Ripristinati gli Addobbi

21 dicembre 1825, 00:01

Un decreto del cardinale Arcivescovo Oppizzoni ripristina l'usanza delle Processioni generali, che coinvolgono ogni dieci anni, a turno, le parrocchie cittadine, secondo un regolare calendario.

La Festa degli Addobbi, collegata alle decennali eucaristiche in occasione del Corpus Domini, trasformava un tempo i portici di Bologna in autentiche gallerie d'arte: era infatti usanza esporre i quadri presenti nei palazzi privati interessati dalle processioni.

Era importante anche per i rinnovi e i restauri nelle chiese e nelle facciate delle case. Un'abitudine che, però, nel tempo si era perduta, a favore di apparati più effimeri e coperture delle porte e dei muri con “panaroni di damasco”, tappeti e lenzuoli.

L'usanza dei “bei ristauri”, al posto degli Addobbi “con dei stracci”, sarà ripresa nel corso dell'Ottocento.

I primi Addobbi, dopo il ripristino, si svolgono nell'estate del 1826 nelle parrocchie di Santa Maria Maggiore in via Galliera e di San Giuliano in via Santo Stefano. Su quest'ultima festa vi è il ricordo di Giacomo Leopardi, che la descrive come

“una cosa bella e degna di essere veduta, specialmente la sera, quando tutta una lunga contrada, illuminata a giorno, con lumiere di cristallo e specchi, apparata superbamente, ornata di quadri, piena di centinaia di sedie tutte occupate da persone vestite signorilmente, par trasformata in una vera sala di conversazione“.

La ripresa degli Addobbi avviene a Bologna anche grazie all'opera di Luigi Pistorini (1761-1842), medico valente e direttore della Deputazione sanitaria nell'epoca napoleonica, responsabile dell'avvio di importanti opere pubbliche destinate a migliorare la situazione igienica e il decoro della città.

Tra esse il cimitero della Certosa, l'Ospedale Maggiore (con l'unione degli antichi hospitali della Vita e della Morte), il pubblico macello dei bovini e il pubblico scannatoio dei suini.

Approfondimenti
  • Barbara Baraldi, 101 perchè sulla storia di Bologna che non puoi non sapere, Roma, Newton Compton, 2018, p. 255
  • Silvia Benati, Un affresco politico-sociale: la Società del Casino (1809-1823), in: Negli anni della Restaurazione, a cura di Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Museo del Risorgimento, 2000, p. 117, nota 581
  • Serena Bersani, Forse non tutti sanno che a Bologna... Curiosità, storie inedite, misteri, aneddoti storici e luoghi sconusciuti della città delle due torri, Roma, Newton Compton, 2016, pp. 187-193
  • Aldo Berselli, Bologna dalla Restaurazione al 1831, in: Leopardi e Bologna, atti del Convegno di studi per il secondo centenario leopardiano, Bologna, 18-19 maggio 1998, a cura di Marco A. Bazzocchi, Firenze, L. S. Olschki, 1999, p. 12

  • Bologna nelle sue cartoline, a cura di Antonio Brighetti, Franco Monteverde, Cuneo, L'arciere, 1986, v. 1.: Storia e cronaca locale, p. 54 (ill.)
  • Giuseppe Bosi, Archivio patrio di antiche e moderne rimembranze felsinee, rist. anast., Sala Bolognese, A.Forni, 1975, vol. 1., pp. 167-171 (data cit.: 27 giugno 1817)
  • Alessandro Cervellati, Bologna al microscopio, Bologna, Edizioni aldine, 1950, vol. 1., pp. 59-64
  • Franco Cristofori, Bologna magra, Bologna, ALFA, 1963, pp. 93-100

  • Francesco Majani, Cose accadute nel tempo di mia vita, a cura di Angelo Varni, Venezia, Marsilio, 2003, pp. 366-367
  • Valeria Roncuzzi Roversi-Monaco, Bologna in punta di penna. L'immagine della città nelle guide artistiche, nelle vedute e nelle impressioni del Poeta, in: Giacomo Leopardi e Bologna: libri, immagini e documenti, a cura di Cristina Bersani e Valeria Roncuzzi Roversi-Monaco, Bologna, Pàtron, 2001, p. 143, 165
  • Athos Vianelli, Bologna tradizionale, Bologna, Guidicini e Rosa, 1978, pp. 23-26 (cit. ordinanza Oppizzoni 22 giugno 1817)