Il Piano Regolatore e di Ampliamento
E' approvato, dopo una lunga fase di studio, il Piano Regolatore e di Ampliamento della città (legge n. 6020), predisposto da una commissione di cui fanno parte gli ingegneri Raffaele Faccioli, Gualtiero Sacchetti e Edoardo Tubertini. E' “il primo vero strumento urbanistico adottato dal Comune di Bologna” (Bertolazzi).
La gestazione, cominciata nel 1884, è stata quanto mai travagliata, per l'opposizione di principio di una parte della classe dirigente all'idea di un regolamento edilizio.
Il Piano si propone la costruzione di nuove strade cittadine, alcuni allargamenti delle strade principali, la demolizione della cinta muraria.
Uno dei punti di maggiore impegno del piano è il rettifilo (poi via Irnerio, via dei Mille, via Don Minzoni) che, attraversando via Indipendenza, deve fungere da cardine per l'urbanizzazione di zone ancora libere entro le mura, come gli Orti Garagnani.
Molto importante è anche il previsto allargamento dell'asse del Mercato di Mezzo (poi vie Rizzoli e Bassi), di cui tutti lamentano l'angustia.
Il Piano Regolatore è accompagnato da un piano di espansione per i quartieri esterni alle mura, la cui attuazione è prevista in quarant'anni (1889-1929). L'ampliamento è previsto su tre lati e lo sviluppo è orientato verso nord, lasciando libera la fascia pedecollinare.
Si punta a creare "quartieri operai" secondo maglie ortogonali, con strade larghe e vaste piazze e giardini, in grado di fornire tutta "l'abbondanza di luce e arieggiamento che l'igiene prescrive".
Zone emblematiche sono i rioni Bolognina e Costa-Saragozza: il primo, interessato anche da insediamenti ferroviari, si svilupperà in ossequio al piano, con una scacchiera di edifici popolari.
Il secondo avrà il carattere, prevalentemente residenziale e borghese, della città-giardino. L'edificazione di nuove abitazioni sui terreni fuori porta costituisce l' “esilio dorato” della borghesia, che cerca in questo modo un elemento forte di distinzione dal ceto aristocratico, come “dai ceti poveri ancora residenti nei vecchi quartieri” (Cresti).
La crescita media prevista della popolazione è di 1.200 abitanti all'anno, 48.000 in tutto il periodo. Avvallato dal regime fascista, inefficace per decenni, il Piano dell'89 rimarrà in vigore, nei suoi principi ispiratori, fino al 1955.
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