Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi

Archivio di notizie sulla storia della città e del suo territorio dal 1796 ad oggi. Con riferimenti bibliografici, link, immagini.

21 novembre 1920

Eccidio di Palazzo d'Accursio

Piazza Maggiore, 6, 40121 Bologna BO

Il 21 novembre, in Piazza Maggiore, i socialisti festeggiano la vittoria elettorale e l'elezione a sindaco di Enio Gnudi (1893-1947), dirigente sindacale e rappresentante della corrente massimalista del PSI.

Nei giorni precedenti i fascisti, guidati da Leandro Arpinati e Arconovaldo Bonaccorsi, hanno promesso lo scontro con manifesti provocatori: vogliono impedire ai socialisti di "issare il loro cencio rosso sul palazzo comunale". Hanno annunciato per domenica una "grande prova in nome dell'Italia".

Provenienti da via Rizzoli e dall'Archiginnasio, assieme ad alcuni rinforzi da Ferrara guidati dallo squadrista-futurista Olao Gaggioli, circa trecento fascisti armati sono bloccati dalla Guardia Regia in Piazza Nettuno.

Dalla parte del caffè Grande Italia, all'angolo tra piazza Nettuno e via Rizzoli, vengono sparati colpi d'arma da fuoco.

La folla terrorizzata cerca di fuggire nel cortile di Palazzo d'Accursio, ma le "guardie rosse", un gruppo di armati comunisti e massimalisti, che presidiano il palazzo, chiudono il portone e gettano dall'alto alcune bombe a mano.

E' una strage: si contano 10 morti e 58 feriti, tutti socialisti, in maggioranza per colpi d'arma da fuoco. Un giovane di sedici anni di Casalecchio, Ettore Masetti, è colpito al ventre da una pallottola e morirà dopo tre mesi di agonia.

Dopo una decina di minuti di spari e scoppi, nella piazza vuota, ricoperta di ombrelli, bastoni e cappelli, rimangono solo i cadaveri, che i pompieri ricoprono di teli.

Intanto nell'aula consiliare un uomo, che rimarrà sconosciuto, spara dal settore riservato al pubblico contro i consiglieri di minoranza: l'avvocato Cesare Colliva riceve due proiettili in faccia, mentre l'avvocato Giulio Giordani, mutilato di guerra, è ferito a morte.

Anche in via Riva Reno, fuori dall'Ospedale Maggiore, dove Giordani è trasportato, scoppia una sparatoria e gli infermieri lasciano il ferito su un muretto al bordo del canale, rifiutandosi di entrare in ospedale.

Giordani sarà considerato il primo grande martire della rivoluzione fascista, vittima dell’odio bolscevico. La salma sarà esposta in un'aula del tribunale e vegliata da picchetti di camicie nere armate.

I funerali, celebrati il 23 novembre, vedranno sfilare i fascisti con il gonfalone del comune, tra due imponenti ali di folla. Al consigliere ucciso sarà in seguito intitolata la piazza davanti al tribunale.

La giunta neoeletta di Gnudi sarà costretta a ritirarsi senza essersi insediata, sostituita dal commissario prefettizio Vittorio Ferrero, che rimarrà in carica fino al marzo 1923.

La polizia arresterà circa duecento socialisti e nessun fascista, accreditando la tesi de "L'Avvenire d'Italia", che considera i "rossi" colpevoli dei fatti luttuosi.

Il Tribunale di Milano condannerà nel 1923 in contumacia alcuni militanti comunisti. Nel dopoguerra Mario Missiroli e Libero Battistelli addosseranno la maggiore responsabilità dei fatti alle forze dell'ordine, che avrebbero provocato la strage per screditare i socialisti.

Il tragico eccidio di Palazzo d'Accursio ha risonanza nazionale e segna l'inizio dell'ascesa fascista. Nella provincia più rossa il fascismo attechirà velocemente e da qui si diffonderà in tutta la pianura padana.

Approfondimenti
  • Antifascismo e Resistenza a Casalecchio di Reno. Documenti e testimonianze, a cura di Graziano Zappi (Mirco), Bologna. Libreria Beriozka, 1988, pp. 25, 40, 52-53
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune – ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, pp. 197-199, 352
  • Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese. Comune per comune, Bologna, ANPI, 1998, pp. 8-9
  • Luigi Arbizzani, Sguardi sull'ultimo secolo. Bologna e la sua provincia, 1859-1961, Bologna, Galileo, 1961, p. 140
  • Alessandro Aruffo, Breve storia degli anarchici italiani. (1870-1970), Roma, Datanews, 2004, p. 137
  • Atlante bolognese. Dizionario alfabetico dei 60 comuni della provincia, testi di Cesare Bianchi, Bologna, Poligrafici Editoriali, 1993, p. 52
  • Enrico Bassi, Nazario Sauro Onofri, Francesco Zanardi il sindaco del pane, Bologna, La squilla, 1976, pp. 55-57
  • Bologna in cronaca. Notiziario cittadino del nostro secolo, 1900-1960, a cura di Tiziano Costa, Bologna, Costa Editore, 1994, p. 34
  • Gabriele Bonazzi, Bologna in duecento voci. Dizionario minimo di storia, cultura, umori di una città davvero europea, Sala Bolognese, A. Forni, 2011, p. 210
  • Gabriele Bonazzi, Bologna nella storia, Bologna, Pendragon, 2011, vol. II, Dall'Unità d'Italia agli anni Duemila, pp. 103-105
  • Beatrice Borghi, Rolando Dondarini, Bologna. Storia, volti e patrimoni di una comunità millenaria, Argelato, Minerva, 2011, p. 170
  • Giuseppe Brini, Artigiani a Bologna. Cenni di storia e attualità, Bologna, Tamari, 1978, p. 144
  • Giuseppe Brini, Quelli del tramway. Cento anni di vita e di lotta nella città di Bologna, Bologna, Centro Stampa ATC, 1977-1985, vol. I, pp. 139-140 (memoriale di Libero Battistelli)
  • La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia, Bologna, Museo civico del Risorgimento, 23 maggio - 5 luglio 2009, a cura di Roberto Martorelli, Bologna, Tipografia moderna, 2009, pp. 238-239 (E. Gnudi)
  • Luigi Colombari, Vecchie storie di giovani (Bologna 1942-1945), 2. ed. aggiornata, Bologna, Giraldi, 2010, pp. 89-90
  • Arturo Colombi, I contadini nella lotta di Liberazione nazionale, in: Al di qua della Gengis Khan, a cura di Remigio Barbieri e Sergio Soglia, Bologna, Galileo, 1965, p. 178
  • Arturo Colombi, Il partito nuovo a Bologna. Scritti su "La lotta" 1945-1948, Bologna, a cura della Federazione bolognese del PCI, 1982, pp. 45-47 (Ennio Gnudi)
  • Il Consiglio provinciale. La storia attraverso le strade, Bologna, a cura della Presidenza Consiglio della Provincia, 2011, p. 78 (E. Gnudi)
  • Tiziano Costa, Bologna '900. Vita di un secolo, 2. ed., Bologna, Costa, 2008, pp. 81-82
  • Guido Crainz, Padania. Il mondo dei braccianti dall'Ottocento alla fuga dalle campagne, Roma, Donzelli, 1994, pp. 183-184
  • Dal Santerno al Panaro. Bologna e i comuni della provincia nella storia nell'arte e nella tradizione, a cura e coordinamento di Cesare Bianchi, Bologna, Proposta edizioni, stampa 1987, vol. I, p. 80
  • Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il mulino, 2013, pp. 54-58
  • I fatti di Palazzo d' Accursio cinquant'anni dopo, rievocazione di Piero Pasini e Rinaldo Rinaldi, S.l., s.e., 1970
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  • Emilio Gentile, E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma, Roma, Bari, GLF editori Laterza, 2012, p. 20
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  • Giancarlo Mazzuca, Luciano Foglietta, Sangue romagnolo. I compagni del Duce: Arpinati, Bombacci, Nanni, Bologna, Minerva, 2011, p. 85, 179
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  • Le origini del fascismo in Emilia-Romagna, 1919-1922, a cura di Andrea Baravelli, Bologna, Pendragon, 2022, pp. 174-176
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  • Alessandro Roveri, Lineamenti di storia politica del futurismo emiliano, in: Futurismo in Emilia Romagna, a cura di Anna Maria Nalini, Modena, Artioli, 1990, pp. 13-14 (O. Gaggioli)
  • Claudio Santini, L'eccidio di Palazzo d'Accursio, in "Portici. Bimestrale della Provincia di Bologna", VII (2003, n. 3, pp. 3-4
  • Antonio Senta, Rodolfo Vittori, Guerra civile. Bologna dal primo dopoguerra alla marcia su Roma (1919-1922), Milano, Zero in condotta, 2024, pp. 132-133
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  • Sergio Zavoli, Nascita di una dittatura, Milano, A. Mondadori, 1983, pp. 85-89
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