Una enorme "ronda cittadina"

7 marzo 1977, 00:00

La manifestazione del 7 marzo è una risposta alla condanna di Fabrizio Panzieri per l'uccisione dello studente neofascista greco Mikis Mantakis. Da due giorni Roma è sconvolta dalla guerriglia urbana e la protesta si estende ad altre città italiane.

A Bologna sono stati appena sgomberati dalla polizia gli appartamenti occupati in San Donato e a Porta Saragozza. Autonomia Operaia chiede di rinunciare alla “solita manifestazione-passeggiata priva di capacità offensiva” e annuncia l'esercizio della “giustizia proletaria” contro la repressione.

La manifestazione comincia alle 17,30 in piazza Maggiore: un corteo di circa 3.000 persone muove verso il carcere di San Giovanni in Monte, poi si dirige verso la sede del PCI in via Barberia, trovando la strada sbarrata da un cordone di polizia.

Lungo il percorso, gruppi di giovani a volto coperto si staccano dal corteo e danneggiano negozi, saccheggiano ristoranti.

Imboccata via Saragozza, i manifestanti si portano in via Nosadella: una "ronda proletaria" entra negli uffici dell'Istituto per sordomuti Gualandi, chiedendo a gran voce le chiavi della villetta sgomberata a Porta Saragozza, di cui l'Istituto è proprietario.

Di fronte alla resistenza degli impiegati, vengono sfasciati mobili e arredi e tagliati i fili telefonici. In seguito la manifestazione prosegue davanti alla sede RAI di via Alessandrini, dove si tenta invano di far leggere un comunicato del Movimento, poi una parte del corteo torna in piazza Verdi, dove 4-500 giovani improvvisano una festa con canti e balli.

Alla sera un commando di una cinquantina di giovani a volto coperto fa irruzione nel ristorante "Al Cantunzein", razziando bottiglie di vino e cibi. La scena si ripete al ristorante "Il Pappagallo" in piazza della Mercanzia.

Durante la notte ci sono attentati incendiari contro sedi della DC e automobili. Un gruppo che si firma Brigate comuniste fa irruzione nella sede dell'Immobiliare Gabetti.

Secondo gli Autonomi del “Comitato per l'occupazione delle case”, finalmente "la rabbia è diventata organizzazione, l'isolamento della vita quotidiana è diventato forza collettiva". E' dunque possibile riappropriarsi della ricchezza prodotta dal "lavoro nero superfruttato e sottopagato di questo schifo di città rossa".

Approfondimenti
  • Millenovecento77. Quarant'anni dopo. Documenti dagli archivi e dalle biblioteche bolognesi, 2 maggio-25 giugno 2017, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Bologna, catalogo della mostra documentaria a cura di Valentina Gabusi e Mauro Maggiorani, Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, 2019, p. 10
  • Luca Pastore, La vetrina infranta. La violenza politica a Bologna negli anni del terrorismo rosso, 1974-1979, Bologna, Pendragon, 2013, pp. 118-121