La scenografica scalinata di accesso alla Montagnola fu progettata da Tito Azzolini e Attilio Muggia. Iniziati nel 1893 per impulso del sindaco Dallolio, i lavori proseguirono per tre anni senza interruzione, impiegando in media 100-150 operai al giorno. La terra scavata servì a colmare le fosse tra porta S. Isaia e porta Lame. L'opera è composta di tre parti: le scalee, il portico su via Indipendenza e il porticato lungo le mura. Il corpo centrale è formato da due fronti sovrapposti con in cima una terrazza panoramica accessibile da scalee laterali. Al centro del fronte principale c'è una fontana raffigurante una ninfa assalita da una piovra, volgarmente chiamata "la moglie del Gigante" (cioè del Nettuno). In fondo al passaggio su via Galliera fu costruito il palazzo Maccaferri, sede del famoso café chantant Eden. La scalinata del Pincio è corredata di 72 candelabri metallici a sei o quattro lampioni.
> Giancarlo Bernabei, La Montagnola di Bologna. Storia di popolo, Bologna, Patron, 1986, pp. 49-56
La costruzione della scalinata fu l'occasione di raccogliere alcune opere dei maestri dell'Accademia di Belle Arti. Ai lati del primo tratto vi sono due bassorilievi dedicati allo Studio bolognese (Colombarini) e al libero Comune (Sabbioni). Nel primo terrazzo sono rappresentate tre storie che celebrano lo spirito libertario e antifeudale dei bolognesi: la cattura di Re Enzo (Veronesi), la cacciata degli Austriaci l'8 Agosto 1848 (Golfarelli) e la distruzione della rocca di Galliera (Orsoni). I resti del castello di Galliera si trovano accanto al Pincio. I bolognesi, che sempre lo videro come il luogo simbolo del potere straniero sulla città, lo demolirono ben cinque volte. I suoi detriti hanno dato origine alla Montagnola, oggi importante parco pubblico.
> Pier Luigi Bottino, Chiara Caliceti, Bologna. Itinerari, memorie e vie d'acqua, Perugia, Ali&no, 2006, pp. 46-47