La Teriaca nella tariffa dei medicinali

dal 1 gen al 31 dic 1823

la Commissione provinciale di Sanità la inserisce a pieno titolo la Teriaca (o Triaca) nella Tariffa dei medicinali.

Fino al 1796 aveva goduto "universale favore" l'usanza della fabbricazione in pubblico di questo medicinale antichissimo, considerato panacea di tutti i mali e composto di decine di ingredienti, compreso l'oppio e la carne di vipera.

La prima Triaca "con pompa" fu fatta nel 1574 nella spezieria di S. Salvatore, presenti i protomedici Ulisse Aldrovandi e Antonio Maria Alberghini.

Dopo la costruzione dell'Archiginnasio la preparazione solenne avveniva in agosto (o in primavera) nel cortile delle scuole coperto da un tendone e addobbato di damaschi.

Qui "simetricamente erano collocate caldaie, mortai e altri arnesi di spezieria", mentre ai lati dell'ingresso della cappella dei Bulgari, sotto le statue di Galeno e di Ippocrate, erano allestite due "scanzie piramidali" con gli ingredienti.

Le droghe rimanevano esposte per una giornata, poi iniziava la manipolazione da parte degli speziali, assistiti dal protomedico, che durava due giorni.

"Dopo alquanto tempo riposata" la Triaca era distribuita alle spezierie della città e del territorio che ne facevano richiesta.

Tornata con la Restaurazione sui banchi delle farmacie, la miracolosa medicina sarà prodotta fino all'inizio del '900.

Approfondimenti
  • Francesco Cavazza, Le scuole dell'antico Studio bolognese, Milano, Hoepli, 1896, pp. 262-264
  • Giuseppe Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, ossia Storia cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, vol. 4., Bologna, Società Tipografica dei Compositori, 1872, p. 59
  • Giuseppe Olmi, Farmacopea antica e medicina moderna: la disputa sulla teriaca nel cinquecento Bolognese, in: "Physis", 1-4 (1977), pp. 197-246
  • Edoardo Rosa, La teriaca panacea dell'antichità approda all'Archiginnasio, in: L'Archiginnasio. Il Palazzo, l'Università, la Biblioteca, Bologna, Credito Romagnolo, 1987, vol. 1: Il Palazzo, l'Università, pp. 319-340