giardini
Bologna è costellata di aree verdi e parchi nel centro storico, nella periferia, nella zona collinare. Entro la cerchia delle mura antiche i giardini sono spesso scrigni segreti, capaci di sorprendere: alberi centenari, tromp-l'oeil, angoli di paradiso floreali.
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Giardini Margherita
E’ il più esteso e frequentato parco cittadino. Realizzato, su disegno del piemontese Sambuy, per dotare Bologna di un grande spazio verde pubblico sull’esempio delle maggiori città italiane ed europee, venne inaugurato nel 1879 con il nome di Passeggio Regina Margherita (in omaggio alla moglie di Umberto I). I giardini, che hanno una superficie di 26 ettari, conservano buona parte dell’assetto originario, vagamente ispirato ai parchi romantici inglesi, con ampi viali alberati, un laghetto contornato da finte scogliere di gesso, vaste superfici a prato, boschetti di querce e altri angoli più naturali, un corredo di notevoli esemplari arborei in prevalenza esotici (cedri, pini, ippocastani, platani, cipressi calvi, qualche farnia, una sequoia). Durante i lavori per la realizzazione del parco, nell’area venne alla luce un sepolcreto etrusco, dal quale proviene la pregevole tomba in travertino che si ammira ai margini del prato centrale. Una curiosità, sul lato meridionale del laghetto, è il breve tratto all’aperto che ancora compie l’antico canale di Savena (1176), una delle vie d’acqua che un tempo caratterizzava la città.Vai al dettaglio -
Giardino della Montagnola
È il più antico giardino cittadino, da secoli luogo di passeggio e teatro di manifestazioni, giochi, gare sportive. A partire dal 1662 l’area, sopraelevata rispetto a quelle circostanti perché dal medioevo deputata all’accumulo di macerie e rifiuti, venne destinata a uso pubblico: in parte occupata da orti e colture di gelso, per il resto era dotata di ampi viali e di un piazzale centrale a disposizione dei visitatori. Il disegno attuale risale ai primi anni dell’800, quando per espressa volontà di Napoleone venne ripensato da G. B. Martinetti secondo geometrie ispirate ai giardini alla francese. Nel 1896 la Montagnola fu arricchita con la grande scalinata monumentale che guarda verso la vecchia porta e i ruderi dell’antica fortezza di Galliera. Più tardi al centro del giardino venne sistemata la vasca circolare, impreziosita da gruppi scultorei di Diego Sarti, che era stata creata per i Giardini Margherita al tempo dell’Esposizione Emiliana (1888). Fra gli alberi del giardino, che ha una superficie di 6 ettari, risaltano le grandi chiome di alcuni platani monumentali, il cui impianto è di epoca napoleonica.
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Giardino di piazza Giovanni XXIII
L’area verde, di poco superiore all’ettaro, è inserita al centro del Villaggio CEP Barca, davanti al lungo edificio porticato noto come “il treno”. In origine destinata a ospitare la piazza del quartiere, realizzato a partire dalla fine degli anni ‘50 su progetto di Giuseppe Vaccaro, si è invece conservata per decenni come una grande superficie erbosa, punteggiata da gruppi di alberi. Pur mantenendo la sua destinazione a verde, nel 1997 ha parzialmente recuperato la funzione originaria attraverso la costruzione del percorso pavimentato che si allarga a formare una sorta di ansa in cui si riconoscono tre piccole “isole”: un intervento ispirato alla vicinanza del fiume Reno, che è all’origine del nome della località (per secoli, fino all’ultimo dopoguerra, nella zona era in funzione un traghetto verso Casteldebole). Nell’occasione il giardino è stato anche notevolmente arricchito di specie arboree e arbustive, in prevalenza autoctone. Su un lato del prato centrale spicca un busto in bronzo di papa Giovanni XXIII, opera di Valerio Cattoli (1991), collocato per volontà dei cittadini.Vai al dettaglio -
Parco di Villa Spada
Si estende per circa 6 ettari all’estremità della stretta dorsale tra il rio Meloncello e il Ravone. Macchie di alberi e prati si alternano lungo il pendio che dalla collina di Casaglia scende su via Saragozza. Dai punti più elevati (120 m) si godono begli scorci sul centro storico, incorniciato dalle chiome dei tanti sempreverdi mediterranei (lecci, cipressi, allori, pini domestici e marittimi, corbezzoli). Nella porzione subito a destra dell’ingresso principale cresce un boschetto seminaturale con specie tipiche della collina (orniello, carpino nero, acero campestre, ciavardello, biancospino). Nella vicina torretta neomedievale, secondo la tradizione, venne rinchiuso prima della fucilazione il martire risorgimentale Ugo Bassi. La villa in stile neoclassico fu costruita dalla famiglia Zambeccari alla fine del ‘700. Il progetto è attribuito a G. B. Martinetti, che disegnò anche il piccolo giardino all’italiana terrazzato e adorno di vasi e sculture. Sul frontone della villa, che è sede del Museo Storico Didattico della Tappezzeria, campeggia lo stemma dei principi Spada, i proprietari di cui conserva il nome.Vai al dettaglio -
Giardino di Villa delle Rose
Una bella scalinata a più rampe e un sinuoso viale di platani poco lontano sono gli accessi che, da via Saragozza, risalgono il breve pendio verso la villa, ornata da un elegante loggiato (fu costruita nel ‘700 come casa di villeggiatura della famiglia Cella). Nel piazzale davanti all’edificio spicca un superbo esemplare di faggio; tutt’intorno sono disposte varie opere scultoree risalenti alla fine dell’‘800 e ai primi decenni del ‘900. Il parco, che si estende per poco meno di due ettari sulle prime pendici del colle della Guardia, è caratterizzato dalla presenza di un giardino ornamentale di sempreverdi soprattutto esotici (abeti di Spagna, tassi, cipressi, cedri, magnolie, pini, un’araucaria), siepi di Poncirus trifoliata e tasso, uno scenografico viale di ippocastani. Donata al Comune di Bologna nel 1916, la villa è stata per lunghi periodi sede della Galleria d’Arte Moderna, di cui oggi ospita mostre temporanee.Vai al dettaglio -
Giardino Emilio Alessandrini
Realizzato all’inizio degli anni ‘80, il giardino è una tranquilla oasi dall’aspetto decisamente naturale che si estende per circa 3,5 ettari. Lunghi corridoi verdi tra i condomini conducono dagli ingressi all’ampio prato centrale, che è circondato da una cortina di alberi e, più all’esterno, da una fitta siepe. All’interno tutto suggerisce l’idea di uno spazio pensato come una rappresentazione, seppure ingentilita, dei modi e dei tempi della natura. Gli arredi, particolarmente discreti, sono collocati ai margini di un percorso erboso con pavimentazione in legno. Gli alberi, quasi tutti appartenenti a specie caducifoglie autoctone, sono disposti a gruppi in una fascia irregolare ai lati del sentiero; i più diffusi sono bagolari, pioppi bianchi, tigli, noci neri e frassini. Alcune di queste essenze arboree, insieme a tante altre in prevalenza arbustive, formano la densa siepe perimetrale che, nel tratto di confine con l’istituto religioso delle Farlottine, diventa una quinta di lauroceraso. Il giardino è dedicato al giudice (1942-1979) ucciso dai terroristi a Milano.Vai al dettaglio -
Parco di Villa Angeletti
Nel ‘700 la pianura che si estendeva tra il canale Naviglio e l’antico corso del Savena era punteggiata di case coloniche e ville disposte lungo gli stradelli che si aprivano a ventaglio fuori porta Galliera. In prossimità di un ampio meandro del Navile, ben visibile ancora oggi, era situato il palazzo della famiglia senatoria Calderini. Dell’edificio, passato agli Angeletti nel secolo successivo, non restano più tracce (venne ridotto in macerie dai bombardamenti dell’ultima guerra), mentre i terreni circostanti sono stati donati dalla Carisbo al Comune per ospitare un parco pubblico. L’area verde, terminata nel 1997, si sviluppa per 8,5 ettari lungo la sponda destra del canale. Il progetto ha puntato ad assecondare la morfologia del luogo e a conservare le alberature preesistenti (alberi da frutto, qualche esemplare ornamentale) e i lembi di vegetazione spontanea che fiancheggiano il corso d’acqua. Nel resto del parco, caratterizzato dal disegno delle piste ciclabili, ampi prati si alternano a zone alberate con latifoglie autoctone. In posizione centrale si trova una attrezzata area giochi per i bambini.Vai al dettaglio -
Giardino Vittorio Melloni
Occupa una porzione del vecchio parco di Villa Melloni, un edificio di fine ‘800 contornato da verde ornamentale, che è ancora visibile appena oltre la recinzione. Sui terreni della vecchia proprietà, venduti a partire dai primi del secolo, furono costruiti i palazzi che oggi si affacciano sull’area pubblica. Il giardino venne ceduto all’Amministrazione comunale dalla vedova del colonnello d’aviazione Vittorio Melloni e aperto al pubblico nel 1984. Nell’area prevalgono alberi e arbusti ornamentali, fra cui numerosi sempreverdi, ma si incontrano ancora piante da frutto che testimoniano del passato uso agricolo di una parte dei terreni. Spiccano alcuni esemplari di notevoli dimensioni, fra cui una secolare sequoia e un pioppo bianco, relitti del parco della villa e della vegetazione spontanea che cresceva a ridosso del Ravone; il tracciato del piccolo corso d’acqua, coperto in anni recenti, è segnalato da un sentiero sopraelevato sul confine del giardino.Vai al dettaglio -
Giardino Gino Cervi
E’ uno degli spazi verdi legati al notevole insediamento INA Casa di via Andreini, sorto verso la fine degli anni ‘50. Il giardino, di forma triangolare, è stato invece realizzato nel 1972. E’ suddiviso in alcune porzioni dalle caratteristiche omogenee. La parte più ombrosa e movimentata, tra via Melato e uno dei lunghi caseggiati, è caratterizzata da gruppi di sofore, aceri americani, platani e pini neri. Un ampio prato, delimitato da una densa quinta di noccioli e da macchie di forsizie e pallon di maggio, è attrezzato per il gioco dei bambini. All’angolo tra le vie Magazzari e Melato l’area accoglie una piccola piazza nel verde, sottolineata da filari di pioppi cipressini, sofore e aceri montani. Il giardino è dedicato al grande attore bolognese (1901-1974), dagli anni ’30 tra i più importanti e popolari protagonisti del teatro e del cinema italiano. Nel dopoguerra la sua figura è stata indissolubilmente legata alle indimenticabili interpretazioni del sanguigno Peppone, nei film tratti dai romanzi di Giovanni Guareschi, e più tardi, per il pubblico televisivo, del celeberrimo commissario Maigret di Simenon.Vai al dettaglio -
Giardino di Casa Carducci
Contiguo all’ultima abitazione del poeta, che vi si trasferì nel 1890, il piccolo giardino è addossato a un tratto residuo delle antiche mura. Alla morte di Giosuè Carducci (1907), la regina Margherita lo donò al Comune insieme all’edificio, il cinquecentesco oratorio di S. Maria del Piombo che, trasformato a uso residenziale nei primi dell’‘800, è oggi sede del museo a lui dedicato. Il monumento, opera in stile liberty di Leonardo Bistolfi (1859-1933), venne concepito poco dopo la scomparsa del poeta ma inaugurato solo nel 1928. Si compone di quattro elementi scultorei collegati da scalinate: al centro è la potente figura di Carducci, seduto in atteggiamento assorto; a destra il gruppo del Sauro destrier, cavalcato dalla Libertà e affiancato dal Ritmo e dalla Rima; in basso a sinistra il gruppo della Natura e il Poeta con un fauno che suona la sinfonia eterna delle solitudini piene di vita; sullo sfondo un altorilievo raffigura l’opera carducciana e il raggiungimento dell’Unità d’Italia. Un grandioso bagolaro reclina la chioma sul poeta. Spiccano alcuni svettanti cipressi, un imponente acero campestre a metà del pendio e cespugli di rose nel piano.Vai al dettaglio -
Giardino di piazza Cavour
Il giardino, sorto dopo il 1860 nell’ambito di un ampio progetto urbanistico municipale per il miglioramento del centro cittadino, prese il posto di palazzi cinquecenteschi e vecchie vie dai nomi singolari (Borgo Sàlamo, Sblisgapianelle). Intorno al giardino furono costruiti eleganti edifici porticati che oggi costituiscono il più significativo complesso urbanistico bolognese dell’‘800. L’impianto del giardino venne affidato nel 1870 al torinese Pietro Ceri, che realizzò secondo i canoni dell’epoca una piazza giardino di forma regolare, con aiuole e vialetti cinti da una cancellata. Nel 1902 vi fu collocata la statua a mezzobusto di Cavour, opera di Carlo Monari. Nonostante le dimensioni limitate, il giardino ospita una discreta varietà di piante: tra gli arbusti, in prevalenza sempreverdi, spiccano Poncirus trifoliata, pittosporo, Aucuba japonica, mahonia, tasso, lauroceraso; tra gli alberi, i più imponenti sono un esemplare maschile di ginkgo, tre ippocastani e un faggio.
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Giardino Ferruccio Busoni di Villa Mazzacorati
Si estende intorno alla monumentale villa, antica residenza suburbana di nobili famiglie bolognesi come i Marescotti, gli Aldrovandi e i Mazzacorati, che la abitarono dai primi del ‘600 fino al secolo scorso (l’aspetto neoclassico è dovuto a trasformazioni e ampliamenti della seconda metà del ‘700). Fin dalla costruzione, alla villa faceva da contorno uno sfarzoso giardino che si prolungava nella grande tenuta circostante. Nelle linee essenziali il disegno è rimasto quello di un tempo: lo spazio davanti alla villa è occupato da un giardino all’italiana con aiuole fiorite (fra cui una collezione di rose antiche), siepi, due grandi esemplari di leccio e tasso, alberelli di arancio spinoso e fontane; alle spalle dell’edificio, viali alberati fiancheggiano composite macchie boscate che conservano qualche notevole esemplare sopravvissuto agli scempi dell’ultima guerra; la serra ospita una collezione di orchidee tropicali. Il giardino, di proprietà dell’Azienda USL Città di Bologna, ha una superficie di 3,6 ettari; è intitolato al celebre pianista e compositore (1866-1924), per un periodo direttore del liceo musicale bolognese.Vai al dettaglio -
Giardino Graziella Fava
Il giardino è un triangolo di verde, il cui muro di cinta lungo il viale di circonvallazione ricalca il tracciato delle mura trecentesche. Tutto il territorio circostante, un tempo compreso tra le antiche vie del Porto e del Maglio e occupato da estensioni di orti, venne completamente trasformato dal piano regolatore del 1889 con la creazione di piazza dei Martiri e della sua radiale di strade. L’area verde, realizzata alla fine degli anni ’70, è dedicata a una vittima dell’attentato terroristico alla sede dell’Associazione della Stampa Emilia-Romagna e Marche del 13 marzo 1979. Due lati del piazzale centrale, segnati da filari di acero riccio, terminano con piazzole dominate da grandi pioppi bianchi e confluiscono in un vialetto di ippocastani in lieve salita fino al terrazzo su viale Pietramellara. Gli alberi e gli arbusti si addensano lungo il perimetro, formando una fitta siepe di carpini, alberi di Giuda, scotani, forsizie, pittospori, liquidambar e altre specie ornamentali. All’esterno, lungo via Milazzo, l’edera lascia intravedere tratti di muro con moderni inserimenti metallici e incisioni graffite.
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Giardino del Guasto
Il giardino, realizzato da Gennaro Filippini nel 1974, è un originale esempio di moderno intervento in uno dei due storici “guasti” della città (l’altro è la Montagnola). Un tempo il luogo era parte del vasto e sontuoso palazzo dei Bentivoglio, signori di Bologna sino al 1506, ridotto in macerie dalla furia popolare l’anno seguente. Il Guasto dei Bentivoglio rimase in abbandono sino a metà del Settecento, quando su buona parte dell’area sorse il Teatro Comunale; la parte rimasta fu delimitata ai primi dell’Ottocento da muri di sostegno in selenite. Dalla piazzetta di largo Respighi, attrezzata per la sosta e ombreggiata da esemplari di ginkgo, una doppia rampa conduce al giardino vero e proprio. Lo spazio pensile, rinfrescato da un percorso d’acqua, è caratterizzato da uno studiato impiego del cemento, sagomato in forme evocative del continuo variare della natura, che mira a stimolare la fantasia dei bambini e la loro libera espressione nei giochi. Gruppi di aceri, alberi di Giuda, bagolari, carpini, brussonezie e tassi sono disposti a corona sulle scarpate. Durante il restauro del 2000 un secondo ingresso è stato aperto in via del Guasto.Vai al dettaglio -
Giardino di piazza Minghetti
Frutto delle scelte urbanistiche postunitarie, la piazza giardino venne realizzata tra il 1893 e il 1896 in seguito alla demolizione di un vasto isolato tra via de’ Toschi e il palazzo della Cassa di Risparmio (sorto una quindicina di anni prima). Il progetto, inizialmente affidato al piemontese Sambuy, che aveva da poco terminato i Giardini Margherita, venne poi realizzato con un disegno più formale e su una superficie più limitata. Al centro della piazza fu collocata la statua dello statista bolognese Marco Minghetti, opera di Giulio Monteverde (1896). Nel 1911 su un lato della piazza venne edificato il palazzo delle Poste. Nel giardino si impone all’attenzione un gigantesco platano che ha quasi due secoli di vita. Tra gli altri alberi spiccano una sempreverde Magnolia grandiflora, una splendida magnolia a foglie caduche, uno dei rarissimi esemplari presenti a Bologna di Cladastris lutea, un grande faggio (a foglia rossa), due maclure, due ginkgo, un gruppo di maggiociondoli, un acero di monte.Vai al dettaglio -
Giardino Scoto (ex Parco di San Michele in Bosco)
Addossato al centro cittadino, il colle (132 m) è uno dei luoghi più suggestivi di Bologna. Il complesso monastico, oggi sede degli Istituti Ortopedici Rizzoli, fu edificato nel ‘300 dagli Olivetani nell’area di un cenobio duecentesco. La chiesa, ricostruita come il campanile nei primi decenni del ‘500, è attribuita al celebre architetto ferrarese Biagio Rossetti. Le pendici del colle sono rivestite soprattutto di conifere; solo nel versante occidentale del parco, che ha un’estensione complessiva di 7 ettari, prevalgono le specie tipiche della collina, con alcune secolari roverelle. La sistemazione del parco, di proprietà degli Istituti, risale alla fine dell’‘800, in concomitanza con l’apertura dell’ospedale. Dal piazzale a lato della chiesa si gode uno spettacolare panorama su Bologna e la pianura, oggi parzialmente compromesso da un impianto arboreo dell’immediato dopoguerra. Nel corso dei secoli il celebre belvedere è stato illustrato in centinaia di stampe e ha colpito visitatori di tutti i paesi (tra i tanti, Stendhal che, di passaggio a Bologna nel 1817, ne magnificò la vastissima visuale).Vai al dettaglio -
Parco di Villa Ghigi
Si estende sul versante destro dell’appartata valletta del rio Fontane (un tempo nota come Valverde). Nonostante la vicinanza al centro storico, sottolineata dalla vista su Bologna, il parco possiede già molti caratteri del paesaggio collinare. Al suo interno convivono prati, coltivi, vigneti, filari di vecchi fruttiferi, pregevoli esemplari arborei esotici e autoctoni (alcune secolari roverelle, un grande tasso), lembi di querceto e un insolito boschetto di faggi piantato più di un secolo fa. Da fine inverno a primavera inoltrata nel sottobosco e nei prati del parco, che ha una superficie di 29 ettari, si succedono belle fioriture spontanee (elleboro, anemoni, tulipani, orchidee). La villa, di aspetto ottocentesco ma di origine più antica, nel ‘600 appartenne alla potente famiglia Malvezzi. Nel 1874 venne acquistata da Callisto Ghigi. Il figlio Alessandro (1875-1970), zoologo di fama e rettore dell’Università, negli anni ‘60 donò parte dei terreni al Comune di Bologna, che acquisì l’intero patrimonio nel 1972. Da molti anni il Centro Villa Ghigi svolge nel parco un’intensa attività di educazione ambientale per le scuole bolognesi.Vai al dettaglio -
Parco di San Pellegrino
Si estende in bella posizione panoramica sulla stretta dorsale che, tra le vallette del Meloncello e del Ravone, scende da Monte Albano verso Villa Spada; splendida è la vista su S. Luca. I nuclei rurali di Casa Giuliani (di proprietà comunale) e Casa Breventan, che già esistevano nel ‘700 come Luogo Piccolo e Luogo Grande, appartennero alla famiglia senatoria De Buoi e in seguito ai Breventani. Nella seconda metà dell’‘800 Giuseppe e Luigi Breventani, entrambi ecclesiastici, fondarono il Ritiro S. Pellegrino, un istituto religioso al quale conferirono poi la proprietà (Luigi è stato un illustre studioso di storia locale). La sistemazione dell’area ha mirato a conservare l’assetto di un tempo, con i coltivi trasformati in prati e gli alberi da frutto che sottolineano la viabilità e i vecchi appezzamenti. La valletta del Meloncello custodisce la porzione più naturale: lungo il rio si sviluppano pioppi neri, salici bianchi e sambuchi, mentre il bosco che cresce nelle parti più stabili del versante è formato da carpini neri e noccioli, con qualche roverella nei punti più assolati. Il parco, che ha una superficie di 27 ettari, è stato aperto al pubblico nel 1995.Vai al dettaglio -
Giardino partigiani del Pontevecchio (ex Bitone)
Sorto al posto di un vecchio campo sportivo, il giardino, completato nel 1996, occupa un’area di circa mezzo ettaro. Da un’ampia superficie ghiaiata con panchine e giochi per i bambini prende il via un sentiero lastricato, fiancheggiato da un filare di gelsi, che attraversa tutto il giardino dividendolo in due parti. Su un lato si allarga un prato pianeggiante bordato da macchie di lillà, deutzia e lonicera; sul lato opposto si alza un dolce rilievo sulla cui sommità, all’ombra di farnie, ciliegi e pioppi cipressini, si trovano altre panchine. Fra le tante specie arboree ne compaiono alcune raramente impiegate nel verde cittadino (sorbo degli uccellatori, sorbo montano, ciliegio a grappoli), ma insolita è soprattutto la quantità degli arbusti presenti: dense macchie di nocciolo, sanguinello, sinforina, lantana e un lembo di roseto ricoprono i fianchi della collinetta; ibisco e spirea bordano a tratti il percorso centrale; laurotino ed eleagno crescono lungo il perimetro.Vai al dettaglio -
Parco dei Pini
L’area era nota fino a pochi anni fa come parco Triumvirato, dal nome della via su cui si apre uno degli ingressi (la strada ricorda il convegno dei triumviri del 43 a.C., che ebbe luogo in un’isoletta del Reno nelle vicinanze di Bologna). Il terreno, compreso all’interno di una vasta acquisizione pubblica del 1919, in seguito accolse impianti dell’acquedotto comunale. Tra gli anni ‘60 e’70 circa 4 ettari furono scorporati dall’area di pertinenza dell’acquedotto e destinati a ospitare strutture sportive e verde pubblico. Un vialetto collega i tre ingressi del parco, completamente recintato e parzialmente chiuso dalle vicine costruzioni, e conduce a vari gruppi di panchine e giochi per i bambini, convergendo verso il piazzale del fabbricato che ospitava la piscina comunale. Il parco è caratterizzato da una densa e costante copertura arborea, che si fonde con quella dell’area dell’acquedotto, anch’essa fittamente alberata. Prevalgono frassini e bagolari, ma sono frequenti anche olmi, tigli, spini di Giuda, platani, ippocastani e gruppi di pini, cedri, cipressi.Vai al dettaglio