Le brigate nere

3 agosto 1944, 00:00

Il 3 agosto si costituisce la brigata nera bolognese, al comando del federale Pietro Torri. E' intitolata a Eugenio Facchini, suo predecessore, assassinato in gennaio da un commando gappista.

Secondo il decreto legislativo n. 446 del 1° luglio 1944, ispirato dal segretario generale del PFR Alessandro Pavolini, tutti i fascisti tra i 18 e i 60 anni, non impegnati in altri corpi militari, sono inquadrati nelle Brigate Nere, corpo paramilitare riservato agli iscritti al partito.

Lo scopo dichiarato di queste formazioni, che dipendono direttamente dal comando delle SS in Italia (gen. Karl Wolff), è "ripulire il paese dalle bande al soldo dello straniero". I brigatisti hanno l'autorizzazione a circolare armati ad ogni ora del giorno, in divisa o in abito civile.

Le scarse adesioni nel fascismo bolognese costringeranno al reclutamento di ragazzi del riformatorio e di detenuti comuni. In tutto gli arruolati saranno circa un migliaio, di cui 400 armati, impegnati soprattutto in attività di polizia.

A Bologna, oltre alla 23a brigata comandata da Torri, saranno presenti anche alcune squadre della 3a brigata nera mobile "Pappalardo", al seguito del loro comandante Franz Pagliani, professore della Facoltà di Medicina e Ispettore regionale del PFR.

Oltre che odiate dalla popolazione, le brigate nere saranno malviste anche dagli uomini della GNR e degli stessi tedeschi, desiderosi di mantenere la situazione tranquilla all'interno del centro urbano.

Il generale Von Senger und Etterlin, comandante di piazza della Wehrmacht, le definirà nelle sue memorie un "autentico flagello della popolazione".

Approfondimenti
  • Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese, 1919-1945, vol. I, Nazario Sauro Onofri, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, Bologna, Comune-ISREBO, 2005, pp. 76-77, 204-206
  • Luciano Bergonzini, La svastica a Bologna, settembre 1943 -aprile 1945, Bologna, Il mulino, 1998, p. 115
  • Adelmo Caselli, Prelevati. La politica, il lavoro, la vita, l'odio, la violenza, i prelevamenti, le uccisioni e i processi nella lunga liberazione di Pieve di Cento, 1945-1951, 2. ed., Pieve di Cento, Bagnoli1920 edizioni, 2011, pp. 77-78
  • Deputazione Emilia Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di liberazione, L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, vol. 1: Luciano Bergonzini, La lotta armata, Bari, De Donato, 1975, pp. 120-126
  • Luigi Ganapini, La repubblica delle camicie nere, Milano, Garzanti, 2002
  • Alberto Mandreoli, Vangelo e coscienza. Antifascismo e resistenza dei cattolici bolognesi, Trapani, Il pozzo di Giacobbe, 2015, pp. 71-72 (A. Scarpellini)
  • Nazario Sauro Onofri, Bologna combatte (1940-1945). Dalla dittatura alla libertà, Roma, Sapere 2000, 2003
  • La Resistenza, il fascismo, la memoria. Bologna 1943-1945, a cura di Alberto De Bernardi e Alberto Preti, Bologna, Bononia University Press, 2017, p. 255
  • Renato Sasdelli, Fascismo e tortura a Bologna. La violenza fascista durante il Regime e la RSI, Bologna, Pendragon, Istituto per la storia e le memorie del 900 Parri, 2017, pp. 68-71, 251-256 (F. Pagliani), 312, nota 3
  • Frido von Senger und Etterlin, Combattere senza paura e senza speranza, Milano, Longanesi, 1968, p. 500
  • Sergio Tau, La Repubblica dei vinti. Storie di Italiani a Salò, Venezia, Marsilio, 2018, p. 341