La Camera sindacale del lavoro indipendente
Dopo aver ricevuto una risposta negativa da parte del Direttorio del Fascio bolognese, Dino Grandi (1895-1988) e Gino Baroncini (1893-1970) promuovono autonomamente la Camera sindacale del lavoro della città e provincia di Bologna, con sede in via Pepoli n. 5.
La nuova compagine intende opporsi “alla degenerazione del movimento sindacale”, per Grandi minato dalle ambizioni dei politici.
Il 30 aprile la Camera raccoglie un notevole numero di aderenti che aumenteranno rapidamente. Vengono nominati dirigenti alcuni veterani del sindacalismo rivoluzionario. E' pubblicato il settimanale "Il lavoro d'Italia".
Il sindacato fascista si espanderà oltre la provincia di Bologna e in modo particolare in quella di Ferrara (Ufficio Terre), raccogliendo consensi tra coloni, affittuari e piccoli proprietari terrieri.
Dino Grandi e Italo Balbo inviteranno Edmondo Rossoni (1884-1965) - ex socialista di Tresigallo (FE), divenuto interventista e fascista - alla guida del movimento e questi si trasferirà a Bologna fino all'ottobre 1922.
- Brunella Dalla Casa, Leandro Arpinati. Un fascista anomalo, Bologna, Il mulino, 2013, pp. 70-71
- Dino Grandi, Il mio paese. Ricordi autobiografici, a cura di Renzo De Felice, Bologna, Il mulino, 1985, pp. 136-137
- Le origini del fascismo in Emilia-Romagna. 1919-1922, a cura di Andrea Baravelli, Bologna, Pendragon, 2022, p. 184
- Annalisa Padovani, Stefano Salvatori, Cronaca del nazionalismo e del fascismo a Bologna dal 1918 al 1923. Nomi, fatti, luoghi, Bologna, Tinarelli, 2011, p. 126, 132