Sciopero "legalitario" dopo la "colonna di fuoco" fascista in Romagna

1 agosto 1922, 00:00

Il comitato segreto dell'Alleanza del Lavoro - unione delle organizzazioni sindacali e dei partiti di sinistra costituita su iniziativa del Sindacato Ferrovieri -  proclama uno “sciopero legalitario” di protesta contro le violenze fasciste e a sostegno delle libertà civili.

Si tratta di uno sciopero generale a tempo indeterminato, fortemente voluto dal Partito comunista e dal Sindacato ferrovieri a seguito della feroce occupazione squadrista di Ravenna e degli orrori seminati il giorno dopo nelle provincie della Romagna dalla cosiddetta "colonna di fuoco" fascista di Italo Balbo e Gino Baroncini.

il 28 luglio nel capoluogo romagnolo sono state uccise nove persone ed è stato preso d'assalto e distrutto l'ex hotel Byron, sede delle cooperative socialiste di Nullo Baldini (1862-1945).

Nell'incendio sono andati perduti gli affreschi di Giovanni Guerrini (1887-1972): "nove scene illustranti la trasformazione dei terreni bonificati in suolo produttivo”.

Così Balbo annoterà nel suo diario: "Siamo passati da Rimini, Santarcangelo, Cesena, per tutte le città tra la Provincia di Forlì e la Provincia di Ravenna, distruggendo tutte le case rosse e le sedi di organizzazioni socialiste e comuniste. È stata una notte terribile. Il nostro passaggio era segnato da alte colonne di fuoco e di fumo".

A Bologna le adesioni allo sciopero legalitario sono inizialmente scarse: è consistente soprattutto la partecipazione dei ferrovieri, dei fornai e degli operai della Manifattura Tabacchi.

I fascisti sono impegnati a impedire con ogni mezzo “il miserabile tentativo dei social-comunisti”. Le squadre pattugliano le strade del centro alla caccia degli scioperanti, facendo largo uso di bastoni e di rivoltelle.

Il tramviere Anselmo Naldi è ucciso a colpi di pistola sulla soglia di casa. Tra i feriti c'è anche il sindaco eletto Ennio Gnudi, destituito subito dopo la strage di palazzo d'Accursio.

Il 2 agosto avviene uno scontro a fuoco con feriti e numerosi arresti presso la Fornace Galotti al Battiferro, mentre a Imola, dove lo sciopero registra “ottime adesioni“, durante una rissa è ucciso lo studente diciottenne Andrea Tabanelli, simpatizzante fascista.

Qui la rappresaglia squadristica è particolarmente violenta: nella cittadina sul Santerno convengono dai paesi limitrofi un migliaio di camicie nere in armi. Decine di sindacalisti vengono bastonati senza pietà. Per sfondamento della scatola cranica muore un avventizio delle ferrovie.

Subito dopo la sospensione dello sciopero da parte della Camera confederale del lavoro, gli industriali proclamano una serrata di 24 ore e, al rientro in fabbrica, molti dei lavoratori che hanno aderito allo sciopero vengono licenziati in tronco con la formula dello “scarso rendimento di lavoro”. Intanto i fascisti proseguono le violenze in tutto il territorio.

Nella notte tra il 6 e il 7 agosto vengono assaltate e saccheggiate la Camera confederale di via D'Azeglio e la vecchia CdL di Porta Lame. Terminato lo sciopero, una "terza ondata" (Reichardt) di violenze squadriste muove da Bologna e dalle roccaforti emiliane alla conquista delle città del nord, che finora hanno opposto resistenza alla dominazione fascista.

L'unica città capace di resistere alle milizie fasciste è Parma, dove la popolazione, guidata dagli Arditi del Popolo di Guido Picelli, tra il 2 e il 6 agosto respinge gli assalti di oltre diecimila squadristi capeggiati da Balbo e provenienti dalle provincie limitrofe, erigendo barricate e scavando trincee per le strade del Naviglio e dell'Oltretorrente.

Approfondimenti
  • Pietro Alberghi, Il fascismo in Emilia Romagna. Dalle origini alla marcia su Roma, Modena, Mucchi, 1989, pp. 550-551
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese, 1919-1945, Bologna, Comune-ISREBO, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, 2005, pp. 32-33, 248-249, 253
  • Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese. Comune per comune, Bologna, ANPI, 1998, p. 10
  • Luigi Arbizzani, Sguardi sull'ultimo secolo. Bologna e la sua provincia, 1859-1961, Bologna, Galileo, 1961, pp. 144-145 (foto)
  • Art nouveau a Faenza: il cenacolo baccariniano, a cura di Jadranka Bentini, Milano, Electa, 2007, p. 245
  • Alessandro Aruffo, Breve storia degli anarchici italiani (1870-1970), Roma, Datanews, 2004, pp. 152-154
  • Giuseppe Brini, Artigiani a Bologna. Cenni di storia e attualità, Bologna, Tamari, 1978, p. 145
  • Giuseppe Brini, I ferrovieri sulle strade ferrate dell'Emilia-Romagna, Bologna, Dopolavoro Ferroviario di Bologna, 1979, vol. 1., p. 276 sgg.
  • Pino Cacucci, Oltretorrente, Milano, Feltrinelli, 2003
  • Cento anni sono un giorno. 1893-1993. Il centenario della Camera del Lavoro di Bologna nelle immagini dell'archivio storico, s.l., Musea, 1993, p. 48 (foto: ferrovieri in sciopero)
  • Giorgio Alberto Chiurco, Storia della rivoluzione fascista, vol. 4: Anno 1922, Firenze, Vallecchi, 1929, pp. 188-191
  • Tiziano Costa, Bologna '900. Vita di un secolo, 2. ed., Bologna, Costa, 2008, p. 80
  • Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il mulino, 2013, pp. 96-97
  • Vittorio Emiliani, Libertari di Romagna. Vite di Costa, Cipriani, Borghi, Ravenna, Longo, 1995, pp. 20-22 (N. Baldini)
  • Sergio Flamigni, Luciano Marzocchi, Resistenza in Romagna. Antifascismo, partigiani e popolo in provincia di Forlì, Milano, La pietra, 1969, pp. 31-32
  • Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano, Mondadori, 2003, pp. 181, 382-383, 386
  • Emilio Gentile, E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma, Roma, Bari, GLF editori Laterza, 2012, pp. 69, 82-84, 87-88
  • Miguel Gotor, L'Italia nel Novecento. Dalla sconfitta di Adua alla vittoria di Amazon, Torino, Einaudi, 2019, p. 51
  • I Grandi di Parma. Repertorio alfabetico di personaggi illustri dal 1800 ad oggi, a cura di Mauro Todeschini, Bologna, Il Resto del Carlino, 1991, pp. 90-92 (G. Picelli)
  • I grandi di Romagna. Repertorio alfabetico dei romagnoli illustri dall'Unità d'Italia ad oggi, a cura di Mauro Tedeschini, Bologna, Poligrafici editoriale, 1990, p. 18 (N. Baldini)
  • Mauro Grimaldi, Leandro Arpinati. Un anarchico alla corte di Mussolini, Roma, Società Stampa Sportiva, 1999, p. 35
  • Nazario Sauro Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), Bologna, ISREBO – Comune di Bologna, 2005, vol. I., Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, pp. 32-33
  • Le origini del fascismo in Emilia-Romagna. 1919-1922, a cura di Andrea Baravelli, Bologna, Pendragon, 2022, p. 212, 252
  • Annalisa Padovani, Stefano Salvatori, Cronaca del nazionalismo e del fascismo a Bologna dal 1918 al 1923. Nomi, fatti, luoghi, Bologna, Tinarelli, 2011, pp. 188-190
  • Questa Romagna. Storia, costumi e tradizioni, a cura di Andrea Emiliani, Bologna, Alfa, 1968, vol. 1., pp. 380-381
  • Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune. Milizie fasciste in Italia e in Germania, Bologna, Il mulino, 2009, p. 33
  • Antonio Senta, Il sindacalismo anarchico a Bologna (1893-1923), Bologna, Edizioni Atemporali, 2013, pp. 22-23
  • Il sindacato nel Bolognese. Le camere del lavoro di Bologna dal 1893 al 1960, a cura del Centro documentazione-archivio storico della Camera del lavoro territoriale di Bologna, Roma, Ediesse, 1988, pp. 241-243
  • La società attraente. Cooperazione e cultura nell'Emilia Romagna, Bologna, dicembre 1976-gennaio 1977, a cura di Franco Solmi, Bologna, Grafis, 1976, p. 450
  • La storia d'Italia, Roma, La Biblioteca di Repubblica, 2005, vol. 25, Cronologia, p. 314
  • Storie di Case del Popolo. Saggi, documenti e immagini d'Emilia-Romagna, a cura di Luigi Arbizzani, Saveria Bologna, Lidia Testoni, Casalecchio di Reno, Grafis, 1982, pp. 168-170 (foto dell'incendio di palazzo Byron a Ravenna)
  • Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo, a cura di Sergio Soave, Scandicci, La nuova Italia, 1995, pp. 342-363
  • Touring club italiano, Emilia Romagna. Itinerari nei luoghi della memoria, 1943-1945, Milano, TCI, Bologna, Regione Emilia-Romagna, 2005, p. 96