Riforma delle congregazioni governative
Secondo il Motu Proprio del luglio 1616 è prevista, presso ognuna delle 17 delegazioni dello Stato Pontificio, una congregazione governativa, con funzione consultiva e di nomina statale.
A Bologna e nelle Legazioni essa è formata da quattro membri, due per la città e due per il territorio provinciale. Il Motu Proprio del 5 ottobre 1824 ne modifica la composizione, portando a tre il numero dei membri: un gonfaloniere e due anziani.
Nella Municipalità è sancita la ereditarietà della carica di consigliere, esclusa nel Motu Proprio del 1816. La composizione del Consiglio comunale vede metà dei seggi assegnati ai patrizi e metà ai "cittadini". La prima nomina è riservata al sovrano.
Queste novità amministrative fanno parte del programma dei cardinali "zelanti": il rafforzamento della piccola nobiltà e dei ceti alto-borghesi serve a contrastare, soprattutto nella Romagna e nelle Marche, la crescita delle istanze liberali.
Un ulteriore provvedimento del 21 dicembre 1827 abolirà di fatto le Congregazioni: a rappresentare le comunità locali rimarrà solo il Comune.
- Ettore Rotelli, Gli ordinamenti locali preunitari, in: Storia della Emilia Romagna, a cura di Aldo Berselli, Imola, University Press Bologna, 1980, vol. 3., pp. 244-245, 247