La montagna bolognese nel medioevo
"Case di pietra, ponti di pietra grigia. In uno scenario di bellezza antica, tocca il Reno a Marzabotto i borghi di case murate al sasso, che lo sovrastano e sentono urtare dalle fondamenta ... Al piano si allarga e si sfianca, dove lo raggiungono le ombre dei parchi gentilizi e dei mulini fragorosi".
Giuseppe Raimondi (Anni di Bologna, 1946) descrive così la bassa valle del Reno. Fino alla guerra mondiale l'Appennino bolognese è una società quasi immobile, un paesaggio millenario di castagni e pietre, un succedersi implacabile di generazioni e consuetudini. E migrazioni e povertà.
Questa bibliografia ha per tema il territorio appenninico nel medioevo, tra le valli bolognesi e toscane: i poteri feudali e le magistrature comunali, le pievi e i santuari, i commerci e i viaggi sui crinali, la faticosa economia di quello che Goethe ha chiamato un "curioso lembo di mondo".
La proposta appartiene ad un ciclo ideale che comprende due precedenti bibliografie: Appennino bolognese: borghi senza tempo e Appennino bolognese: la montagna sacra.