La 63a Brigata Bolero all'attacco dei tedeschi

19 aprile 1945, 00:00

Alla vigilia dell'attacco alleato decisivo verso Bologna, la 63a Brigata Garibaldi “Bolero” è operativa ad occidente della città, al comando di Beltrando Pancaldi (Ran, poi Primo), con cinque battaglioni, intitolati ai partigiani Monaldo Calari, Nello Zini, Gastone Sozzi, Umberto Armaroli e Antonio Marzocchi, caduti in battaglia nei mesi precedenti.

Il btg “Monaldo” è dislocato a Monte San Pietro: il 19 aprile, in contatto con le avanguardie alleate, libera Monte San Pietro, facendo 200 prigionieri. Quindi marcia verso Zola Predosa e Ponte Ronca. Il comando è insediato dal 20 in località Gesso.

Dopo aver liberato Gesso e Lavino, una parte degli uomini dello “Zini” sono assegnati come guide alle forze alleate, mentre una squadra parte per snidare forze tedesche asserragliate a Monte Capra.

L'accanita resistenza nemica porta ad impegnare due compagnie per accerchiare tutto il monte. Al termine della battaglia sono catturati oltre 130 prigionieri, diversi automezzi, armi e circa 150 cavalli.

Nella zona di San Lorenzo un'altra squadra della “Zini” sostiene il 20 aprile duri combattimenti contro un presidio tedesco, uccidendo 70 soldati e facendo 120 prigionieri. Altre azioni vittoriose avvengono a Madonna Prati, a Crespellano e Calcara. Nel complesso saranno consegnati agli Alleati più di 1.000 prigionieri.

Il btg “Sozzi” attacca all'alba del 20 aprile nella zona di Stiore e Monte Oliveto, facendo 80 prigionieri e un ingente bottino d'armi. Dopo aver forzato in più punti lo schieramento nemico, il btg si riunisce a Bazzano e passa a rastrellare il territorio montano circostante.

Nella notte tra il 20 e il 21 aprile una compagnia del btg. “Marzocchi”, di stanza ad Anzola, blocca la via Emilia e le colonne tedesche e fasciste in fuga da Bologna. Il presidio nazista è attaccato e sopraffatto con l'aiuto di forze del btg “Zini”.

Intanto a San Giovanni in Persiceto, la 1a e 2a compagnia attaccano i Tedeschi, che tentano di distruggere il mulino Tamburi.

Il btg. “Armaroli”, dislocato a Calderara, inizia il 20 il trasferimento verso Bologna. Solo una compagnia riuscirà a congiungersi con altre forze partigiane per l'occupazione della città.

Le altre saranno impegnate ad attaccare i presidi tedeschi attorno a Calderara di Reno e Sala Bolognese. Al termine consegneranno agli Alleati oltre 200 prigionieri e un grande bottino di armi.

Approfondimenti
  • Alessandro Albertazzi, La 63. brigata Bolero Garibaldi, in: 1944 la lotta di liberazione, supplemento di "Resistenza oggi. Quaderni di storia contemporanea bolognese", 5 (2004), pp. 75-79
  • Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998, p. 28
  • Willy Beckers, Banden! Waffen raus! L'ultimo inverno di lotta partigiana nella collina bolognese, Bologna, ALFA, 1965, pp. 12-14, 17, 30-31
  • Adolfo Belletti, Dai monti alle risaie. 63a Brigata Garibaldi Bolero, Bologna, Arte stampe, 1968, pp. 137-151
  • Pro memoria 1943-2000. Cronologia, a cura di Sebastiano Gulisano, Modena, Grafiche Jolly, 2000, pp. 38-39
  • Vincenzo Sardone, La Bolero resiste. Struttura e azioni militari della 63a brigata, in: Casteldebole in fiamme. La battaglia e l'eccidio dell'ottobre 1944 nella storia della 63. brigata Bolero, Bologna, ANPI, 2006, pp. 22-23
  • Raffaele Vecchietti, Colline monti e piano per la gente di "Bolero", in: "Resistenza oggi Bologna", 40. della lotta di liberazione, Bologna, a cura dell'ANPI provinciale, 1984, pp. 57-59
  • Rotillo Vignoli, La 63a. La brigata che sparse il terrore..., in: Epopea partigiana, rist. anast., Imola, Libreria di Palazzo Monsignani, 2005, vol. I, pp. 158-161