Le stragi di Cesena e Forlì

20 gennaio 1832, 00:11

Le truppe pontificie, agli ordini del cardinale Giuseppe Albani e del colonnello Antonio Barbieri, già comandante del Presidio di Bologna, entrano nelle Legazioni con l'assenso delle grandi potenze.

Duemila armati a disposizione del Governo provvisorio con tre cannoni - due dei quali fusi a Forlì da un corto Balestri, fabbricatore di campane - si dispongono a resistere sulla collina della Madonna del Monte, fuori Cesena. Tra essi numerosi studenti provenienti da Bologna.

Il contingente papalino, composto in gran parte di "malandrini", è forte di quattromila uomini, con trecento cavalli e otto pezzi d'artiglieria.

Il 20 gennaio, a mezzogiorno, le milizie di Albani vanno all'assalto dei resistenti romagnoli e dopo una battaglia di circa tre ore li travolgono. I Civici si ritirano, lasciando sul campo circa 200 morti e molti feriti.

I soldati allora si abbandonano a devastazioni e saccheggi. Le chiese di Cesena vengono invase e ciò che non può essere portato via viene distrutto. Neanche gli altari sono risparmiati.

I soldati maltrattano tutti, proprietari e domestici, feriscono infermi e bambini. Sono messi a sacco monasteri e santuari, compresa l'abbazia di Santa Maria in Monte, cara a Pio VII.

Una spietata carneficina di gente inerme è affiancata “alla rapina e al saccheggio“.

Il giorno successivo, Forlì è teatro di un'analoga rappresaglia. I cittadini accolgono con timore le truppe pontificie, senza alcuna provocazione e facendo atto di sottomissione.

La giornata scorre tranquilla, ma verso sera un colpo di fucile casuale scatena l'allarme e gli assalti contro i cittadini inermi.

Vengono colpiti tutti coloro che capitano davanti ai soldati, i quali sparano contro le finestre delle case e contro le chiese.

21 morti rimangono sul terreno e oltre 60 feriti. Il cardinale Albani entra in città il giorno successivo e affida l'ordine pubblico ai suoi fedeli centurioni.

Approfondimenti
  • Roberto Balzani, Giancarlo Mazzuca, Amarcord Romagna. Breve storia di una regione (e della sua idea) da Giulio Cesare a oggi, Argelato, Minerva, 2016, pp. 123-124
  • Pompeo Bertolazzi, Cronache risorgimentali. 1831-1849, a cura di Giovanni Guidi, Bologna, Costa, 1999, p. XXXII
  • Enrico Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di Aldo Berselli, Bologna, Zanichelli, 1960-1962, vol. 1., pp. 33-34
  • Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX, 1801-1900, giorno per giorno illustrata, continuata da Antonio Monti, Milano, Vallardi, 1900-1942, vol. 2: 1826-1849, p. 362
  • Federico Comandini, Cospirazioni di Romagna e Bologna nelle memorie di Federico Comandini e di altri patriotti del tempo (1831- 1857), con documenti inediti, per cura di Alfredo Comandini, Bologna, N. Zanichelli, 1898, pp. 30-36
  • Umberto Marcelli, Le vicende politiche, in: Negli anni della Restaurazione, a cura di Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Museo del Risorgimento, 2000, p. 18
  • Umberto Marcelli, Le vicende politiche dalla Restaurazione alle annessioni, in: Storia della Emilia Romagna, a cura di Aldo Berselli, Imola, University Press Bologna, 1980, vol. 3., p. 81
  • Arturo Menghi Sartorio, Stanislao Freddi. Un carabiniere del Papa, Villa Verucchio, Pazzini, 2002, pp. 48-53
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    Quattro Legazioni (Gennaio-giugno 1832), in: "Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna", Serie IV, 23 (1932-33), pp. 285-340
  • Giovanni Natali, La rivoluzione del 1831 a Bologna e nelle Legazioni, in: Il 1859-60 a Bologna, Bologna, Edizioni Calderini, 1961, p. 32
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  • Torri e castelli. Bologna e la sua provincia. Storia, dizionario biografico, opere d'arte, notizie d'oggi, 2. ed. ampliata a cura di Luigi Arbizzani e Pietro Mondini, Bologna, Editrice Galileo, 1966, pp. 30-31