Cosa vuol dire adattamento?

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Avete mai sentito parlare di “adattamento” al cinema o alla televisione? O di un romanzo o un fumetto che viene “adattato” per fare un film?

Per adattamento cinematografico si intende la realizzazione di un film sulla base di un’opera già esistente (spesso un romanzo o un’opera teatrale, più recentemente un videogioco, un fumetto o una serie tv).

Il più delle volte l’adattamento cinematografico consiste nell’utilizzo della trama di un romanzo come base per la sceneggiatura¹ del film.

Fin dalle origini sono stati molti i libri adattati al grande schermo e con il passare del tempo ai romanzi si sono aggiunti i fumetti. Già negli anni ‘30 si trovano film basati su personaggi come Flash Gordon o Buck Rogers; da qui nasce poi il fenomeno dei film di supereroi. Anche in Giappone la pratica dell’adattamento dei manga in serie o film animati è stata fondamentale per l’industria dell’intrattenimento già a partire dagli anni ‘60.

Nonostante la loro importanza nella storia del cinema, gli adattamenti si portano dietro una fama negativa: vi sarà spesso capitato di sentire la frase: “Ma il libro era meglio del film”. È opinione comune che, al contrario di un romanzo, un film fornisca delle immagini prefabbricate, inoltre non è raro che nel processo di adattamento vengano tagliate scene, personaggi e intere sottotrame dell’opera originale, aspetti magari molto amati dai lettori. Ma è sempre una cosa negativa? Ed è sempre vero?

Sono diversi gli studiosi che sostengono che l’adattamento è importante perché raccontare una stessa storia da un punto di vista diverso può dare origine a diverse interpretazioni. Anche se non sempre dichiarato, la maggior parte dei film sono basati o ispirati a libri o altri tipi di storie. Ad esempio, Hayao Miyazaki ha iniziato a lavorare nel mondo dell’animazione con serie televisive adattate da romanzi per bambini e ragazzi - come Heidi, Moomin e Gli allegri pirati dell’isola del tesoro - e poi, spostandosi al cinema, ha continuato ad adattare manga, racconti e romanzi: è il caso di Lupin III - Il castello di Cagliostro, Nausicaä della Valle del vento, Kiki - Consegne a domicilio e Il castello errante di Howl.
Eppure in tutti questi adattamenti riconosciamo la mano del loro regista, e non diremmo mai che Miyazaki ha “tradito” l’opera originale o che l’ha peggiorata, tutt’altro: diremmo che l’ha fatta sua.

Gli esempi potrebbero essere infiniti e dimostrano che l’adattamento permette di espandere le storie, offrire allo spettatore nuove interpretazioni. La scelta di un’inquadratura, di un dettaglio, di un suono o di un colore può cambiare radicalmente il significato di una storia o aggiungere sfumature inedite. Si pensi al lavoro fatto su Il Mago di Oz che attraverso l’uso del colore seppia e il Technicolor va a segnare il passaggio di Dorothy tra il mondo reale e quello meraviglioso di Oz. Concentrarsi sulla “perdita” di elementi dell’opera d’origine, insomma, non permette di vedere il contributo creativo che l’adattamento porta sempre con sé. La cosa migliore è invece lasciarsi travolgere dalle storie, che siano viste, lette o ascoltate.

Note:

1. Sceneggiatura: è il nome che viene dato allo scritto per il cinema, contiene indicazioni di scena, luogo, azioni, dialoghi e personaggi ed è funzionale alle riprese. Chi scrive la sceneggiatura si chiama sceneggiatore o sceneggiatrice.