoniano della passata attività agricola si integrano gradevolmente con altre destinate alla progressiva evoluzione naturale della vegetazione. Dal parco si godono bei panorami sulle zone circostanti, come i caratteristici calanchi che si estendono ai piedi del monte (furono visitati da Goethe nell’ottobre del 1786 per raccogliere campioni di baritina, un minerale noto per secoli come pietra fosforica di Paderno). Della vicina chiesa, dedicata a S. Apollinare, si hanno notizie dal ‘200. L’apertura del parco, che ha una superficie di 27 ettari, è avvenuta nel 1974Vai al dettaglio -
Parco Cavaioni
Abbraccia il tratto iniziale della valle del Ravone, un piccolo torrente che confluisce nel Reno subito dopo Bologna. Il nome è legato al bolognese cavajàn, che indica la massa di covoni e ricorda la passata destinazione a seminativo di gran parte di questi terreni. Cavaione è anche il toponimo di un vecchio edificio rurale appena oltre il confine dell’area verde, di fronte all’ingresso principale. Oggi il parco, nel quale prati e appezzamenti coltivati si alternano a lembi boscati, offre l’opportunità di gradevoli soste sull’erba e di tranquille passeggiate lungo i sentieri che si inoltrano nella penombra dei boschi di querce, dove ancora si incontra qualche roverella di notevoli dimensioni. Fra gli ambienti più interessanti è uno stagno, circondato da una fascia di vegetazione caratteristica, che ospita nelle sue acque una ricca vita vegetale e animale. Il parco, divenuto di proprietà pubblica tra gli anni ‘60 e ‘70, ha una superficie di 38 ettari.Vai al dettaglio -
Parco dei Calanchi di Sabbiuno
È situato all’estremità del territorio bolognese, in confine con Sasso Marconi, e si estende su entrambi i versanti del crinale tra Reno e Savena, qui percorso da via di Sabbiuno (sul tracciato di un’antichissima strada per la Toscana). L’area verso il Savena è occupata da prati, cespugli di rose selvatiche e biancospini, filari di aceri di monte, olmi, ornielli e lembi boscati di impianto recente; molto suggestivo è il panorama sulle pareti dirupate, le sottili creste e il pinnacolo isolato delle arenarie plioceniche sotto Monte Sammorè. Il versante verso il Reno, selvaggio e non praticabile, è interamente occupato da uno spettacolare anfiteatro di calanchi, con i bordi punteggiati di ginestre. Sul margine è sorto il notevole monumento in memoria dei 100 partigiani assassinati in questo luogo dai nazifascisti nel dicembre 1944, opera del Gruppo Architetti Città Nuova (1972-73). Gli edifici colonici della vicina Cà Croce ospitano una piccola mostra sull’eccidio. Dal ciglio dei calanchi si aprono belle visuali verso il Reno e il Monte Sabbiuno, con l’antico abitato di Sabbiuno di Montagna.
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Parco di Forte Bandiera
Si estende intorno ai rilievi di Jola e Bandiera. Quest’ultimo è legato al nome di una famiglia che nel ‘700 possedeva vari beni nell’area, fra cui il Casino Bandiera proprio in cima al colle, dove oggi svetta un filare di cipressi. L’attuale denominazione ricorda una fortificazione eretta sulla sommità nel 1860, che insieme con altre sui rilievi vicini faceva parte di una linea difensiva per la città tra Reno e Savena. Del forte non restano tracce, mentre si è conservato qualche rudere di quello sorto sul vicino colle di Jola. Il parco è attraversato da belle sterrate, spesso fiancheggiate da siepi, che ricalcano la viabilità settecentesca e consentono di apprezzare, oltre ai panorami sulle colline circostanti, i vari ambienti che lo caratterizzano: grandi prati interrotti da filari di alberi, macchie arbustive ricche di fioriture primaverili, lembi di bosco, piccoli appezzamenti ancora coltivati. L’area del parco, uno dei primi tra quelli collinari, è stata progressivamente acquisita dall’Amministrazione comunale nel corso degli anni ‘60 e ‘70; oggi la superficie è di 16 ettari.Vai al dettaglio -
Parco di via dei Giardini (della Ca' Bura)
Si estende per oltre 9 ettari intorno a un asse centrale che, tra due grandi colline artificiali, collega una piazza pavimentata a un gazebo che si protende su un ampio specchio d’acqua. Il laghetto è il cuore del parco e ricorda l’epoca in cui intorno al Navile prosperavano fornaci e cave di argilla. Inaugurata nel 1996, l’area si presenta come una vasta superficie prativa che si spinge, interrotta solo dai due rilievi, sino alle strade e agli insediamenti residenziali circostanti. Gli alberi sono in prevalenza disposti a gruppi o a filari lungo la viabilità. Sulle sponde erbose del laghetto qua e là crescono lembi di canneto, salici e pioppi e sono collocati ricoveri per uccelli acquatici (cigni, anatre mandarina, codoni, oche del Nilo, volpoche). Alle cure e al costante arricchimento dell’area, con ricostruzione di lembi di vegetazione naturale, collezioni di erbe aromatiche e altri interventi, dà un fondamentale contributo l’associazione di volontariato Ca’ Bura (dall’antica stazione di posta lungo il Navile, che è presente nelle vicinanze e ha suggerito anche la denominazione del parco).Vai al dettaglio -
Giardino della Lunetta Gamberini
Il nome del giardino ricorda la linea difensiva voluta dal generale Fanti tra il 1860 e il 1867, che contava 9 forti e 17 lunette munite di cannoni intorno a Bologna e sparse fortificazioni sulle colline. La lunetta prese il nome da una Cà Gamberini che sorgeva nei pressi della via Emilia. L’ingombrante trincea fu un’apparizione effimera, perché il piano regolatore del 1889 ne decretò il rapido smantellamento. Furono conservati solo piccoli presidi, come la Lunetta Gamberini, adibita alla fabbricazione di fulminato di mercurio. Il complesso dell’area verde, che si estende per 14,5 ettari, è frutto di una serie di acquisizioni degli anni ’70. Circondata da una folta siepe con alberi di Giuda, forsizie, scotani, sanguinelli, sinforine e altri arbusti ornamentali, ospita al suo interno impianti sportivi, scuole, un centro sociale e un centro giovanile. Gli ampi prati sono spesso ombreggiati da filari di pioppi bianchi e tigli. Dall’ingresso di via Sigonio, oltre un prato alberato, si alza un rilievo, con le pendici rivestite di robinie, biancospini e olmi, che era probabilmente il nucleo centrale della vecchia postazione.Vai al dettaglio -
Parco dei Cedri
Si sviluppa su una superficie di 11 ettari lungo la sponda sinistra del Savena, che in questo tratto segna il confine tra Bologna e S. Lazzaro (il corso attuale del torrente, molto diverso da quello originario, è frutto di una deviazione settecentesca). Realizzato a partire dagli anni ‘70 su terreni agricoli residui di antiche proprietà, il parco è stato completato nel 1982. I suoi grandi prati sono attraversati da numerosi sentieri che, con andamento sinuoso, lambiscono siepi, macchie alberate ed esemplari arborei isolati; da segnalare è il frequentato percorso vita. Tra le specie arboree, in maggioranza esotiche, prevalgono sempreverdi come pini, abeti, cipressi e cedri (questi ultimi hanno suggerito il nome del parco). Lungo il Savena l’ambiente assume un aspetto più naturale per la presenza di una sottile fascia boscata con pioppi, salici e altre specie che vegetano sulle rive dei corsi d’acqua. Nella parte di parco più vicina alla via Emilia spicca l’oasi a libera evoluzione realizzata a cura del Wwf, con una ricca rassegna di piante tipiche della pianura.Vai al dettaglio -
Orto botanico
Occupa un'area di oltre 21.000 mq. ove vegetano piante tipiche della flora italiana e dell'Emilia Romagna nonche' della flora esotica di clima arido tropicale e sud tropicale. Notevoli le culture delle piante medicinali italiane e le ricostruzioni di ambienti naturali della flora mediterranea, appeninica e di valle.Vai al dettaglio -
Giardino Nicholas Green
Il parco (14 ettari) si sviluppa tra la Certosa e l'asse attrezzato sud-ovest, che negli anni '60 tagliò di netto la trama agricola della zona. Nel progetto dell'area verde varie tracce del passato sono state conservate: cavedagne, canalette, filari, alberi da frutto, ex seminativi, insieme al nucleo colonico privato San Gerolamo, caratterizzano tuttora la fisionomia del parco. Il fossato e la lunetta della parte centrale rimandano al forte Villa Contri, uno dei capisaldi del campo trincerato creato intorno alla città dopo l'Unità d'Italia per difenderla da attacchi austriaci. Il forte, con polveriera, aveva trovato posto in una residenza signorile progettata agli inizi dell'Ottocento da Angelo Venturoli per la famiglia Galli-Canevelli e poi passata all'agronomo Giovanni Francesco Contri; l'edificio fu fatto esplodere nel 1944 durante una celebre azione partigiana. Il parco è intitolato a Nicholas Green (1987-1994), il bimbo statunitense ucciso in Calabria durante una tragica rapina e i cui organi furono poi donati dalla famiglia (un monumento lo ricorda nella zona centrale del parco).Vai al dettaglio