Licenziamenti alle Officine Casaralta
@ Via Ferrarese, 40128 Bologna BOIl 10 maggio alle Officine Casaralta viene annunciata la messa in liquidazione della fabbrica e il licenziamento immediato dei 700 operai che vi lavorano.
Il provvedimento è dovuto alla grave crisi dell'azienda in carenza di ordinativi, ma è anche una ritorsione del proprietario, l'imprenditore bergamasco Carlo Regazzoni, di fronte alle rivendicazioni salariali dei lavoratori, che da alcuni mesi attuano la tattica degli scioperi a singhiozzo.
All'annuncio dei licenziamenti la fabbrica viene occupata. Il padrone risponde con la serrata. Nelle settimane successive gli operai riceveranno la solidarietà dei lavoratori delle altre fabbriche della Bolognina. Davanti ai cancelli vi saranno spesso scontri con le forze dell'ordine.
“Tutte le mattine andavamo lì - ricorderà un ex operaio della Minganti - e tutte le mattine c'erano i carabinieri con il calcio del fucile e ti davano delle gran botte. Non era lo sfollagente, era proprio... che venivano da Padova, il famoso, il famigerato capitano Bianco”.
La riapertura delle Officine avverrà dopo tre mesi a personale ridotto. Oltre 400 lavoratori, tra essi i più politicizzati - sindacalisti della Fiom, attivisti del Pci - saranno espulsi. Nel 1974 sarà loro riconosciuto lo status di “licenziati per rappresaglia” e verranno in parte risarciti.
- Luigi Arbizzani, La Costituzione negata nelle fabbriche. Industria e repressione antioperaia nel bolognese (1947-1966), Imola, Bacchilega, 2012
- Piano B, La fabbrica e il dragone. Casaralta. Inchiesta sociale su una fabbrica e il suo territorio, in: "Metronomie", 14 (2007), pp. 43-103