Platone, Gorgia, Roma, Laterza, 1997
› Socrate: Domandami, allora, che arte mi sembri essere la culinaria.
Polo: Te lo domando: che arte è la culinaria?
Socrate: Non è affatto un'arte, o Polo.
Polo: Ma che cos'è? Dimmelo!
Socrate: Te lo dico: è una pratica.
Polo: E che pratica? Dimmelo!
Socrate: Te lo dico: una pratica di produrre piacere e diletto!
Del cibo pitagorico ovvero erbaceo per uso de' nobili e de' letterati opera meccanica dell'oritano Vincenzo Corrado; seguito dal Trattato delle patate per uso di cibo, opera del medesimo autore, Roma, Donzelli, 2001
Laura Esquivel, Intime succulenze: trattato filosofico di cucina, in “Linea d'ombra: mensile di storie, immagini, discussioni e spettacolo”, vol. 10 (1992) , n. 73, p. 87-89
Gianni Gentilini, I cibi di Roma imperiale: vita, filosofia e ricette del gastronomo Apicio, con l'edizione critica del De re coquinaria, Milano, Medusa, 2004
Sören Kierkegaard, In vino veritas, Roma, Laterza, 1983
› Così allora essi si misero a mangiare. Subito la conversazione aveva intrecciato la sua bella ghirlanda intorno ai convitati, cosicché essi sedevano inghirlandati; ora la conversazione si era innamorata del cibo, ora del vino, ora di se stessa, ora come se dovesse avere qualche significato, ora come se non dovesse avere alcun significato. (p. 33)
Plutarco, Del mangiare carne: trattati sugli animali, Milano, Adelphi, 2001
› … io mi domando con stupore in quale circostanza e con quale disposizione spirituale l'uomo toccò per la prima volta con la bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto; e imbandendo mense di corpi morti e corrotti, diede altresì il nome di manicaretti e di delicatezze a quelle membra che poco prima muggivano e gridavano, si muovevano e vivevano. (p. 55)