Riconversione delle industrie alla produzione bellica
Alla fine del 1943 le industrie meccaniche bolognesi hanno convertito la maggior parte della loro produzioni per usi bellici. Sono controllate dal Commissariato generale fabbricazioni di guerra (Cogefag o “fabbriguerra”) e divise in quattro grandi rami produttivi: auto e moto, macchine operatrici, settori radiotecnico e elettromeccanico.
La Calzoni fa apparecchi idrodinamici per i comandi della marina e dell'aeronautica e carri armati per l'esercito. La Sabiem fa serie complete di parti per obici, la Sasib affusti di cannone, piastre d'acciaio del cannone anticarro 47-32, meccanismi di puntamento e bossoli. Inoltre fa revisione di motori d'aereo nella sezione Avio, distaccata a Meldola (FO).
L'ACMA fa parti di siluri, di motori per aviazione e di armi. La B.B. fabbrica candele, l'ALMA le rigenera. La Weber produrrà al 90% carburatori per l'esercito tedesco.
A Casaralta si costruiscono veicoli ferroviari di ogni tipo, alla G.D parti della mitragliera Breda, alla Cevolani parti di armi e di motori aerei.
Oltre che stazioni e apparecchi radio per l'esercito, la Ducati produrrà per i tedeschi pompe per motori, condensatori, apparecchi ottici, parti di armi e motori di aerei.
L'azienda ha già provveduto tra il 1942 e il 1943 a dislocare una buona parte della produzione a Crespellano e a Bazzano. Nella sede distaccata di Crespellano saranno costruiti pezzi di ricambio per i micidiali caccia tedeschi Stukas.
Lo stabilimento di Bazzano verrà costruito in tempi record e arriverà ad occupare circa 800 operai nella produzione di pompe speciali per motori d’aereo.
La ditta Baschieri e Pellagri di Marano, nota come “la polveriera di Castenaso”, è specializzata nel caricamento dei proiettili, attività di riuso dei residuati bellici. Ha circa 600 addetti alla fine del 1943, quando viene sfollata a Farneto.
Altre officine impegnate nella produzione bellica sono la Buini & Grandi, che fa impianti per aeroporti, la Filotecnica (orizzonti artificiali), Babini (cerniere metalliche), Cevolani (ricambi), FIM (radiatori), SIAP (strumenti di assistenza al volo). La Minganti produce fresatrici per carter motori, mentre Morini fa bilancieri per valvole.
Nelle fabbriche impegnate nella produzione militare l'occupazione si espanderà soprattutto durante i primi anni del conflitto.
Ad esempio la Curtisa raggiungerà i 400 dipendenti, la Minganti da 600 persone nel 1938 passerà a 1.550 nel 1941, la Calzoni impiegherà fino a 1.600 operai in turni continui.
A seguito dei bombardamenti aerei dell'autunno 1943 molti stabilimenti trasferiscono i macchinari in casolari di campagna, ma anche in palazzi storici del centro.
L'ACMA, ad esempio, trova sede a San Lazzaro, in un edificio di proprietà del suo amministratore unico Gaetano Barbieri. La Società Poligrafica "Il Resto del Carlino" si sposta a Lavino di Mezzo, l'OMSA tenta senza successo di andare a Pianoro.
Alcuni opifici subiscono gravi danni già dopo le prime incursioni, come la FIM di via Mascarella, distrutta durante il tragico bombardamento del 25 settembre 1943 o la Sabiem & Parenti, colpita il 5 ottobre.
Nel dicembre del 1943 l'occupazione nelle fabbriche bolognesi risulta in calo, per i ripetuti bombardamenti, per la presenza dell'occupante tedesco e per la grave crisi alimentare in atto.
- Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese. Comune per comune, Bologna, ANPI, 1998, p. 94
- Luigi Arbizzani, La Costituzione negata nelle fabbriche. Industria e repressione antioperaia nel Bolognese, 1947-1966, 2. ed. ampl. con Appendice 2001, Bologna, Pass, 2001, pp. 19-21
- Luciano Bergonzini, Politica ed economia a Bologna nei venti mesi dell'occupazione nazista, Imola, Galeati, 1969, pp. 12-13
- Luciano Bergonzini, La svastica a Bologna, settembre 1943 -aprile 1945, Bologna, Il mulino, 1998, p. 63 sgg.
- Bologna 1938-1945: guida ai luoghi della guerra e della Resistenza, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2005, p. 29-30, 38-39
- Giuseppe Brini, Artigiani a Bologna. Cenni di storia e attualità, Bologna, Tamari, 1978, pp. 161-162
- Commesse pubbliche ed economie di guerra, in: Per niente fragile. Bologna capitale del packaging, a cura di Roberto Curti e Maura Grandi, Bologna, Compositori, 1997, pp. 56-59
- Lutz Klinkhammer, L'amministrazione tedesca di Bologna e il crollo della Linea Gotica, in: Bologna in guerra, 1940-1945, a cura di Brunella Dalla Casa e Alberto Preti, Milano, F. Angeli, 1995, pp. 146-147 (situazione 1944-1945)
- Gianfranco Paganelli, La storia siamo anche noi... Quarantennale del Centro Santa Viola, Bologna, Casa di Quartiere, Centro sociale, ricreativo e culturale "Santa Viola" APS, 2020, p. 138
- Giorgio Pedrocco, L'industria di guerra in Emilia-Romagna tra bombardamenti, trasferimenti e razionamenti. Il caso bolognese, in: Al di qua e al di là della Linea Gotica. 1944-1945: aspetti sociali, politici e militari in Toscana e in Emilia-Romagna, a cura di Luigi Arbizzani, Bologna, Firenze, Regioni Emilia-Romagna e Toscana, 1993, pp. 355-371
- Donata Pracchi, Una fra le tante. Gabriella Zocca, memorie di Bologna, Bologna, Pendragon, 2018, p. 59
- Enrico Ruffini, Felsina aviatrice. Cronache illustrate dello sport aereo bolognese, Bologna, Aero club Giuseppe Bortolotti, 1998, p. 114 nota 4
- Enrico Ruffini, Ricordando uno storico volo. Il contributo bolognese al progresso dell'aviazione, in "Scuolaofficina. Periodico di cultura tecnico-scientifica", 1 (2003), p. 12