Le Poesie a Casarsa rappresentano un primo segno di opposizione al potere fascista e il conseguente tentativo di valorizzare il dialetto, in una società che osteggia l'uso delle lingue barbare poiché proprie delle masse rurali e in cui anche la sinistra predilige l'uso della lingua italiana. "Il fascismo - ha scritto Pasolini - non tollerava i dialetti, segni dell'irrazionale unità di questo paese dove sono nato, inammissibili e spudorate realtà nel cuore dei nazionalisti".
(P.P.Pasolini Poeta delle ceneri, a cura di Enzo Siciliano, in: "Nuovi Argomenti", 1980)
In un interno del bel palazzo situato in piazza San Domenico n. 5, in faccia al fianco settentrionale, ricco di absidi gotiche e rinascimentali, della basilica del santo, c'era un tempo una "botteguccia di legno ... davanti a un vespasiano, che adesso non c'è più". Era la Libreria Antiquaria Mario Landi, gestita da un omino delizioso e "devotissimo", Mario Landi, appunto.
Su sollecitazione dello scrittore Antonio Meluschi e tramite Otello Masetti, capo commesso della libreria Cappelli, a questo riservato venditore di libri vecchi si rivolse un gruppo di ragazzi, ex-studenti del liceo "Galvani", che avevano in comune il sogno di pubblicare una rivista letteraria.
Di essa avevano già trovato il titolo, "Eredi", partorito tra i prati dei Giardini Margherita e in via Farini, intorno al bancone e alle scansie di Cappelli. La rivista non andò in porto, ma in compenso i quattro, grazie a Landi e a qualche soldo delle loro tasche, pubblicarono nel 1942 i loro primi libretti di poesia.
Erano Pier Paolo Pasolini, Luciano Serra, Francesco Leonetti e Roberto Roversi. Optarono tutti per una "copertina semplice e bianca, tranne quella di Leonetti che la scelse giallina e bordata". Il titolo indicato da quest'ultimo era Sopra una perduta estate, mentre Serra aveva scelto Canto di memorie.
Roberto Roversi scelse, semplicemente, Poesie. L'anno seguente pubblicò in trenta copie, sempre presso Landi, la raccolta Rime, dedicata al filosofo Tommaso Campanella, e il romanzo Umano.
Pasolini diede alle stampe, utilizzando l'Anonima Arti Grafiche di piazza Calderini "diretta da una persona di grande esperienza professionale e di grande umanità, il signor Tamari", la raccolta Poesie a Casarsa, quattordici poesie in dialetto friulano, con traduzione in italiano, dedicata al padre prigioniero in Kenia.
Il piccolo volume, di 48 pagine in tutto, stampate in carta vergata, fu tirato in 300 esemplari numerati più 75 copie fuori commercio da utilizzare per le recensioni dei critici. I versi furono in seguito nuovamente pubblicati, con alcune correzioni, nel volume La meglio gioventù.
Questo libro di Pasolini, che inizia col verso innovativo "Fontàne d'àghe dal mè pais", è uno dei pochissimi pubblicati in dialetto durante il fascismo, data l'ostilità del regime per le realtà regionali. L'opera fu però subito notata e recensita positivamente da critici quali Gianfranco Contini e Alfonso Gatto.
- Marco Antonio Bazzocchi, Pier Paolo Pasolini, Milano, B. Mondadori, 1998, pp. 4-5
- Carlo Donati, Strada Nove. La via Emilia e le sue curve, Ancona, Affinità elettive, 2020, vol. 1., pp. 272-273
- "Fuori dal mondo" con Roberto Roversi, a cura di A. Antonaros, S. Jemma, A. Morino, Milano, Ennerre, 2013, p. 19
- Matrimonio in Brigata. Le opere e i giorni di Renata Viganò e Antonio Meluschi, a cura di Enzo Colombo, Bologna, Grafis, 1995, p. 88