Liberata l'Italia / ma non ancora redenta / dalle interne vergogne
Giosuè Carducci / per educarla traeva / di sotto agli intonachi turpi
archi e colonne di romana grandezza / portici e palazzi merlati
del comune italico / illuminandoli / genio dell'Italia nuova
di baleni e di sole
...
A piè della bara di lui / che artefice infaticato e indomabile
sull'incudine della massoneria
spezzò catene e temprò spade per la libertà
i liberi muratori / depongono rami di acacia
con i loro innumeri fiori / omaggio / dell'umana famiglia(Loggia Risorgimento - VIII Agosto)
La vecchia facciata romanica verso piazza Maggiore del palatium vetus o giuridico (sec. XIII) era nel 1484 in tale stato di rovina, che per volontà di Giovanni II Bentivoglio fu rifatta e rivestita con forme rinascimentali, secondo un progetto di Aristotele Fieravanti del 1472.
I lavori terminarono nel 1494. La severa architettura rimase comunque incompleta, mancando i trafori delle finestre e il cornicione. La balaustra in ferro venne sostituita da Pietro Fiorini nel 1604.
Il portico fu restaurato a fondo nel 1837-1842, con il rifacimento quasi completo delle cornici e dei rosoni dei pilastri. Il grande salone del Podestà servì come Teatro Pubblico e poi come Giuoco del Pallone e palestra per i pompieri. Fu decorato a partire dal 1907 da Adolfo De Carolis, con le storie e i fasti della città di Bologna.
Giù le mani dai monumenti antichi
Nel 1908 Alfonso Rubbiani, protagonista a Bologna di numerosi restauri di monumenti, presentò al Comitato per Bologna Storica e Artistica un progetto relativo alla sistemazione del complesso Palazzo del Podestà- Palazzo Re Enzo, che prevedeva molte integrazioni e abbellimenti.
Esso provocò la reazione di uno dei soci, l'avvocato Giuseppe Bacchelli, deputato liberale, che in un articolo sul "Resto del Carlino" del 15 marzo si disse contrario all'abbattimento delle aggiunte cinque-seicentesche dovute al Terribilia e più avanti espesse anche la sua decisa opposizione al coronamento del Salone del Palazzo del Podestà con una merlatura.
Dopo il saggio di merlatura e nuove finestre, messo in opera nel luglio 1910 su un angolo del salone del palazzo del Podestà, Bacchelli pubblicò il libello Giù le mani dai nostri monumenti antichi, in cui criticò aspramente l'intento di Rubbiani di cambiare "per divinazioni, per analogie" il volto di edifici stratificati nei secoli, privilegiando determinate epoche storiche. E concluse lo scritto con un accorato appello:
Conserviamoli coll'amore, colla tenerezza, col rispetto che abbiamo pei nostri vecchi; ma non pensiamo di cambiarli. Soprattutto non pensiamo di ringiovanirli. Non c'è niente che sia meno rispettabile di un vecchio ritinto e ringiovanito.
La Loggia "Rizzoli"
Il 22 dicembre 1881 venne fondata la loggia massonica "Rizzoli", approvata dal Consiglio del Grande Oriente d'Italia (GOI). Tra i promotori vi fu Augusto Dalmazzoni, presidente della Società Operaia.
La sede fu inizialmente presso lo studio dell'avvocato Giuseppe Barbanti Brodano. Il 13 luglio 1883 venne trasferita in piazza Nettuno, al secondo piano del palazzo del Podestà. Si trattò del tentativo di ricostruire una loggia massonica a Bologna, dopo gli insanabili contrasti di natura politica che avevano portato, nel 1868, allo scioglimento delle logge "Galvani" e "Felsinea".
Primo Venerabile fu Aristide Venturini, al quale successe Guido Gozzi. Tra gli adepti vi furono Giosue Carducci, Giovanni Pascoli, "iniziato" da Barbanti Brodano il 22 settembre 1882, Quirico Filopanti, Giuseppe Ceneri, Aurelio Saffi, il rettore Magni e il sindaco Tacconi.
La loggia si occupò di questioni politiche e sociali e appoggiò le attività della Società Operaia a favore dei ceti più poveri. Nel maggio 1885, una trentina di affiliati chiesero al Gran Maestro dell'Ordine la "demolizione" della loggia bolognese, per le divisioni sorte al suo interno. Alla "Rizzoli" successe poco dopo la loggia "VIII Agosto".
La Loggia "VIII Agosto"
Nel 1886, sempre nel Palazzo del Podestà, il Venerabile Carlo Carli, che nel 1890 diventerà sindaco di Bologna, inaugurò il Tempio della nuova loggia massonica "Risorgimento VIII Agosto", sorta dopo la "demolizione" della loggia "Rizzoli".
Vi aderirono alcuni tra i maggiori rappresentanti della società civile bolognese. Tra essi lo scrittore e bibliotecario Olindo Guerrini, iniziato alla massoneria nella loggia "Dante Alighieri" di Ravenna. Nel 1887 diventò Maestro della "VIII Agosto" e in seguito raggiunse il 33º ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato.
La loggia contrastò la conciliazione tra lo stato italiano e il papato e si battè per l'abolizione della legge delle guarentigie.
Promosse l'erezione del monumento a Ugo Bassi, inaugurato l'8 agosto 1888, e fece collocare sul basamento i simboli massonici, riconoscendo nel padre barnabita un appartenente all'Ordine.
Il 19 settembre 1889 organizzò un grande comizio anticlericale al teatro Brunetti, con interventi dei "fratelli" Andrea Costa e Aurelio Saffi. Offrì inoltre sostegno a numerose iniziative a favore del popolo, dall'asilo giardino alle cucine di beneficenza, al dormitorio pubblico.
L'8 luglio del 1900 si inaugurò a Bologna il monumento equestre a Garibaldi per opera di un Comitato delle Associazioni popolari presieduto dal fratello Dioscoride Vitali.
Nel 1902 la "VIII Agosto" appoggiò l'Unione dei Partiti popolari, che vinse le elezioni amministrative ed elesse sindaco il fratello Venerabile Enrico Golinelli e assessore all'istruzione Eugenio Jacchia.
La massoneria bolognese fu presente al trapasso di Giosuè Carducci nel 1907, tramite l'amico fraterno Giulio Vita, che assistette il poeta negli ultimi istanti della sua vita. I fratelli bolognesi ne vegliarono la salma, rivestita delle insegne massoniche e parteciparono ai funerali con i rappresentanti della Massoneria italiana.
Carlo Manelli, Eugenio Bonvicini, Sergio Sarri, La massoneria a Bologna. Dal XVIII al XX secolo, Tricase, Youcanprint, 2014
Otello Mazzei, Alfonso Rubbiani la maschera e il volto della città. Bologna 1879-1913, Bologna, Cappelli, 1979
Pascoli. Vita e letteratura. Documenti, testimonianze, immagini, a cura di Marco Veglia, Lanciano, Carabba, 2012, p.157
Corrado Ricci, Guido Zucchini, Guida di Bologna, nuova ed. illustrata, Bologna, Alfa, 1968, p. 3