Rapporti tra carbonari bolognesi e romagnoli

10 dicembre 1821, 00:01

La polizia pontificia tiene d'occhio l'ex militare faentino Carlo Balboni, reduce dalla Toscana, ospite per motivi di salute in casa del conte Gaetano Benati, conosciuto come appartenente alle sette fino dal 1816 e, nell'estate 1820, uno dei proseliti più vicini al capo-cospiratore Luigi Zuboli.

Secondo gli inquirenti "tutti i soggetti sono di una tempra" e sono attaccati "dai medesimi mali", sono, cioè, sospetti di appartenere alla carboneria e di tramare assieme alle Vendite di Romagna.

Nella casa di Benati avvengono frequenti incontri di "tristi soggetti", tra i quali l'ex capitano dell'Armata italiana Giovanni Lorenzini, condannato nel 1818 per "meditata cospirazione contro il governo".

Sono assidui anche i librai Masi e Guidotti, lo studente Leandro Zamboni, impiegato come Zuboli alla fornitura carceraria e affiliato alla sua lega, il capitano Bortolotti, i dottori Parmeggiani e Crescimbeni, conosciuti come settari, la modista Covelli, il cui negozio è considerato "la fucina di tutte le massime antipolitiche".

La polizia tenterà di infiltrarsi nel gruppo, pagando alcuni informatori, e cercherà di intercettare la corrispondenza con la Romagna, affidata a due vetturali sospetti.

Addosso a uno di essi, Antonio Venturi detto "Pretino", fermato a Castel San Pietro il 10 dicembre, saranno trovate lettere compromettenti di Benati a Zuboli, che porteranno all'arresto del primo.

Da questo momento l'autorità pontificia avrà certezza delle mene dei carbonari di Bologna con quelli di Romagna.

Approfondimenti
  • Fulvio Cantoni, Primi passi dell'azione liberale in Bologna (1818-1824), in: “Il Comune di Bologna”, 7 (1932), pp. 78-84