Eccidio di Cà Berna
Una pattuglia di 4 o 5 soldati tedeschi, che si sta dirigendo a piedi dal fronte verso le retrovie, è attaccata nei pressi di Cà Berna, tra Vidiciatico e Madonna dell'Acero, in comune di Lizzano in Belvedere, da una squadra di partigiani della Divisione Modena "Armando".
Secondo alcune testimonianze successive non ci sono vittime. Secondo altre, un certo numero di tedeschi vengono uccisi.
Entra comunque subito in azione una colonna della divisione di cui quei soldati erano un'avanguardia, la 16a Panzergrenadier "Reichsfuhrer SS" del gen. Max Simon, in ritirata dalla Toscana, dove si è già resa protagonista di vari eccidi di civili ed azioni di rappresaglia.
Sul paese si riversa il fuoco delle mitragliatrici e dei mortai. Tutti i civili catturati, 28 o 29, vengono passati per le armi e finiti con colpi alla nuca. Sono soprattutto donne, bambini, anziani, sfollati dai paesi del fondovalle, convinti di aver raggiunto un luogo sicuro.
Prima di lasciare il paese, le SS compiono un ultimo atto di crudeltà, lanciando bombe a mano sui morti.
Il processo contro i responsabili della strage non verrà mai celebrato: il fascicolo relativo sarà ritrovato nel 1994 nel famigerato "armadio della vergogna", un archivio di crimini di guerra tenuto per anni nascosto in uno sgabuzzino della cancelleria della procura militare di Roma.
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