Nasce la Cave Reno

dal 1 gen al 31 dic 1932

Nei pressi del Pontelungo nasce la Cave Reno, industria per la escavazione della ghiaia del fiume Reno. La proprietà è inizialmente della famiglia Vacchi. Alcuni anni dopo passerà alla ditta Maccaferri.

L'insediamento di questa azienda segna la trasformazione - e quindi la definitiva scomparsa - di alcuni mestieri tradizionali, praticati a forza di braccia, e la loro sostituzione con operazioni effettuate da macchine, come i frantoi meccanici e le escavatrici.

I mestieri direttamente legati al fiume erano quelli del maccabreccia, del vallatore e del birocciaio. La loro funzione era da secoli procurare alla città i materiali (sassi, ghiaia, sabbia) per il rivestimento delle strade e per i lavori edili.

l maccabreccia (o spaccasassi) spaccavano i ciottoli con uno speciale martello per ricavarne cumuli di pietre a spigoli vivi (la breccia, appunto) da spargere sulle strade. Portavano occhiali con fitte reti al posto delle lenti e si proteggevano le dita con strisce di tela.

I vallatori (o vagliatori) scavavano con pale e badili nel letto del fiume e selezionavano il materiale con il vallo, uno speciale setaccio costituito da un telaio di legno e una rete più o meno spessa a seconda dei prodotti da ricavare: sabbia, sottovallo, ghiaietto e pisello.

I birocciai trasportavano i materiali ai cantieri cittadini con il loro carretto tirato dal cavallo.

“Formavano una comunità libera, le cui leggi, non scritte, erano severamente rispettate da generazioni; motivo d'onore e di rispetto reciproco”.

Nel dopoguerra i birocci saranno rapidamente sostituiti da camion e motocarri.

Scompariranno così anche le botteghe di maniscalco, sellaio e carradore esistenti attorno al Pontelungo - alcune addirittura sotto il ponte - e legate all'attività di trasporto ghiaia.

Per il trasporto dei materiali dal cantiere al frantoio entra in funzione un trenino decauville a scartamento ridotto, trainato da una locomotiva a nafta, che attraversa il Reno su una passerella parallela al Pontelungo.

Nel primo periodo il carico non è fatto con gli escavatori, ma da “operai a badile” senza libretto (non dipendenti dalla Cave Reno).

“Dal ponte della ferrovia fino alla Barca era pieno di ghiaia e di sabbia, venivano le piene, la spostavano in qua e in là, non c'era la crisi della ghiaia, ce n'era sempre” (P. De Luca).

Approfondimenti
  • Milana Benassi Capuano e Maria Angela Neri, Oltre i cancelli... al Reno, Bologna, Istituto Comprensivo n. 1, 2010, pp. 55-64
  • Lungo Reno. Pontelungo e Santa Viola, a cura della Fondazione Villa Ghigi, Bologna, Comune di Bologna, 2007
  • Gianfranco Paganelli, La storia siamo anche noi... Quarantennale del Centro Santa Viola, Bologna, Casa di Quartiere, Centro sociale, ricreativo e culturale "Santa Viola" APS, 2020, p. 88
  • Michele Parracino, 1919: mutamenti storici, sociali in Europa e a Borgo Panigale. E' un invito a leggere e capire per non dimenticare, San Giovanni in Persiceto, Aspasia, 1999, pp. 33, 36, 50, 52 (foto: convoglio decauville), 54 (frantoio della ghiaia), 58-59, 63 (birocciai)
  • Orlando Pezzoli, Fuori porta prima del ponte. Santa Viola, Bologna, Comitato ricerca storica e sociale su Santa Viola, 1976, pp. 10-12, 41-53
  • Tracce di una storia. Come eravamo a S. Viola, Bologna, Comune, 1991, pp. 43-54 (foto)
  • Le tracce di una storia. Lavoro, usi e costumi a S. Viola, a cura del Quartiere Reno e del Comune di Bologna, Assessorato alla Cultura, 2. ed., Bologna, Comune di Bologna, 1987, pp. 59-64 (foto)