Stefania Bertola, A neve ferma, Milano, Salani, 2006
› Riprovò, e al terzo tentativo capitò in una pagina di budini. Budino di ricotta, budino alla napoletana, budino nero, budino di limone…tutti interessanti… ma l'incipit di 'Budino nero' attirò la sua attenzione. 'Questo budino si fa talvola per consumare le chiare d'uovo, e non è da disprezzarsi'. Se c'era una cosa in cui Emma eccelleva era montare le chiare d'uovo. Se le sbatteva lei, la neve era davvero ferma, immobile come quelle eterne del Kilimangiaro. (p. 46)
Fanny Buitrago, La signora del miele, Milano, Feltrinelli, 1999
› Teodora si alzava all'alba per adempiere i suoi doveri. Dõna Ramonita le aveva insegnato la sua arte. Pasticcerie, gelaterie e ristoranti della città compravano i suoi budini alla frutta, i suoi biscotti al sesamo, gli involtini al formaggio, uva passa e miele, i sospiri con panna montata. Come se fosse viva la sua madrina, che lei aiutava da quando ebbe uso di ragione e che negli ultimi tempi non lavorava. (p. 14)
Karen Blixen, Capricci del destino, Milano, Feltrinelli, 1988
› Il generale Loewenhielm, che sospettava un poco di quel vino, ne bevve un sorsetto, sussultò, sollevò il bicchiere prima all'altezza del naso e poi degli occhi, e lo posò poi, sbalordito. "Che strano!" pensò. "Amontillado! E del miglior Amontillado che mai abbia assaggiato". Dopo un attimo, per mettere alla prova le reazioni del suo gusto, prese una mezza cucchiaiata di minestra, poi una cucchiaiata piena, e posò il cucchiaio. "E' veramente strano!" disse a se stesso, "perché sto certamente bevendo brodo di tartaruga… e che brodo di tartaruga!" Fu preso da uno strano panico e si vuotò il bicchiere. (p. 35)
Philippe Delerm, La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita, Milano, Frassinelli, 1998
› E' facile sgranare i piselli. Una pressione del pollice sulla costola del baccello e quello si apre, docile, offerto. Alcuni, meno maturi, sono più recalcitranti - un'incisione dell'unghia permette allora di lacerare il verde e di sentire l'umidore e la polpa densa, appena sotto la buccia falsamente scabrosa. Poi si fanno scivolar giù le palline con un solo dito. L'ultima è davvero minuscola. (p. 8)
Chitra Banerjee Divakaruni, La maga delle spezie, Torino, Einaudi, 1998
› Intanto ti do la curcuma.
Una manciata di polvere avvolta in un vecchio foglio di giornale insieme al sussurro delle parole risanatrici, il piccolo involto infilato nel sacchetto della spesa mentre tu non guardi. Lo spago legato con un nodo a forma di trifoglio, e, dentro, curcuma più soffice del raso, dello stesso colore del livido che ti invade la gota sfuggendo dal bordo scuro degli occhiali da sole. (pp 13, 14)
José Manuel Fajardo, Il sapore perfetto, traduzione di Pino Cacucci, Parma, Guanda, 2006
› Le ordinazioni continuano ad arrivare e ognuno fa il proprio lavoro alla meno peggio. È la danza di ogni notte, una sorta di balletto gastronomico. Yamila e Aicha lavano i piatti senza sosta. Aline prepara le insalate di pollo con mango. Milton ha già servito le "pepitorias" e sta riscaldando la zucca per i "picadillos". Dedé prende il formaggio fresco e si mette a preparare la "guayaba". (p. 197)
M. F. K. Fisher, Biografia sentimentale dell'ostrica, Vicenza, N. Pozza, 2005
› L'ostrica conduce un'esistenza terribile e al contempo eccitante.
Tanto per cominciare, le possibilità che venga al mondo sono minime. Ma se ce la fa, se sopravvive agli strali del suo stesso, stravagante destino e se nelle due settimane della sua spensierata giovinezza trova un appiglio liscio e pulito a cui aggrapparsi, la sua vita adulta sarà una girandola di passioni e pericoli. (p. 9)
Stefania Giannotti, Zucchero a velo, Milano, La Tartaruga, 1990
› Mio fratello entrava in casa. Buttava giù la cartella. <>. Si mangiava quello che aveva preparato mia nonna; da sempre era la sua unica e continua occupazione. Durò a lungo il clima da dopoguerra a Roma, e fu segnato da un ininterrotto parlar di cibo. Il fantasma della guerra è finito, la democrazia un diritto, la ricostruzione un fatto, chi è morto è morto e chi è vivo parla di cibo. (p.11)
Joanne Harris, Cinque quarti d'arancia, Milano, Garzanti, 2000
› Cominciai a fare dei dolci e a venderli - la brioche e il pain d'épices della zona, così come alcune specialità bretoni di mia madre, pacchetti di crepe dentelle, torte di frutta e pacchi di sablés, biscotti, pane alle noci, croccantini alla cannella… Dapprima vendevo tramite la panetteria locale, poi direttamente dalla fattoria, aggiungendo a poco a poco altri prodotti: uova, formaggi di capra, liquori di frutta e vini. (p. 22)
Kay-Marie James, Le maniglie dell'amore, Milano, Salani, 2004
› Perfino io sono capace di friggere una bistecca, e mi ci misi di gusto. Che gioia inalare il profumo del burro fuso, sentire il melodioso sfrigolio del manzo che cuoce. Rivoltai le bistecche nel loro sugo. Le cosparsi appena di sale. Mi venne perfino l'ispirazione di schiacciare uno spicchio d'aglio, usando il mortaio di Harry. Forse c'era davvero qualcosa di un po' Zen in questa faccenda della cucina. In breve, sentii ciò che provava Harry quando sapeva che un piatto sarebbe stato perfetto, quando lo portava in tavola con occhi lucenti.(p. 88)
Sarah-Kate Lynch, Zenzero e cannella, Milano, Sperling & Kupfer, 2006
› Erano passate meno di due ore da quando avevamo mangiato, ma, come vi ho detto, da questo punto di vista io sono piuttosto anomala. Ormai avvertivo tipi di fame così diversi che non riuscivo più a distinguerli.
Ci eravamo appena seduti quando arrivò una cameriera sui vent'anni con il menù scritto a mano, ma Marco lo rifiutò.
"Sarde incinte in agrodolce e fondi di carciofo. Per due", ordinò. (p. 62)
Lorenzo Marini, Vaniglia, Milano, Lupetti, 2003
› Stacco sulla cucina. Maurice è ai fornelli. Maniche di camicia alzate, pantaloni grigio scuro, calzini neri. Scarpe, no. Niente scarpe. Quattro uova, pirofila imburrata, una confezione di ricotta e una scatola di asparagi bianchi. Cosa ci fa questa strana combinazione di cose in cucina, solo Dio sa. E Maurice è lì che sperimenta. Rompe le uova, le mischia con la ricotta, allinea gli asparagi e grattugia un po' di Emmenthal comprato alla drogheria europea dell'angolo. Accende il forno e guarda l'orologio. (p.95)
Peter Mayle, Lezioni di francese: avventure con coltello, forchetta e flute, Milano, Garzanti, 2002
› Non si può dire che i francesi abbiano un atteggiamento sentimentale nei confronti del cibo che mangiano, ma è certo che amano circondare di un'aura di felicità tutto ciò che si apprestano a mangiare (le fortunate creature dovrebbero capire che i francesi fanno loro un grande complimento ritenendole degne di essere mangiate). (p. 116)
Judith Ryan Hendricks, Solo pane, Milano, Salani, 2002
› Dopo il Ringraziamento la panetteria entra in un vortice di attività. Linda e io facciamo il panettone e il pan di zenzero di Hanukkah della madre di Ellen. Linda non è proprio entusiasta di interrompere la sua routine, ma io sono contenta di fare qualcosa di nuovo. Diane prende ordinazioni per i bûches se Nöel, i ceppi di Natale.
Ci mettiamo tutte a fare biscotti: Diane fa pupazzetti di pan di zenzero in tutte le frme possibili, una per ogni occupazione e hobby, dalla ballerina all'accalappiacani (p. 143)
Maruzza Loria, Serge Quadruppani, Alla tavola di Yasmina: sette storie e cinquanta ricette di Sicilia al profumo d'Arabia, Milano, Mondadori, 2004
› Posando il cucchiaio, Ruggero sollevò la scodella con tutte e due le mani e leccò quel che restava della crema.
"In fede mia, questa zuppa è squisita, ci ritornerò" disse posando il piatto con aria rapita; poi afferrò una palla dorata, profumata e tiepida, da uno dei numerosi vassoi che i servitori avevano posato mentre Yasmina parlava. "Voi raccontate a meraviglia, ma perché non assaggiate nessuna delle pietanze, gentile signora?". (p. 26)
Ruth Reichl, Confortatemi con le mele: nuove avventure a tavola, Milano, Ponte alle Grazie, 2003
› Misi giù il telefono e andai a fare quel che faccio sempre quando sono sottosopra: cucinai.
Ma questa volta preparai qualcosa di più che un semplice pasto. Cucinai un messaggio cifrato diretto a me stessa. Basta dare un'occhiata all'elenco degli ingredienti! Polpa di granchio, un vero lusso, non era certo nella lista di cibi approvata da Channing Way. Proprio per quella ragione, provavo una grande soddisfazione ogni volta che una frittella di granchio colpiva sfrigolando la superficie calda della padella. (p. 31)
Ruth Reichl, La parte più tenera, Milano, Ponte alle Grazie, 2002
› "E sai che cosa fece lei subito dopo?" mi domandò zia Birdie.
"Le mele al forno con la salsa dura!" dissi. Perché era quello che faceva sempre quando c'era un avvenimento a cui non sapeva bene come reagire.
Se qualcuno gliel'avesse detto Alice lo avrebbe deriso, ma lei fu la prima persona che conobbi a capire il potere del cibo. Era una gran cuoca, anche se cucinava più per sé che per gli altri, e non lo faceva per togliersi la fame, ma perché i rituali della cucina per lei erano un conforto. (p. 33)
Clara Sereni, Casalinghitudine, Torino, Einaudi, 1987
› La casalinghitudine che tengo a bada dentro di me, relegandola in un angolo circoscritto dalla ragione, in lei è dichiarata, aggressiva, caotica, piena di risorse, pervasiva: l'apparente irrazionalità che ogni volta le fa mettere sottosopra l'intera cucina anche per le cose più semplici - pasta al burro e fettina, ad esempio - risponde ad una logica ferrea, ad un rendersi occupata e indispensabile che risuona in me con echi minacciosi. (p. 43)
Franziska Stalmann, Champagne e camomilla, Milano, Feltrinelli, 1999
› "Champagne e camomilla", proseguì Elisabeth, "ecco che cosa dovresti bere, sono le uniche cose giuste. Champagne la sera, ma non troppo, naturalmente, e camomilla la mattina. Hai ancora abbastanza champagne?" (p. 103)
Karen Stolz, La vita è una crostata di frutta, Milano, Sonzogno, 2001
› Andai a prendere dal frigorifero un barattolo di impasto per biscotti, sciolsi mezzo panetto di burro in un pentolino e mescolai in una ciotola un po' di cannella e zucchero. Sbattei con forza il barattolo contro il ripiano (per nessun motivo in particolare: mi piaceva il rumore, tutto qui), poi separai l'impasto in tante piccole porzioni. Diedi a ciascuna la sua bella forma, le spalmai di burro e le intinsi nello zucchero e cannella. "Panini alla cannella espressi!" annunciai a Tommy, infilando la teglia nel forno. (p. 198)
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo, Milano, Feltrinelli, 1989
› L'oro brunito dell'involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall'interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l'estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio. (p. 81)
Irvine Welsh, I segreti erotici dei grandi chef, Parma, Guanda, 2006
› Adesso era in cucina, impegnato a prepararsi una colazione a base di fritto. In breve si ritrovò a lamentare che le sue colazioni sembravano concepite più per il doposbronza che per la seduzione, mentre raschiava dal tegame le uova bruciate, non senza far scoppiare uno dei tuorli. Sbattendole su piatti freddi dove già si rapprendevano in quantità da cera di candele gli unti della salsiccia, del black pudding, del bacon e dei sovrapposti pomodori, si sentì prontamente già i pori ostruiti dalle esalazioni di grasso animale stagnanti nell'aria. (p. 68)