Il popolo è in armi. La minaccia austriaca è scongiurata
Il 9 agosto il popolo in armi occupa tutti i posti dove si pensa che il nemico possa attaccare la città e presidia, con l'aiuto degli abitanti del forese, i colli di San Michele in Bosco e dell'Osservanza.
Nella notte dell'8 agosto sono costruite barricate in varie strade attorno alla Montagnola - via Zini, via Falegnami, casette di San Benedetto - con il legname fornito da Giuseppe Lodi, che per questa commessa non sarà mai rimborsato.
L'unico cannone rimasto a Bologna è collocato alla Montagnola e punta sulla strada esterna di Galliera. I "bravi artiglieri della Città" provvedono costruire il terrapieno e tutto ciò che può servire alla difesa.
Il governo di Roma ordina alle truppe pontificie, ritiratesi oltre Rimini, di tornare a Bologna e arruola nella capitale un corpo di milizia volontaria da inviare a soccorso della città emiliana.
Il cardinale Legato Amat è andato alle terme di Porretta, adducendo motivi di salute. In città comanda un comitato di salute pubblica, presieduto dal conte Bianchetti, che, in previsione di un probabile assedio, rinforza le difese, organizza le vettovaglie, chiama in soccorso con un messaggio le città romagnole.
Già durante la gloriosa giornata precedente, "un branco di popolani" ha cominciato ad operare fuori controllo. Alcune caserme della Guardia Civica sono state saccheggiate dei fucili e dei tromboni, poi ridotti ad armi corte. Diversi militi sono stati singolarmente aggrediti e derubati delle armi.
Il popolo minuto comincia a organizzarsi per squadre e a pretendere paghe giornaliere. Molti sono polemici per l'assenza delle autorità e dei cittadini più in vista nel momento della lotta.
L'affermazione dialettale "I san pianté da par no" (ci hanno lasciati soli), riecheggia nella testimonianza della marchesa Tanari: "Quelli della bella gabbana, tutti se la son fatta".
Il commediografo Agamennone Zappoli (1811-1853) fa affiggere un proclama, che riconosce il ruolo della “plebe generosa” nel fatto d'arme dell'8 agosto e chiede ai ricchi una “distribuzione di denaro” per il popolo che ha salvato i loro palazzi “dal sacco e dagl'incendi” a prezzo del proprio sangue.
Per parecchi giorni sarà distribuito gratuitamente pane e vino, e sarà assegnata una paga di venti soldi a testa sia ai cittadini difensori delle porte, che agli uomini del contado addetti alle barricate.
Centinaia di “valorosi” sono accorsi in aiuto della città da paesi della provincia, come Borgo Panigale, Budrio e Medicina.
Intanto a Rovigo si svolgono trattative febbrili tra la Deputazione Pontificia guidata dal cardinale Marini e il generale Welden.
Un'ulteriore minaccia austriaca alla città è finalmente scongiurata. La fine del conflitto è segnata da uno scambio di prigionieri. Welden sarà sconfessato dal maresciallo Radetzky per la sua condotta ostile verso Bologna.
- Giancarlo Bernabei, La Montagnola di Bologna. Storia di popolo, Bologna, Pàtron, 1986, p. 30, 123
- Pompeo Bertolazzi, Cronache risorgimentali. 1831-1849, a cura di Giovanni Guidi, Bologna, Costa, 1999, p. 32, 37, 45
- Enrico Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di Aldo Berselli, Bologna, Zanichelli, 1960-1962, v. 1., pp. 421-422
- Giulio Cavazza, Bologna dall'età napoleonica al primo Novecento, in: Storia di Bologna, a cura di Antonio Ferri, Giancarlo Roversi, Bologna, Bononia University Press, 2005, p. 312
- Un giorno nella storia di Bologna, l'8 agosto 1848: mito e rappresentazione di un evento inaspettato, a cura di Mirtide Gavelli, Otello Sangiorgi, Fiorenza Tarozzi, Firenze, Vallecchi, 1998, pp. 53-54
- Il Risorgimento a Bologna, a cura di Giuseppe Maria Mioni e Marco Poli, Bologna, Studio Costa, 2010, p. 19
- Fiorenza Tarozzi, Struttura urbana e struttura sociale nella Bologna quarantottesca. Bolognesi e Austriaci: un confronto – scontro, in: Il 1848, la rivoluzione in città, a cura di Angelo Varni, Bologna, Costa, 2000, pp. 79-81
- Athos Vianelli, Bologna dimensione Montagnola, Bologna, Tamari, 1975, p. 132 (manifesto di A. Zappoli)