Francesco Arcangeli
Questa bibliografia intende illustrare, nel nome di Francesco Arcangeli (1915-1974), una vicenda culturale di grande importanza, svoltasi a Bologna tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Novecento: la ricostruzione e il recupero, dal punto di vista storico e critico, della tradizione artistica emiliana.
Arcangeli (dagli amici chiamato Momi) fu testimone e fondamentale protagonista di alcune tappe di questa ricostruzione, compiuta da una sorprendente "famiglia spirituale" di intellettuali attraverso l'insegnamento, l'attività accademica, la tutela museale, una serie di grandi mostre e numerosi scritti e interpretazioni innovative. A partire dalla prolusione e dalle memorabili lezioni di Roberto Longhi all'Università nel 1934, che avviarono gli studi sulla pittura del Trecento, culminati con la grande mostra del 1950 e con il recupero dei notevoli affreschi di Vitale da Bologna a Mezzaratta. Francesco Arcangeli e Carlo Volpe furono tra i più cari allievi di Longhi e ne ereditarono l'impegno didattico e di studio. Poi a partire dagli anni Cinquanta, per iniziativa dal soprintendente Cesare Gnudi, coadiuvato da giovani studiosi, quali Gian Carlo Cavalli, Eugenio Riccomini, Andrea Emiliani, lo stesso Arcangeli, si svolse una serie di importanti biennali d'arte antica, che posero nella giusta luce i protagonisti della scuola classica bolognese: i Carracci, Guercino, Guido Reni. A questa serie appartiene la mostra "Natura ed espressione dell'arte bolognese-emiliana", curata da Arcangeli nel 1970, che riassunse anni di riflessioni e di studi, delineando una lunga stagione "anticlassica" dell'arte emiliana, dal romanico Wiligelmo a Giorgio Morandi. Con quest'ultimo il critico ebbe un "rapporto fatale", che segnò profondamente la sua vita, vedendosi contestata e infine respinta la monografia a lui dedicata. Non può essere infine trascurato l'Arcangeli critico militante, amico e compagno di pittori, capace come pochi di penetrare nell'intimo del loro lavoro. Egli contribuì a orientare la ricerca e la pratica di artisti come Mandelli, Morlotti, Moreni, Rossi verso un'ultima, immensa natura che non dà tregua, "strato profondo di passione e di sensi, felicità tormento". Siglò così uno dei momenti salienti della storia artistica del Novecento, non solo bolognese ed emiliana, ma più ampiamente italiana.