Philippe Druillet, La Notte, Ariccia, Magic Press, 2018
Un gruppo di motociclisti in un desolata regione che sembra alludere a una realtà post-apocalittica à la Mad Max corre disperatamente verso il deposito blu, dove è segregata una misteriosa droga, per potersi bucare l’ultima volta in maniera che la notte non lasci più spazio al giorno, che l’oscurità trionfi. Opera personale e catartica, in cui sublimare la scomparsa della moglie Nicole, morta prematuramente a causa di un tumore. La notte si apre con un’accusa alla medicina e agli stupidi macellai dai camici bianchi, alla nuova fede nelle magnifiche sorti progressive, alla falsa idea di progresso che sotto l’egida delle statistiche occulta la morte. Si potrebbe dividere il lavoro in due parti: nella prima sezione vengono seguite da vicino le scorribande violente dei biker guidati da Heintz e il disperato tentativo di convincere le varie tribù a unirsi nella corsa suicida verso il deposito blu; nella seconda, invece, protagonista assoluta è l’incursione, e qui il genio di Druillet esplode.