Spedizione punitiva degli squadristi di Baroncini a Castel San Pietro

7 dicembre 1920, 00:00

A Castel San Pietro un ex ufficiale è malmenato dai socialisti mentre affigge manifesti fascisti. Nel pomeriggio una squadra di circa 150 fascisti comandata da Gino Baroncini e Augusto Alvisi, proveniente da Bologna su quattro camion, assale e danneggia il municipio, la camera del lavoro e la sede della lega contadina di Castel San Pietro.

Il materiale d'archivio sequestrato, le bandiere rosse e i ritratti di Lenin vengono portati in piazza Maggiore a Bologna e dati alle fiamme, inaugurando un rito, che diverrà ricorrente dopo le spedizioni punitive degli squadristi.

Legato inizialmente a Dino Grandi e agli agrari, l'imolese Baroncini (1893-1970), ragioniere e impiegato dell'Agraria, è "secondo per autorevolezza e comando nel fascio bolognese" dopo Arpinati. Particolarmente violento e coraggioso, ma anche abile e astuto organizzatore, è uno dei più tenaci oppositori di ogni compromesso con i socialisti.

Per il prefetto Mori “rappresenta la concezione agraria proclive alla violenza se necessaria alla difesa degli interessi degli agricoltori”.

Guiderà altre clamorose spedizioni punitive: il 4 aprile 1922 a Porretta, il 13 ottobre a Molinella. Verrà emarginato dal partito fascista dopo il 1923, per le sue posizioni troppo radicali.

Approfondimenti
  • Pietro Alberghi, Il fascismo in Emilia Romagna. Dalle origini alla marcia su Roma, Modena, Mucchi, 1989, p. 271
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune – ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, p. 352
  • Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese. Comune per comune, Bologna, ANPI, 1998, pp. 78-79 (foto delle devastazioni)
  • Luigi Arbizzani, Sguardi sull'ultimo secolo. Bologna e la sua provincia, 1859-1961, Bologna, Galileo, 1961, p. 141 (foto)
  • Cento anni sono un giorno. 1893-1993. Il centenario della Camera del Lavoro di Bologna nelle immagini dell'archivio storico, s.l., Musea, 1993, p. 46 (foto: la sede delle organizzazioni operaie di Castel S. Pietro devastata dai fascisti)
  • Pier Paolo D'attorre, Il fascismo di Arpinati e Grandi, in: Storia illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova editoriale AIEP, 1990, vol. 4.: Bologna dall'Unità alla Liberazione, p. 184
  • Dalla guerra al boom. Territorio, economia, società e politica nei comuni della pianura orientale bolognese, vol. 2: Mirco Dondi, Tito Menzani, Le campagne. Conflitti, strutture agrarie, associazioni, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 2005, p. 88
  • Mario Facci, Alessandro Borri, Porretta dall'Unità alla Repubblica, 1859-1948. Cronache porrettane, aspetti politico-sociali, i sindaci e i podestà, Porretta Terme, Gruppo di studi alta valle del Reno - Comune, 1998, pp. 193-194
  • Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, pp. 183-184, 298-299
  • Dino Grandi, Il mio paese. Ricordi autobiografici, a cura di Renzo De Felice, Bologna, Il mulino, 1985, p. 122
  • Angela Marani, Gino Baroncini. Un capitano d'industria, a cura di Franco Merlini, Imola, Associazione Giuseppe Scarabelli, stampa 2000
  • Nazario Sauro Onofri, Gli anni della dittatura (1920-1943), in: Storia di Bologna, a cura di Renato Zangheri, Bologna, Bononia University Press, 2013, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni, pp. 408-409
  • Le origini del fascismo in Emilia-Romagna. 1919-1922, a cura di Andrea Baravelli, Bologna, Pendragon, 2022, pp. 204-205
  • Annalisa Padovani, Stefano Salvatori, Cronaca del nazionalismo e del fascismo a Bologna dal 1918 al 1923. Nomi, fatti, luoghi, Bologna, Tinarelli, 2011, p. 51, 109