Fu costruito nel 1244-46 e destinato a sede del Comune di Bologna. Dal 1249 ospitò Re Enzo, prigioniero dei bolognesi fino alla morte. Il palazzo ha subito un radicale restauro da parte del Comitato per Bologna storica e artistica, guidato da Alfonso Rubbiani, tra il 1905 e il 1913.
> Corrado Ricci e Guido Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di Andrea Emiliani e Marco Poli, nuova ed. illustrata, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 2
e ancora ...
Re Enzo, figlio dell'imperatore Federico II, venne catturato nel 1249, durante la battaglia della Fossalta, che sancì la fine dell'impero svevo in alta Italia. Visse per 23 anni sotto la custodia dei gentiluomini bolognesi nel palazzo che ha preso il suo nome. Pur venata di grande malinconia e desiderio di libertà, la sua fu una prigionia dorata, scandita da tante letture colte e dallo studio dell'arte della falconeria. Nonostante fosse un nemico, fu molto amato dai bolognesi, che alla sua morte, il 14 marzo 1272, gli tributarono funerali solenni. Per ironia della sorte fu sepolto in San Domenico, non lontano dal suo acerrimo avversario, Rolandino dé Passeggeri. In ricordo del trionfo della Fossalta, si tenne da quell'anno il 24 agosto, giorno di San Bartolomeo, la Festa della porchetta. Durante questa festa, che fu celebrata per cinque secoli, si teneva un Palio e dal balcone degli Anziani gettata sulla piazza Maggiore gremita di popolo una grossa porchetta arrostita, assieme a selvaggina, salami, dolci e anche monete d'oro e d'argento.
> Pier Luigi Bottino, Chiara Caliceti, Bologna. Itinerari, memorie e vie d'acqua, Perugia, Ali&no, 2006, pp. 26-28
> Lorena Bianconi, Alle origini della festa bolognese della porchetta, ovvero, San Bartolomeo e il cambio di stagione, Bologna, Clueb, 2005
La battaglia della Fossalta sancì la sconfitta della nobiltà feudale del contado. Da qui derivò un atto che costituisce un primato di cui Bologna va fiera. Il 25 agosto 1256 il popolo fu radunato in piazza al suono del campanone dell'arengo e venne annunciata solennemente la liberazione di tutti i servi della gleba. 6000 schiavi furono riscattati con il tesoro comunale, 8 lire per i bambini e 10 per gli adulti, secondo i prezzi di mercato. Nel 1257 quattro notai, tra i quali Rolandino dé Passeggeri, compilarono per il comune l'elenco dei servi liberati, che dall'incipit fu chiamato Liber Paradisus: "Dio in Paradiso creò l'uomo in perfettissima e perpetua libertà".
Il Liber Paradisus. Con un'antologia di fonti bolognesi in materia di servitù medievale (942-1304), a cura di Armando Antonelli, Venezia, Marsilio, 2007