Una serie di risorse digitali dedicate alla documentazione della storia, della cultura, della società e delle istituzioni di Bologna e provincia con particolare attenzione all’800-900.

Dalla Cronologia

Accadde oggi, 24 gennaio.

immagine di Incendio della Camera del Lavoro e violenze fasciste
24 gennaio 1921
Incendio della Camera del Lavoro e violenze fasciste
Il 21 gennaio a Modena, davanti alla trattoria “Il Gallo”, tre fascisti sono affrontati da un gruppo di anarchici, che vogliono vendicare un operaio bastonato poco prima sulla via Emilia. Nella sparatoria che segue il fascista Mario Ruini rimane ucciso. Il 24 gennaio ai suoi funerali partecipano tutti i fasci e le associazioni combattentistiche emiliane. All'altezza del palazzo delle Poste il corteo è fatto segno di colpi di pistola e di moschetto da parte di un gruppo di "guardie rosse", sbucato all'improvviso dal portico del Collegio. Si scatena l'inferno: altri colpi piovono dai tetti, le camicie nere non tardano a rispondere al fuoco. Al termine della battaglia si contano due morti tra le file fasciste: Augusto Baccolini da Bologna e Orlando Antonini da Forlì. Tra i feriti c'è anche il ras bolognese Leandro Arpinati (1892-1945). Nella notte fra il 24 e il 25 gennaio, a Bologna, le camicie nere danno l'assalto alla sede della Camera Confederale del Lavoro in via D'Azeglio, incendiano la Cooperativa Tipografica, che stampa il settimanale "La Squilla", saccheggiano la sede dell'Unione Socialista e gli uffici delle leghe. Una squadra, capeggiata da Dino Grandi (1895-1988), impedisce ai vigili del fuoco di spegnere gli incendi. La polizia, pur presente in forze, non interviene. Il giorno successivo i fascisti invadono le sedi della Società Operaia e della Federterra in via Cavaliera. Arpinati scaccia da Bologna il deputato socialista Luigi Salvadori (1881-1946), impegnato in una indagine sulla violenza politica diffusa in città. Il ministro dell'Interno Giolitti ordina la revoca delle licenze di porto d'armi nelle provincie di Modena, Ferrara e Bologna, provocando una generale levata di scudi. Una delegazione, capeggiata da Grandi, viene inviata a Roma per la revoca del provvedimento. Ad una settimana dal divieto, il Comitato d'azione contro il disarmo di Bologna constaterà con soddisfazione lo scarso numero delle consegne. Nel frattempo il prefetto e il questore rinunceranno a perseguire i responsabili degli assalti squadristi con il pretesto di non avere abbastanza guardie a disposizione.
immagine di Fallimento e ripresa delle Officine Rizzoli
24 gennaio 2013
Fallimento e ripresa delle Officine Rizzoli
Falliscono le Officine Rizzoli, una delle più prestigiose aziende della sanità bolognese. Nate assieme all'Istituto Ortopedico Rizzoli nel 1896, fabbricavano protesi personalizzate per i pazienti dell'ospedale. Nel 1996, dopo cent'anni di vita, erano la più grande azienda privata italiana del settore, con 137 dipendenti in tutta Italia, di cui 43 tra Budrio e Bologna e con filiali e centri assistenza in tutto il paese. Da tempo nelle mani del curatore fallimentare, nel 2015 le Officine Rizzoli saranno acquistate all'asta da imprenditori italiani attraverso la società Nuova Ortopedia Rizzoli, appositamente costituita. Continueranno quindi la loro secolare attività nel settore dell’ortopedia e della riabilitazione nella holding milanese AB Medica. Nel 2024 entreranno a far parte del gruppo Progettiamo Autonomia di Reggio Emilia, leader italiano nel settore degli ausili e dei presidi ortopedici.
Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi
10 dicembre 1995
Muore Bonvi, il disegnatore delle "Strurmtruppen"
Franco Bonvicini (1941-1995), in arte Bonvi, muore in un incidente stradale. E' stato un popolare ed amato disegnatore di fumetti, ideatore di Nick Carter, personaggio nato per la trasmissione Gulp! Fumetti in TV, e della striscia Strurmtruppen, inesauribile farsa antimilitarista, nata nel 1968, anno della contestazione studentesca, in cui "è messa alla berlina soprattutto la follia e l'inutilità della guerra" (Spiritelli). Nel 1972 ha collaborato con Francesco Guccini per le Storie dello spazio profondo, racconti di fantascienza a sfondo sociologico, mentre nel 1974 aveva tratteggiato in modo amaro un possibile futuro postnucleare nelle Cronache del dopobomba.
17 luglio 2010
La Fortitudo Pallacanestro rischia di scomparire
Travolta dai debiti della gestione di Gilberto Sacrati, la Fortitudo Bologna di basket, per due volte campione d'Italia nell'ultimo decennio (2000 e 2005), sprofonda nella serie B dilettanti. Ha evitato l'iscrizione alla prima divisione (ultima categoria), dove l'aveva relegata il Consiglio federale FIP, solo grazie ad un accordo con la Pallacanestro Budrio. Inutile quindi la vittoria sportiva ottenuta dalla Fortitudo nell'anno in corso, con la promozione dalla serie A2 dilettanti (Vittoria contro Forlì all'ultimo canestro della quinta partita di finale). Il patto con Budrio prevede che entro il 30 giugno 2011 nasca una nuova società col logo Fortitudo, con altri soggetti economici. La forma giuridica della futura società dovrà essere tale da evitare crisi analoghe a quella attuale, mettendola al riparo da ogni manovra speculativa.
Edifici, giardini e canali
Giardino della Lunetta Gamberini
Il nome del giardino ricorda la linea difensiva voluta dal generale Fanti tra il 1860 e il 1867, che contava 9 forti e 17 lunette munite di cannoni intorno a Bologna e sparse fortificazioni sulle colline. La lunetta prese il nome da una Cà Gamberini che sorgeva nei pressi della via Emilia. L’ingombrante trincea fu un’apparizione effimera, perché il piano regolatore del 1889 ne decretò il rapido smantellamento. Furono conservati solo piccoli presidi, come la Lunetta Gamberini, adibita alla fabbricazione di fulminato di mercurio. Il complesso dell’area verde, che si estende per 14,5 ettari, è frutto di una serie di acquisizioni degli anni ’70. Circondata da una folta siepe con alberi di Giuda, forsizie, scotani, sanguinelli, sinforine e altri arbusti ornamentali, ospita al suo interno impianti sportivi, scuole, un centro sociale e un centro giovanile. Gli ampi prati sono spesso ombreggiati da filari di pioppi bianchi e tigli. Dall’ingresso di via Sigonio, oltre un prato alberato, si alza un rilievo, con le pendici rivestite di robinie, biancospini e olmi, che era probabilmente il nucleo centrale della vecchia postazione.
Istituto di Matematica
Unica opera bolognese di Giovanni Michelucci realizzata tra il 1960 e il 1965. Il portico è stato realizzato con pilastri in cemento la cui forma a forcella richiama quella delle case trecentesche del centro storico. Interessante il rapporto tra i materiali quali il cemento, il laterizio e il vetro, in particolare nei fronti secondari retrostanti la via Zamboni.
Esplora il sito
biblioteca. salaborsa
Esplora il sito
biblioteca. salaborsa. ragazzi
Scrittori e scrittrici
George Gordon Byron
A Bologna “Dicono che Bologna era la città preferita da Byron e, senza voler decidere se tal gusto è in tutto ragionevole, affermo che lo si comprende facilmente” (A. Valery) Nell'aprile 1817 Lord George Gordon Byron, di passaggio dal suo esilio dorato di Venezia verso Roma, si ferma a Ferrara e visita la cella di Torquato Tasso, traendone ispirazione per il poemetto The Lament of Tasso, che sviluppa subito dopo a Bologna. Qui sosta brevemente, passeggiando sotto i portici e visitando il Museo d'Anatomia presso l'Istituto delle Scienze. Giudica i modelli in cera di Anna Manzolini "non tutti fra i più decorosi". Già nel corso di questo primo soggiorno incontra forse il poliglotta Giuseppe Mezzofanti, conosciuto anche da Stendhal e da Shelley. Considerato una sorta di Napoleone delle lettere, Byron è ben noto e apprezzato nei salotti bolognesi. Durante una visita in città nel gennaio 1817, Stendhal ricorda di aver assistito con grande piacere alla lettura pubblica del suo poema Parisina, dal quale nel 1833 sarà tratta un'opera di Gaetano Donizetti. In una lettera alla sorella, Byron definisce Bologna celebre per i suoi "poeti, cardinali, pittori ... e le salsicce". Il 6 giugno 1919, dopo aver lasciato Venezia con la sua carrozza bianca "napoleonica", fabbricata a Londra dal celebre costruttore Baxter, Byron arriva a Bologna con l'intenzione di proseguire verso Ravenna, residenza della sua ultima fiamma, la contessa Teresa Guiccioli. Il "pittoresco veicolo" del poeta, una specie di camper ante-litteram, dotato di letto e vettovaglie e seguito da una vettura per la servitù e per i numerosi animali di compagnia, approda all'albergo del Pellegrino, in via dei Vetturini (poi via Ugo Bassi). Occupa la camera n. 5 al primo piano, provvista di un caminetto e di un antico specchio, affacciata con una sola finestra su via Calcavinazzi. Nei giorni seguenti Milord vive per lo più ritirato, facendo colazione in albergo alle otto e recandosi poi dalla contessa. Qui si fa notare "per il suo contegno e per le ostinate svenevolezze e moine in faccia al marito". Nel pomeriggio, pur oppresso dal caldo - si sente arrostire "come un salsiccione" - visita la Pinacoteca dell'Accademia, dove ammira i dipinti di Domenichino e Reni e si reca alla Certosa, dove incontra un custode che sembra il becchino di Amleto: "Possiede una collezione di crani di frati Cappuccini che portano ciascuno il proprio nome". La mattina del 18 giugno decide improvvisamente di riprendere il viaggio verso Ravenna, lasciando deluso lo stampatore Masi al quale ha promesso una dedica al poema inedito di Franco Sacchetti La battaglia delle vecchie e delle giovani. Ritorna a Bologna il 10 agosto 1819, preceduto di poco dalla contessa Guiccioli e consorte, diretti a visitare alcune loro proprietà nel territorio di Molinella. I due alloggiano a palazzo Savioli in via Galliera. L'appartamento affittato poco lontano da Milord è occupato dalla servitù. Il poeta vive di fatto a palazzo Savioli con i Guiccioli, sotto gli occhi della polizia pontificia, preoccupata per la presenza in città di un noto libertino e sospetto carbonaro. L'11 agosto, assieme ai conti Guiccioli, assiste all'Arena del Sole alla rappresentazione della Mirra di Alfieri, riportanto un "soffocante raccapriccio" per la prova dell'attrice protagonista Anna Maria Bazzi. Durante il suo soggiorno il "Lucifero inglese" incontra "il fiore della società intellettuale" bolognese. Alcuni dei protagonisti frequentano il salotto letterario di Cornelia Rossi Martinetti: tra essi Paolo Costa - che in seguito darà ospitalità al poeta e all'amante nel suo rifugio di Firenze e al quale Byron dedicherà il poemetto The Bride of Abydos - Francesco Rosaspina e Antonio Basoli, apprezzati pittori e incisori, l'ingegnere Giambattista Giusti, il poeta Giovanni Marchetti, il conte Francesco Benedetti, assiduo di Dante e assessore dell'Accademia Felsinea. È assente invece da Bologna il critico e letterato Pietro Giordani, caro amico della Martinetti e di Canova, conosciuto da Byron a Venezia. Tra gli incontri, molto apprezzato è quello con il cardinale Mezzofanti, definito un "portento glottologico". Il 15 settembre Byron e la Guiccioli lasciano Bologna e si separano dal conte Alessandro. Tornano verso Venezia, e lungo il percorso visitano Arquà e i colli Euganei. Milord sarà a Bologna un'ultima volta nell'ottobre 1821, di passaggio per Pisa. Nella "City of Sausages" farà ancora visita al cimitero della Certosa e al suo incredibile custode-cicerone Germano Sibaud, circondato di teschi. La vita in breve: George Gordon Byron nasce a Londra nel 1788. Alla morte del prozio eredita il titolo nobiliare di Lord, assieme ai beni e ai debiti. Da ragazzo si distingue per il suo carattere bellicoso e intemperante e per la sua insaziabile sete di letture. Nel 1805 entra nel Trinity College di Cambridge, dove conosce alcuni dei suoi più cari amici, si esercita nel nuoto e scrive poesie. Pubblica anonimo, a proprie spese, il libretto di versi Fugitive pieces, poi ristampato nel 1807 con il titolo Poems on Various Occasions. La prima opera a suo nome, Hours of Idleness, non ha molta fortuna: risponde alle critiche con la violenta satira English Bards and Scotch Reviewers. Nell'estate del 1809 parte per il Grand Tour. Visita il Portogallo, la Spagna, si ferma circa un mese a Malta, quindi, attraverso l'Epiro e l'Albania, giunge in Grecia e soggiorna ad Atene, dove ha un'intensa relazione col giovane Nicolo Giraud. Qui compone Hints from Horace e The Curse of Minerva. Nel 1811 torna in Inghilterra e vive tra Londra e la sua proprietà di Newstead Abbey. In questo periodo muoiono la madre e l'amato John Edleston. E' protagonista di alcuni accesi interventi alla Camera dei Lord, che disorientano l'aristocrazia inglese. Intanto scrive i primi due canti del Childe Harold's Pilgrimage, guida di viaggio poetica che ottiene da subito un grande successo, dove compare il personaggio sprezzante e misantropo del giovane Aroldo, che impersona Byron stesso e incarna gli ideali del dandy. Sull'onda del favore ottenuto dal Childe Harold produce, ad un ritmo impressionante, una serie di "racconti turchi" di atmosfera esotica e romantica. Travolto da una serie di scandali originati da turbolenti ed equivoci rapporti amorosi, accusato di adulterio, incesto e bisessualità, nel 1816 si auto-esilia dall'Inghilterra, dove non farà più ritorno. Dopo una sosta a Bruxelles e a Waterloo giunge a Ginevra e va ad abitare a Villa Diodati, un tempo residenza di Milton. Non lontano vivono Percy Bysshe e Mary Shelley: stimolato dalla sensibilità e dal genio degli amici, Byron compone qui alcuni suoi capolavori: il terzo canto di Childe Harold, il Prisoner of Chillon, The Dream, Darkness. Nel 1816 è a Milano, dove entra in contatto con Silvio Pellico e Vincenzo Monti e conosce Stendhal. A Venezia, dove si ferma tre anni, compone Don Juan, che lo consacra in Inghilterra. Nella città lagunare ha numerose relazioni amorose, trasformando la sua casa sul Canal Grande in una sorta di harem. Nel 1819, nel salotto di Marina Benzoni, conosce la diciottenne Teresa Guiccioli, che diventa la sua amante e dà finalmente ordine alla sua vita. Tra il 1820 e il 1821 si stabilisce a Ravenna e affitta un appartamento nel palazzo di proprietà dell'anziano marito di lei. In queste stanze compone numerose opere, riceve la visita di Shelley, accumula armi per i carbonari ravennati. La società segreta lo accoglie tramite il conte Pietro Gamba, fratello di Teresa, che morirà in Grecia durante la guerra d'indipendenza. Dopo il fallimento dei moti del 1821, ai quali seguono numerosi arresti nelle provincie romagnole, i due amanti fuggono a Pisa, dove in Palazzo Toscanelli trovano un ambiente cosmopolita di letterati e artisti. Tra essi l'amato Shelley, che purtroppo muore poco dopo a Viareggio in un tragico incidente in mare. Nel 1823 aderisce all'Associazione londinese filoellenica e si imbarca, assieme al conte Gamba, per combattere per l'indipendenza della Grecia contro i Turchi Ottomani. Nel 1824 si trasferisce a Missolungi dove muore, forse a causa di febbri reumatiche. Viene sepolto nei pressi della sua dimora inglese di Newstead Abbey. Considerato nell'Ottocento il miglior poeta del mondo, Byron ha esercitato una grande influenza sulla letteratura europea, ispirando più di ogni altro gli artisti e gli scrittori del movimento romantico.
Caffè della Fenice - Bottega del fumista
Via Santo Stefano n. 15: un androne sotto il portico del palazzo antico, un cortile acciottolato dove entrano traballando carretti colmi di vecchie stufe, tubi, ottone tra cui sgusciano, corrono, saltellano i topi. In fondo, in un vasto e lungo corridoio, vi è la esposizione delle stufe; stufe di tutti i tipi ed epoche: l'americana, la parigina, l'economica ... (A. Montanari Baldini, La bottega del fumista, in: F.I.L.D.I.S., Cenacoli a Bologna, Bologna, Parma, 1988, p. 151)
Nuvole in Appennino