L'olocausto di Casalecchio
I partigiani prigionieri, dopo violenze e sevizie d’ogni genere, vengono portati in una piazzetta a Casalecchio: sono legati con filo spinato a pali e cancelli intorno alla piazza. E’ una sarabanda selvaggia, incredibile e vera, una sagra dell’infamia e della tortura, una inumana giostra di perversità. Lentamente, con freddo calcolo omicida, con raffinata delinquenza, quei soldati che di soldati usurpano il nome, prendono a sparare contro gli eroi inermi e immobilizzati mirando prima ai piedi, poi alle gambe, poi al ventre. Sparano basso e lentamente perchè il martirio sia più lungo, la sofferenza più atroce. Il filo spinato che li lega entra nel vivo delle carni maciullate e strappate, vedono la morte avanzare verso di loro con lento passo deciso. Ancora minuti di strazio e di tortura poi un colpo ne finisce uno, ne finisce un altro. Uno ad uno si spengono come fiaccole, cadono come fiori recisi ...
Antonio Meluschi
Fonte: Antifascismo e Resistenza a Casalecchio di Reno. Documenti e testimonianze, a cura di Graziano Zappi (Mirco), Bologna. Libreria Beriozka, 1988, pp. 200-201