Il Teatro in Giardino e l'Eremo delle Porte di Lorenzo Ruggi

13 settembre 1931, 00:00

Nei pressi della Casetta, la villa fatta costruire dal nonno scenografo sulle colline tra Varignana e Monte Calderaro, il commediografo Lorenzo Ruggi (1883-1972) ricava un teatrino in mezzo alla natura.

Da uno scavo di terra sul declivio sorge una cavea, circondata da vialetti d'accesso e aperta verso il palcoscenico. Fa da sfondo un bosco di pini, cipressi e arbusti. Il teatro verde (o teatro in giardino) è completato da alcune costruzioni in muratura in stile classico: un tempio, un portale, delle rovine.

Il 13 settembre 1931 il teatro della Casetta, dedicato agli spettacoli scenici “dai più lontani nel tempo, ai più vicini nei modi e nei mezzi” è inaugurato con successo. Ruggi vi sperimenterà varie soluzioni tecniche, giochi di luce, voci nel bosco, acque sulla scena.

In un piccolo edificio vicino al bosco, poco lontano dalla Casetta, Ruggi si inventa anche una clausura per poeti, chiamato l'Eremo delle Porte.

Il regolamento da lui imposto prevede che il poeta-eremita sia chiuso a chiave in una stanza con il necessario per scrivere. Una volta finita la composizione ne dà notizia suonando una campanella e sventolando una bandiera col motto “Habemus carmen”. Allora il dominus accorre a liberarlo e lo compensa con una buona libagione.

Se non termina il suo lavoro prima di pranzo o cena, fa suonare una sirena e un contadino gli porta un pasto frugale, composto di pane, sale e vino.

Tra le regole dell'eremo c'è che il poeta ospite, prima di partire, pianti o semini un albero presso una vicina fonte. Ciascuno sceglierà secondo il suo gusto: Luciano Folgore pianterà un fico, Marinetti una palma, Berto Barbarani un rosmarino.

Tra i “poeti vignaioli” vi saranno anche Sem Benelli, Lucio d'Ambra, Corrado Govoni, Paolo Buzzi, Giuseppe Lipparini e molti altri. Di Marinetti, Govoni e Lipparini è il testo di un volantino di invito all'eremo:

“Volete una sosta piacevole o poeti del nostro italianissimo tempo veloce e splendido? Una sosta ospitale di un'ora, un giorno o tre notti ispiratrici fra le cadenze languide di queste verdi colline flessuose fianchi delle belle contadine emiliane? Alla vigna del poeta originale! Fermatevi!”.

La guerra mondiale, particolarmente cruenta e devastante nella zona di Monte Calderaro, spazzerà via il sogno del “Poeta originale”.

Approfondimenti
  • Umberto Beseghi, Castelli e ville bolognesi, Bologna, Tamari, 1957, pp. 203-208
  • Luigi Bortolotti, I comuni della provincia di Bologna nella storia e nell'arte, Bologna, Tip. S. Francesco, 1964, p. 144

  • Vincenzo Busacchi, Ricordando Lorenzo Ruggi, in: "Strenna storica bolognese", 22 (1972), pp. 5-8