L'Ospedale Bellaria per gli ammalati di tubercolosi
@ Via Altura, 3, 40139 Bologna BOCon il ricovero dei primi pazienti entra in funzione in località Bellaria, sulle colline di San Lazzaro di Savena, l'istituto dedito alla cura dei malati acuti e dei tubercolotici, beneficenza del marchese Carlo Alberto Pizzardi (1850-1922).
Il progetto è opera di Giulio Marcovigi (1870-1937), architetto esperto in costruzioni ospedaliere, considerato il padre della moderna ingegneria sanitaria. La prima pietra è stata posta alla presenza di re Vittorio Emanuele III il 29 maggio 1927.
L'ingresso è dominato da due imponenti sculture di bronzo, ancora in stile liberty, di Pasquale Rizzoli (1871-1953): L'arte che sconfigge la malattia e La speranza che sostiene la vita.
La particolarità del complesso, capace di 480 posti letto, è nelle strutture di collegamento - ballatoi, scale, porticati - che mettono in relazione le varie parti dell'edificio.
Il sanatorio funzionerà con i proventi dell'Assicurazione obbligatoria contro la TBC e con le campagne filantropiche promosse assieme alla Croce Rossa.
Una clausola testamentaria prevede che otto letti siano per sempre "legati" al ricovero degli ammalati di tubercolosi.
La salma del marchese Pizzardi (grande benefattore degli ospedali bolognesi, morto anch'egli di tisi) sarà traslata nel 1932 sotto l'oratorio dell'ospedale.
Il Centro Sanatoriale sarà diretto per oltre vent'anni dal prof. Valentino Facchini, allievo di Murri, che nel 1953 lascerà il posto, per raggiunti limiti di età, al prof Carlo Sartori. Durante la guerra e nell'immediato dopoguerra arriverà ad ospitare oltre 600 malati di tubercolosi.
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