Giuseppe Lipparini
Veramente caro e gentile e signorile amico. Nel portamento dell'alta persona, nel largo volto sano e roseo, e in quella sua espressione amabile e un poco ironica di bonomia petroniana, sempre più venne rassomigliando negli anni a Enrico Panzacchi; il quale fu, e il Lipparini stesso considerò e amò, come il suo più proprio maestro.
(M. Valgimigli)
Giuseppe Lipparini nasce a Bologna nel 1877. E' allievo di Carducci e Panzacchi. Il primo gli trasmette "il senso della classicità e l'orgoglio di volgersi alle vette più ardue", dal secondo eredita una grande versatilità, che gli consentirà di essere, come lui, "maestro in tutte le arti della parola", dal giornalismo alla critica d'arte, dalla narrativa alla lirica.
Nel 1897 fonda la rivista "Il Tesoro", che raccoglie alcuni giovani intellettuali, come Luigi Federzoni, Manara Valgimigli, Carlo Zangarini, allievi di Carducci, ma desiderosi di staccarsi dalla poetica del loro professore e di aprirsi a nuove correnti letterarie, dai preraffaelliti, al simbolismo, a D'Annunzio. Ricorda Federzoni:
Il Tesoro morì presto, al suo ottavo numero, lasciando come eredità ben 400 lire di debito con la tipografia, che furono onoratamente pagate adagio adagio da noi, poveri studentelli, coi proventi di qualche lezione privata.
Laureato nel 1899, nei primi anni Lipparini insegna letteratura italiana in varie scuole italiane, a Urbino, Matera e Palermo, al Liceo "Galvani" di Bologna, quindi succede a Panzacchi sulla cattedra di Storia dell'Arte all'Accademia di Belle Arti.
Cospicua è la sua attività di giornalista: scrive per "Athena", il "Corriere della Sera", il "Massaggero", l' "Italiano" di Longanesi. Invierà per oltre sessant'anni articoli al "Resto del Carlino", divenendone, con Prezzolini, il collaboratore più assiduo.
Nei primi quindi anni del Novecento scrive poesie sotto l'influsso di D'annunzio e, in minor misura, di Pascoli, ad esempio I canti di Mèlitta (1910), e pubblica romanzi e prose di varia natura: Passeggiate (1923), Divertimenti (1930), Convito (1939). Come scrittore appartiene alla corrente letteraria del neoclassicismo, che tenta, sulla scia del magistero carducciano, di "rappresentare la realtà esaltando i valori degli scrittori latini e dell'umanesimo e si proponeva di conservare la tradizione letteraria italiana da Dante a Leopardi".
Tra i suoi scritti vi sono I racconti di Cutigliano (1930); Epos italico. Letture dalla Gerusalemme liberata e dall'Orlando furioso (1924); Virgilio, l'uomo, l'opera, i tempi (1925); inoltre numerosi testi, divulgativi e scolastici, sulla lingua e la letteratura italiana e monografie di artisti e scrittori. Con il romanzo Il signore del tempo, pubblicato in appendice sul "Resto del Carlino" nel 1902, è uno dei precursori della fantascienza in Italia.
È tra i personaggi più influenti della vita culturale bolognese nel Ventennio. Dal 1915 al 1945 ricopre la carica di presidente dell'Associazione per le Arti "Francesco Francia", dirige la Società del Quartetto, è vicepresidente del Circolo della Stampa. Impegnato anche in politica, è eletto consigliere comunale e, nel 1930, è nominato Vice podestà. Muore a Bologna nel 1951.
- Andrea Battistini, Forme di classicismo eretico: il caso di Bologna, in: Atlante dei movimenti culturali dell'Emilia-Romagna. Dall'Ottocento al contemporaneo, a cura di Piero Pieri e Luigi Weber, Bologna, CLUEB, 2010, vol. 1., p. 14
- Dino Biondi, Il Resto del Carlino 1885-1985. Un giornale nella storia d'Italia, Bologna, Poligrafici Editoriale, 1985, p. 80
- Maria Letizia Bramante Tinarelli, L'ambiente letterario del primo cinquantennio, in: Bologna Novecento. Un secolo di vita della città, a cura di Maria Letizia Bramante Tinarelli, Castelmaggiore, FOR, 1998, p. 57
- Dizionario dei bolognesi, a cura di Giancarlo Bernabei, Bologna, Santarini, 1989-1990, vol. 2., pp. 302-303
- Luigi Federzoni, Bologna carducciana, Bologna, L. Cappelli, 1961, p. 174
- Giosue Carducci e i carducciani nella Certosa di Bologna, Bologna, Comune, 2007, p.24
- Giuseppe Lipparini, L'innamorato di Bologna e altre pagine bolognesi, Bologna, Boni, 2001
- Manara Valgimigli, Uomini e scrittori del mio tempo, Firenze, Sansoni, 1965, p. 342
Internet
Luoghi
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Palazzo Loup piazza Calderini, 4
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Palazzo comunale - Sala del Consiglio piazza Maggiore, 6
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Palazzo Ghisilardi Fava - Casa del Fascio via Manzoni, 4
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Accademia di Belle Arti via Belle Arti, 54
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Palazzo Rizzoli Strada Maggiore, 37
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Libreria Zanichelli Piazza Galvani, 1/H Bologna
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Liceo Galvani via Castiglione, 38
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Casa Boldrini - Editrice Imperium via Irnerio, 5