I "briganti" alle porte

1 luglio 1809, 00:10

Il 1° luglio circa duecento individui armati si presentano all'Ufficio delle Privative e Dazi di Manzolino, nei pressi di Castelfranco Emilia, gridando di voler macinare il loro grano senza pagare la tassa prevista.

La cittadina di Budrio è assalita il 4 luglio in pieno giorno: i “banditi” giungono con il carrozzone della posta e vanno alla parrocchiale di San Lorenzo, dove chiamano a raccolta la popolazione per marciare su Bologna.

Il podestà Cocchi è trascinato per il paese, vengono tolte le insegne imperiali e bruciate le liste della leva. A Vedrana i rivoltosi assalgono la caserma della locale Guardia Nazionale e portano via le armi.

Il 7 luglio una masnada di centinaia - o forse addirittura migliaia - di “insorgenti”, guidata dal capo-brigante Prospero Baschieri, giunge a Bologna fin presso porta Galliera e tenta di impadronirsi della città.

Subito vengono chiuse le poche porte sulle mura ancora aperte, sono sprangate le botteghe e i residenti si chiudono nelle loro case.

La Guardia Nazionale e il contingente militare raccolto dal generale Giuseppe Grabinski (1771-1843) - fanti e dragoni del 14° e 20° reggimento francese, gendarmi e guardie doganali, guardia mobile del dipartimento del Rubicone - trascina sulla Montagnola un “cannonaccio di ferro” caricato a ghiaia e spara cinque colpi sui briganti, "dissipandoli". Quindi li insegue fino a Corticella. Nel corso dei combattimenti il reparto ha diversi feriti.

Civici e “burlandotti” sono inviati a rinforzare la guardia del carcere di San Michele in Bosco, per timore di evasioni in massa.

Anche nei paesi della Bassa - da Cento di Ferrara a Lugo di Romagna - minacciati di "generale insurrezione", una parte degli abitanti si oppongono e costringono i ribelli a fuggire sui monti.

Il 9 luglio la banda di Baschieri, alla quale si è aggregato un altro caporione, Giacomo Lambertini da Calcara, occupa San Giovanni in Persiceto, bruciando gli archivi comunali e imponendo un tributo ai cittadini abbienti.

Lo stesso giorno una masnada di oltre duecento individui occupa Vergato, nella valle del Reno, assaltando il Palazzo dei Capitani della Montagna e distruggendo le carte dell’archivio comunale.

La Guardia Nazionale compie il 10 luglio una battuta nei dintorni di Bologna, uccidendo diversi briganti e facendo molti prigionieri.

Porretta rimane in mano agli insorti dal 9 al 12 luglio. Due parroci saranno processati per aver dato aiuto ai rivoltosi. Negli stessi giorni Vergato è invasa dalla banda di Montasico, con diversi incendi e furti in edifici pubblici e abitazioni private.

Il 10 luglio il prefetto di Bologna pubblica un “severo proclama” contro le bande di rivoltosi che scorazzano nel dipartimento del Reno e in quelli vicini.

La ribellione degli “insorgenti” è favorita dalla notizia che l'imperatore d'Austria ha dichiarato guerra alla Francia. Alcuni preti sono arrestati per aver diffuso false notizie di vittorie austriache e per aver fatto suonare le campane a martello.

Minacciata dai ribelli, Ferrara chiederà aiuto a Bologna, dalla quale saranno inviati “corpi di Civici, Presentini, Gendarmi e Francesi”, che, al comando di Grabinski, giungeranno fino a Malalbergo.

L'assedio alla città estense sarà spezzato dalla Guardia Nazionale bolognese solo il 16 luglio, dopo la vittoria francese a Wagram.

La banda Baschieri si rifarà il 2 settembre, assaltando a San Martino in Argine il palazzo di Grabinski e il 4 ottobre avrà la meglio su un drappello del reggimento francese “La Tour d'Auvergne” distaccato nelle campagne della Bassa per sgominare i briganti.

Approfondimenti
  • Luigi Bortolotti, I comuni della provincia di Bologna nella storia e nell'arte, Bologna, Tip. S. Francesco, 1964, p. 485
  • Giuseppe Bosi, Archivio patrio di antiche e moderne rimembranze felsinee, rist. anast., Sala Bolognese, A.Forni, 1975, vol. 4., pp. 214-219
  • Tommaso de' Buoi, Diario delle cose principali accadute nella città di Bologna dall'anno 1796 fino all'anno 1821, a cura di Silvia Benati, Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi, Bologna, Bononia University Press, 2005, pp. 215-216
  • Alessandro Cervellati, Bologna nera, Bologna, Tamari, 1964, pp. 41-42
  • Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX, 1801-1900, giorno per giorno illustrata, continuata da Antonio Monti, Milano, Vallardi, 1900-1942, vol. 1: 1801-1825, pp. 369-370
  • Claudio Evangelisti, Pruspròn, il contadino ribelle indigesto a Napoleone, in: "Nelle Valli Bolognesi", 25 (2015), pp. 38-39
  • I giacobini a Bologna, a cura di Franco Cristofori e Andrea Emiliani, Bologna, Alfa, 1966, pp. 180-181 (data cit.: 8 luglio)
  • Giuseppe Guidicini, Diario bolognese. Dall'anno 1796 al 1818, Bologna, Forni, 1976, vol. 3., pp. 120-121, 122, 124
  • Patrick Leech, Il brigantaggio nelle campagne bolognesi in età napoleonica, in: I "Giacobini" nelle legazioni. Gli anni napoleonici a Bologna e Ravenna, atti (ecc.), a cura di Angelo Varni, Bologna, Costa, 1996, vol. 2., pp. 408-409, 414-415
  • Francesco Majani, Cose accadute nel tempo di mia vita, a cura di Angelo Varni, Venezia, Marsilio, 2003, pp. 30-31 (Cita: 3 o 4.000 contadini armati alla Porta di Galliera)
  • Giovanni Natali, Bologna e le Legazioni Pontificie durante il periodo Napoleonico, in: Il 1859-60 a Bologna, Bologna, Edizioni Calderini, 1961, p. 13
  • Jan Pachonski, Il generale Grabinski capo supremo dell'insurrezione bolognese del 1831, in: “Il carrobbio”, 4 (1978), p. 340
  • Athos Vianelli, Bologna dimensione Montagnola, Bologna, Tamari, 1975, p. 72
  • Massimo Viglione, Rivolte dimenticate. Le insorgenze degli italiani dalle origini al 1815, Roma, Città nuova, 1999, p. 199
  • Manuela Zucchi, Problemi sociali e cultura a Bologna sotto il regime napoleonico, in: “Il carrobbio”, 6 (1980), p. 394