Palazzo Riario Sforza poi Aldini

Strada Maggiore, 34

Stendhal aveva trovato a Bologna più case ospitali di quante avrebbe potuto trovarne in tre anni a Milano. Allora Bologna, diceva sempre Stendhal, era il quartier generale della musica in Italia.

(P. Citati)

Costruito nel XVI secolo, Palazzo Riario fu concesso nel 1796 in enfiteusi al futuro ministro di Napoleone Antonio Aldini, che lo utilizzò come residenza di città. Nel 1798 fu ristrutturato da Giovanni Battista Martinetti, che ridisegnò il cornicione di terracotta con fregio sulla facciata, prolungandolo sulla casa vicina, e divise il grande salone al piano nobile in due stanze: la Sala della Virtù e la Sala delle Feste.

La decorazione dell'interno fu affidata ai migliori artisti dell'epoca, quali Serafino Barozzi, Antonio Basoli, Pietro Fancelli e Gaetano Lodi, mentre la splendida stanza "alla boschereccia", detta Sala del Convito, fu dipinta nel 1805 da Vincenzo Martinelli e Pelagio Palagi. Al piano terreno quattro salette furono decorate dall'estroso Felice Giani, al debutto a Bologna dopo la gloriosa impresa faentina di Palazzo Milzetti.

L'edificio così rinnovato risultò "un'antologia quasi completa degli arredatori d'interni d'età neoclassica" e un "sobrio esempio di raffinata moderazione" architettonica, inserito con naturalezza nel contesto edilizio dell'antica strada (Matteucci).

Aldini lo acquistò definitivamente nel 1812, ma in seguito, caduto in disgrazia politicamente e rovinato economicamente, fu costretto a venderlo al nobile cubano Diego Pinalverd, ex membro del governo napoleonico, che gestiva allora l'appalto dei tabacchi. La moglie tenne nelle sale di questo palazzo un elegante "gabinetto di conversazione", che fu frequentato da Stendhal.

Il palazzo fu residenza temporanea di Gioacchino Rossini durante la ristrutturazione della sua dimora bolognese. Nel 1832 fu venduto al tenore Domenico Donzelli, uno dei più celebri interpreti rossiniani e nel 1870 passò alla famiglia Sanguinetti.

Nella seconda metà del '900 ha ospitato la sede del DAMS. Umberto Eco vi ha insegnato la semiotica, avendo allievi quali Andrea Pazienza, Pier Vittorio Tondelli, Roberto Freak Antoni, protagonisti dell'esplosione creativa degli anni settanta-ottanta. Oggi è sede del Museo Internazionale e Biblioteca della Musica.

Approfondimenti
  • Bologna ai tempi di Stendhal, mostra iconografica, Bologna, 13-20 maggio 1972, introduzione e catalogo di Giancarlo Roversi, in: "L'Archiginnasio", 66-68 (1971-1973), vol. 2., p. 823
  • Museo internazionale e biblioteca della musica. Guida al percorso espositivo, a cura di Lorenzo Bianconi e Paolo Isotta. 2. ed. riveduta e corretta, Bologna, Comune, 2006, pp. 17-22