Sei al banco d'un bar tra i più malfamati
Prendi un caffè da due soldi in mezzo agli sventurati
Sei di notte in un gran ristorante
Queste donne non sono cattive hanno i loro pensieri
"Zona" in
Guillaume Apollinaire, Poesie, traduzione di Giorgio Caproni, Milano, Bur, 1998
Oggi lo spazio che meraviglia!
Senza morsi, speroni o briglia,
partiamo a cavallo del vino
verso un cielo magico e divino
come due angeli sotto il martellare
di un'implacabile febbre solare,
nell'azzurro cristallo del mattino
seguiamo il miraggio lontano
"Il vino degli amanti" in
Charles Baudelaire, I fiori del male, Milano, Bur, 1997
Ogni giorno, al sole,
all'ora di colazione mi siedo al balcone,
i piedi sulla balaustra, e bevo litri di caffè.
Piluccammo la briciola e ingollammo il caffè.
Una finestra oltre il fiume si illuminò di sole
come se il miracolo avvenisse, sbagliando di balcone.
"Miracolo a colazione" in
Elizabeth Bishop, Miracolo a colazione, Milano, Adelphi, 2005
Guardava il bicchiere. Fisso.
Quasi da ridurlo in schegge.
Sapeva che il bicchiere dura
più di chi in mano lo regge?
"All'osteria" in
Giorgio Caproni, Tutte le poesie, Milano, Garzanti, 1999
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
"Le golose" in Guido Gozzano, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1980
Vive e violate,
Giacevano su letti di ghiaccio:
Bivalve: il bulbo spaccato
E il sospiro amoroso dell'oceano.
A milioni strappate e sbucciate e sparse.
"Ostriche" in
Seamus Heaney, Poesie scelte, Milano, Marcos y Marcos, 1996
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
"I limoni" in
Eugenio Montale, Ossi di seppia, Milano, Mondadori, 2003
lì a Frascati
i muri bucherellati
dalla morte,
gli occhi della guerra alle finestre,
però la pace mi riceveva
con un sapore d'olio e di vino,
mentre tutto era semplice come il paese
che mi offriva
il suo tesoro verde:
le piccole olive,
freschezza, sapore puro,
misura deliziosa,
capezzolo del giorno azzurro,
amore terrestre. (p. 67)
"I frutti" in
Pablo Neruda, L'uva e il vento: poesie italiane, Firenze, Passigli, 2004
Cristalli di salino
sulla focaccia del mattino
da mordere sul lungomare
quadrata, tonda, rettangolare,
unto che ti colora la faccia.
"La focaccia" in
Nico Orengo, Spiaggia, sdraio e solleone, Torino, Einaudi, 2000
Vino dalla tua bocca, dolce tondo
dalla tua mano: voglio
quel sorso, quel pezzetto, non mi leva
sete né fame la memoria.
"Vino dalla tua bocca, dolce tondo" in
Giovanni Raboni, L'opera poetica, Milano, Mondadori, 2006
Piatto verticale che ci servi
la nostra pietanza quotidiana,
la notte troppo dolce,
il giorno spesso troppo amaro.
Il pasto interminabile,
condito nell'azzurro,-
non bisogna stancarsi
e nutrirsi con lo sguardo.
Quante vivande ci offri
Mentre maturano le susine;
occhi miei che divorate rose,
berrete presto la luna!
"Verzieri" in
Rilke, Poesie, Einaudi Gallimard, Torino, 1995
Erbe, frutta, colori della bella
stagione. Poche ceste ove alla sete
si rivelano dolci polpe crude.
"Frutta erbaggi" in
Umberto Saba, Il canzoniere: 1900-1954, Torino, Einaudi, 2004
Per quanto si vogliano uniti,
non potranno diventare uno
i suoi noccioli tristi che non ce l'hanno fatta
a restare divisi, che si sono abbracciati
con passione sognando
lo stesso sogno che forma la polpa.
Gente, gente, non rimproveratela
per la polpa sottile, e non mangiate,
non mangiate questa nespola del Giappone.
"La nespola del Giappone" in
Kikuo Takano, Nel cielo alto: poesie scelte, Milano, Mondadori, 2003
Nun bevo che Frascati. Lo sciampagne
me mette in core come un'allegria
per una cosa che m'ha fatto piagne:
o pe' di' mejo sento
che er piacere che provo in quer momento
è foderato de malinconia
"Sciampagne" in
Trilussa, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 2004
Più non portava la scarlatta tunica,
Poiché il sangue ed il vino sono rossi,
E sangue e vino aveva sulle mani
Allorché fu sorpreso con la morta,
Quella povera morta ch'egli amava
E uccise nel suo letto
"Ballata del carcere di Reading" in
Oscar Wilde, Tutta la poesia: Ravenna, Poesie, Liriche sparse, La sfinge, La ballata del carcere di Reading, Poemetti in prosa, Milano, Dall'Oglio, 1962