"Mestatori" invitano i militari alla diserzione

17 marzo 1863, 12:14

Il procuratore generale di Bologna informa il Ministero di Grazia e Giustizia dell'opera di alcuni "mestatori", che istigano alla diserzione i militari,

"con lasciar credere ad essi la facilità di ottenere gradi in Corpi di volontari a formarsi e largheggiando anche in distribuzioni di piccole, ed anticipate somme di denaro".

Si tratta probabilmente di attivisti mazziniani, che incontrano i soldati in una sala con bigliardo da loro frequentata, offrendo "bevande e liquori d'ogni sorta".

Li convincono a lasciare l'esercito in un giorno determinato e a seguire gli arruolatori ai quali vengono affidati. La meta delle spedizioni è ignota: forse la Polonia o il Napoletano. Per ottenere la loro adesione viene spesso messo avanti il nome di Garibaldi.

Anche i rappresentanti del clero sono considerati istigatori. Nel 1862 in una perquisizione operata nelle parrocchie della Curia bolognese sono state rinvenute decine di patenti in cui "si davano istruzioni ai rettori d'anime per promuovere la diserzione fra i militari".

Nel 1863 la Commissione d'inchiesta del Tribunale di Bologna avvierà un procedimento contro un sacerdote di Loiano accusato di avere ospitato alcuni disertori.

Approfondimenti
  • Eva Cecchinato, Camicie rosse. I garibaldini dall'Unità alla grande guerra, Roma (ecc.), GLF editori Laterza, 2007
  • Clero e partiti a Bologna dopo l'Unita, Bologna, Sezione arti grafiche Istituto Aldini-Valeriani, 1968, pp. 32-33
  • Esercito e città dall'Unità agli anni Trenta, atti del Convegno di studi, Spoleto, 11-14 maggio 1988, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1989, p. 468
  • Garibaldi: visione nazionale e prospettiva internazionale, atti del Convegno nazionale, Livorno, 31 maggio-1 giugno 2007, a cura di Pier Fernando Giorgetti, Pisa, ETS, 2008, pp. 267-268