Progetto per la trasformazione di Villa Albergati in residenza imperiale

dal 1 gen al 31 dic 1806

Nell'ipotesi - poi non realizzata - di utilizzo della Villa Albergati di Zola come residenza imperiale di Napoleone, il pittore e scenografo Antonio Basoli (1774-1848) e l'architetto Ercole Gasparini (1771-1829) elaborano un ambizioso piano di trasformazione dell'antico edificio voluto nel XVII secolo dal marchese Girolamo Albergati Capacelli e dominante un buon tratto di campagna ad occidente di Bologna.

L'ammodernamento previsto dai due artefici accentua la severità della struttura seicentesca del corpo principale, mentre il complesso è ampliato da numerosi fabbricati, con varie funzioni, distribuiti nella campagna circostante: dalle caserme per le guardie reali alle scuderie regie, dal teatro di corte all'arena per il gioco della palla e del pallone.

Il disegno del parco, con richiami agli impianti parigini di Le Notre, contempla l'integrazione di aree coltivate nelle geometrie dell'aulico spazio verde circostante la villa.

Ai “trapezi di cultura” si alternano giardini all'italiana e alla francese, boschetti, oliveti, reticoli di sentieri delimitati da filari di alberi, diversi labirinti.

Il torrente Lavino è deviato e regolato attraverso un “canale di delizie”, in modo che la parte residenziale della reggia risulta come all'interno di un'isola cinta dalle acque.

Un precedente piano di ampliamento dell'architetto Angelo Venturoli prevedeva la conversione della villa in forme neopalladiane, con un grande frontone, il basamento bugnato e cornici di ogni ordine.

L'aggiornamento proposto da Basoli risente evidentemente dell'insegnamento di Giovanni Antonio Antolini, autore del disegno di Foro Bonaparte a Milano e in questi anni docente all'Accademia bolognese.

Il nuovo palazzo è notevolmente ampliato lungo l'asse trasversale e dotato di un prospetto colonnato che lo rende più monumentale.

Del progetto di Zola sono state rinvenute due versioni, diverse per la grandezza dell'area interessata e per l'impegno economico richiesto. Si tratta comunque di dimensioni territoriali inedite, ben superiori a quelle delle più note residenze reali, quali Versailles o la reggia di Caserta.

Approfondimenti
  • Architettura, scenografia, pittura di paesaggio, Bologna, Museo civico, 8 settembre-25 novembre 1979, Bologna, Alfa, 1980, pp. 87-89, tavv. 126-127
  • Umberto Beseghi, Castelli e ville bolognesi, Bologna, Tamari, 1957, pp. 399-410
  • Bologna. Architettura, città, paesaggio, a cura di Pierluigi Giordani, Giuliano Gresleri, Nicola Marzot, Roma, Mancosu, 2006, p. 108
  • Alessandra Borgogelli, Paolo Stivani, La pittura nell'Ottocento, in: Storia illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova ed. AIEP, 1989, vol. 3., p. 282
  • Francesco Ceccarelli, Architettura e trasformazioni urbane. Bologna e la Romagna, in: Storia dell'architettura italiana. L'Ottocento, a cura di Amerigo Restucci, Milano, Electa, 2005, tomo 1., pp. 149-151
  • Francesco Ceccarelli, L'intelligenza della città. Architettura a Bologna in età napoleonica, Bologna, Bononia University Press, 2020, pp. 117-132

  • Ezio Godoli, Architettura e città, in: Storia della Emilia Romagna, a cura di Aldo Berselli, Imola, University Press Bologna, 1980, vol. 3., p. 1156
  • Anna Maria Matteucci, Architettura e decorazioni in Bologna all'epoca di Stendhal, in: "L'Archiginnasio", 66-68 (1971-1973), vol. 2., p. 729, XVIII-XXI (ill.)