Jiro Taniguchi “Il Poeta dei Manga”
La commovente bellezza delle cose fragili
Penso che le opere che lasciano un dubbio nel lettore non siano perfette. [... ] Anche se voglio far pensare, non voglio che sorgano dubbi.
Jirô Taniguchi
Jiro Taniguchi nasce il 14 Agosto del 1947 a Tottori, città del Giappone nell'isola di Honshu. Preso il diploma liceale, decide di dedicarsi completamente alla narrativa disegnata e si trasferisce a Tokyo. Comincia l'attività di aspirante mangaka come assistente di un autore già affermato, che nel suo caso è Kyota Ishikawa, finché non gli viene proposto di creare una storia tutta sua.
Kurorohorumu (Cloroformio), del 1970, è il titolo della sua opera prima che non passa la selezione per il premio indetto ogni anno dalla rivista Big Comic della Shogakukan, mentre nello stesso anno ottiene di pubblicare Kareta heya (La stanza arida), storia breve incentrata su una stanza di una ex casa d'appuntamento in cui l'autore ha realmente abitato. L'anno successivo riesce a vincere l'ambito premio Big Comic con il manga Toi koe (Voci lontane), e nel 1975 inizia a pubblicare la sua prima serie, Namae no dai dobutsutachi (Animali senza nome), che ha per protagonisti gli animali, soggetto che sarà tra i suoi preferiti.
L'anno seguente comincia a collaborare con lo scrittore Natsuo Sekikawa insieme al quale lavorerà nel corso degli anni ad una serie di opere hard boiled tra cui Rind! 3, Muboi toshi (Città aperta), Nashikaze wa shiroi (Il vento dell'est è bianco) e la raccolta Tokyo Killers (Tokyo Killers).
Nel 1980 inizia a lavorare con lo scrittore Caribu Marley disegnando in successione alcune storie ambientate nel mondo della boxe, tra cui Ao no Senshi (Il guerriero blu), Nakkuru - Ken no ran (Nocche - Pugno ribelle) e Live Odyssey. Nel 1985 comincia quindi a lavorare alla serie Bocchan no jidai (Ai tempi di Bocchan), ancora su testi di Sekikawa, tratto da un classico della letteratura giapponese, Bocchan di Soseki Natsume, ambientato nel periodo Meiji (1868-1912). L'opera, in cinque volumi, sarà premiata nel 1998 con l'Osamu Tezuka Award.
Jiro Taniguchi ha letto e studiato il fumetto europeo, maturando così uno stile grafico originale, minimale e realistico, non appiattito sugli schemi dell'industria del fumetto giapponese. Nel 1988 afronta il genere fantascientifico, con la serie Chikyu hyokai kiji (Cronache del dissolvimento della Terra). Nel 1990 inizia a disegnare Blanca, storia scritta da lui stesso su di un cane dotato di poteri psichici, e due serie di racconti brevi, successivamente raccolte nei volumi Genju jiten (Enciclopedia degli animali primordiali) e Aruku hito (L'uomo che cammina). Nel 1992 vince il premio Shogakukan con Inu o kau (Allevare un cane) e l'anno seguente pubblica K, una storia di ambientazione alpinistica scritta da Shiro Tosaki. Sempre in questo periodo realizza la raccolta Keyaki no ki (L'olmo e altri racconti), tratta dai racconti dello scrittore Ryuichiro Utsumi. Del 1995 è invece Chichi no koyomi (Al tempo di papà), un vero e proprio romanzo a fumetti, cui segue nel 1998 Harukana machi-e ( In una lontana città), di entrambi suoi sono i testii. Molto popolare in europa, soprattutto in Francia, tanto che uno degli autori più significativi, Moebius (al secolo Jean Giraud), gli chiede di disegnare una propria storia. Nel 1996 vede la luce Ikaru (Icaro), suggestivo manga fantascientifico pubblicato sul settimanale giapponese Morning, che però non ottiene grande consenso, rimane incompiuto.
Tra le opere dell'inizio del nuovo millennio vanno ricordate Sōsakusha (La ragazza scomparsa) del 2000; Kamigami no itadaki (la Vetta degli Dei) ; Ten no taka (Sky Hawk) del 2002, un omaggio al genere western con due giapponesi che si ritrovano tra indiani e cowboys nella frontiera americana alla fine del XIX secolo; Seton (Seton) del 2004, sulla vita del naturalista Ernest Thompson Seton e Hareyuki sora del 2005. Nel 2003 ha vinto il premio Alph'Art al Festival di Angoulême per la migliore sceneggiatura con Harukana machi-e (In una lontana città), e nel 2004 il premio Attilio Micheluzzi per la migliore serie straniera al Comicon di Napoli con Bocchan no jidai (Ai tempi di Bocchan). Nel 2008 pubblica Sensei no kaban (Gli anni dolci), nel 2009 Mon année (un Anno-Primavera), nel 2010 Furari (Sulle orme del vento) e sua "ultima fatica" Les gardiens du Louvre (I guardiani del Louvre) del 2015.
Tutte le opere meritano un approfondimento, per ovvie ragioni ci soffermiamo su Kodoku no gurume (Gourmet) del 1997 un capolavoro del manga. Un lavoro che trascende il genere, una vera e propria narrazione per immagini che si lascia scorrere e ci chiede di essere dei "gourmet" dell'arte di vivere. Sono episodi della vita quotidiana di un anonimo commerciante e ognuno di questi episodi ruota attorno a un pasto, che viene consumato in un luogo diverso. Sia il luogo che il pasto vengono illustrati e descritti nei minimi particolari, con la leggendaria e maniacale attenzione al dettaglio tipica dei lavori di Taniguchi.
Harukana machi-e (In una Lontana Città) del 1998, è una storia molto articolata che ruota attorno al semplice presupposto di un inaspettato viaggio nel tempo che porta un uomo di 48 anni a ritrovarsi quattordicenne, all'epoca delle sue scuole medie e rivivere quindi cose già vissute con la consapevolezza di chi quattordicenne non è più.
Il protagonista, Hiroshi Nakahara, si trova a vivere, capitolo dopo capitolo, nuove ed interessanti sfumature della sua adolescenza. Così accade che Hiroshi lentamente, giorno dopo giorno, cambi sottilmente il suo passato, pur timoroso di cambiare, così facendo, anche quel futuro che è la sua vita di quarantottenne, con sua moglie e le sue due figlie. L'opera viene ripubblicata in un unico volume da Coconino Press dal titolo "Quartieri lontani".
L'opera di Jirō Taniguchi nel corso del suo percorso artistico, ha affrontato molteplici generi, dallo storico al western, dalla fantascienza allo sport, per arrivare a veri e propri Graphic Novel. Necessaria, la netta linea di demarcazione tra le opere solo disegnate e quelle delle quali è autore unico. Sono soprattutto queste, infatti, a dare lo spessore di un artista maturo e completo, capace di indurre il lettore a profonde riflessioni sui grandi temi della vita e della società. La poetica ed il ritmo narrativo posato, tipicamente giapponesi, ed il tratto chiaro e leggero, più vicino alla tradizione europea, fanno d'altronde di Jirō Taniguchi un vera eccezione del panorama fumettistico nipponico, del quale egli stesso ha più volte dichiarato di non sentirsi del tutto parte di quell'unico mondo. Il gentiluomo del manga ci lascia l' 11 febbraio 2017 dopo una lunga malattia.